Inflazione americana ai massimi da 39 anni, sul livello del 7%.
Inflazione in Eurozona oltre le attese dell’ultimo trimestre 2021: +5,1% colpa anzitutto dell’energia, ma anche del comparto food.
Inflazione italiana ai massimi dal 1996: +4,8% con l’ingresso nel computo della spesa di tamponi, sedie per smart working e psicoterapia individuale.
L’inflazione resta l’osservato speciale di questo avvio di 2022, specchio della società post covid e protagonista del trade-off cui si trovano di fronte le banche centrali: contrastare i prezzi tramite un rialzo dei tassi o mantenere condizioni accomodanti per non ostacolare la ripresa economica?
A monte delle dinamiche inflattive registrate nel corso dell’ultimo anno ci sono alcune questioni legate per lo più al cosiddetto reopening trade: le problematiche sul fronte delle catene di approvvigionamento (e dei colli di bottiglia creatisi), il rialzo delle materie prime (dato in parte dalla ripresa massiva dell’attività industriale), la crescita nell’acquisto di beni primari e secondari (piuttosto che di servizi) e, almeno in parte, il tema della transizione, sia energetica che tecnologica: la prima, con lo sviluppo di nuove soluzioni alternative alle fonti fossili; la seconda, che si è trovata a fare i conti nel 2021 con la crisi del mercato dei microchip e la carenza di approvvigionamenti.
Come ridurre il rischio inflazione?
Grazie alla gestione attiva in obbligazioni, sottolineano da Vontobel Asser Management.
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Mark Holman, gestore del TwentyFour Strategic Income Fund, offrirà una panoramica generale sui mercati e si focalizzerà sul tema decisivo del 2022: l’inflazione. Si parlerà di duration, di obbligazioni a tasso variabile e di rendimenti, ma anche e soprattutto di opportunità.
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