I falsi nell’arte: come la scienza può aiutare a riconoscerli

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Inizialmente utilizzata per valutare lo stato di conservazione, le tecniche e i materiali delle opere antiche, la diagnostica è oggi largamente impiegata per indagare l’autenticità delle opere d’arte contemporanea. Ecco perché farvi ricorso e le principali metodologie impiegate

Negli ultimi anni, si è assistito a un notevole aumento della richiesta di verifiche legali e tecnico/scientifiche per l’autenticazione di opere d’arte a causa della necessità di apportare affidabilità in transazioni che coinvolgono beni di notevole valore economico. Questa crescente domanda è evidente sia tra singoli collezionisti e famiglie che detengono patrimoni artistici privati (spesso carenti di documentazione a causa di scambi informali avvenuti in passato), sia tra istituzioni museali, soprattutto nei paesi anglosassoni, che hanno scoperto opere contraffatte nelle loro collezioni.

Le istituzioni pubbliche sono altresì chiamate a essere più trasparenti riguardo all’origine e alla tracciabilità delle opere acquisite o conservate. Inoltre, studi legali, nuove tecnologie e fondazioni d’artista stanno giocando un ruolo sempre più rilevante nell’analisi tecnica e scientifica delle opere, spesso sostituendo il ruolo tradizionale delle gallerie.

Questo aumento dell’attenzione ha portato anche a un incremento delle controversie legali tra fondazioni, gallerie, collezionisti e musei, minando la fiducia in un sistema che è stato a lungo opaco e chiuso.

Sebbene il connoisseurship, la ricerca storica e le analisi tecniche e scientifiche siano strumenti cruciali per autenticare o attribuire opere d’arte, il processo manca a volte di trasparenza e uniformità. Pertanto, sarebbe auspicabile, prendendo esempio da altri paesi, definire una best practice e linee guida per regolamentare i delicati aspetti dell’attribuzione artistica; tale modo d’agire contribuirebbe a evitare situazioni di incertezza legale che danneggiano sia gli esperti che gli artisti stessi

Opere d’arte antica e moderna, come riconoscere quelle autentiche 

Le opere d’arte antica giungono nei musei dopo essere state sottoposte a una rigorosa revisione da parte di generazioni di studiosi, con un processo in costante evoluzione che può comportare discussioni prolungate e controversie. Questa validazione avviene attraverso un graduale consenso che si forma grazie all’autorevolezza degli studiosi e delle istituzioni, supportato da mostre prestigiose e pubblicazioni scientifiche che aprono la strada a nuove scoperte.

Tuttavia, nel mercato delle opere d’arte antiche l’aspetto economico spinge, talvolta, ad abbreviare i tempi di questo processo di revisione, con risultati spesso noti a tutti. Il valore di tali opere è fortemente correlato all’affidabilità delle attribuzioni, all’origine, alla reputazione del venditore, al prestigio della provenienza, al curriculum espositivo e alla presenza in pubblicazioni scientifiche. L’interpretazione di questi valori richiede competenza.

Per quanto concerne l’arte moderna, quella italiana è stata al centro di un grande processo di valorizzazione, ma è proprio in questo settore che sono emerse le maggiori criticità. Le opere, create da artisti recentemente scomparsi, con diritti attivi e una tutela morale da parte degli eredi, sono altamente desiderate sul mercato e vulnerabili alle repliche a causa delle loro caratteristiche tecniche. Ma, a differenza delle opere antiche, quelle moderne non vengono facilmente scambiate o esposte senza un certificato di autenticità o un numero di archiviazione. Questi documenti confermano l’attribuzione all’artista e l’originalità dell’opera, prevenendo così le contraffazioni.

E se emergono controversie? Il processo di autenticazione

L’archiviazione è il processo attraverso il quale un’opera viene valutata e, se approvata, inclusa nel catalogo generale dell’artista. Questo riconoscimento, inizialmente riservato all’artista in vita, viene successivamente richiesto dai suoi eredi o da fondazioni e archivi che ne tutelano i diritti, sebbene non siano gli unici soggetti autorizzati. 

Tuttavia, questa convenzione non è sempre rispettata in caso di controversie. Quando una sentenza del Tribunale conferma l’inclusione nel catalogo, l’opera può finire in uno stato di sospensione poiché il mercato è cauto nel riconoscere la validità di tale autenticità, specialmente se l’artista è supportato da una fondazione riconosciuta come autorevole.

In queste occasioni, viene spesso chiamata a supporto la diagnostica in campo artistico. Questa metodologia era inizialmente utilizzata per valutare lo stato di conservazione, le tecniche e i materiali delle opere antiche, mentre oggi è largamente impiegata per indagare l’autenticità delle opere d’arte contemporanea. 

L’individuazione di opere antiche contraffatte porta a valutazioni precise, mentre nell’arte contemporanea la situazione si presenta più complessa, soprattutto per la presenza di falsi prodotti in tempi paralleli all’opera dell’artista.

Diagnostica in ambito artistico: le principali tecniche utilizzate

Ma quali sono queste metodologie fisico-chimiche? Iniziamo con il dire che sono innumerevoli, ma che si suddividono principalmente in tecniche non invasive e tecniche di campionamento, che richiedono un microprelievo

In ambito contemporaneo, le analisi che richiedono il prelievo di materiale, ancorché minimo, non sono ampiamente accettate a causa della necessità del perfetto stato di conservazione delle opere recenti, aspetto che influisce sul valore economico.

Inoltre, le informazioni ottenute da queste analisi sono attendibili solo se vi è accesso a ricchi database di riferimento, ma per le opere d’arte moderna e contemporanea la disponibilità di dati di comparazione è limitata e spesso gli stessi archivi d’artista non diffondono le informazioni per prevenire ed evitare eventuali contraffazioni.

Ciò non toglie che i diagnosti dovrebbero essere, comunque, sempre affiancati e supportati da conservatori/restauratori nelle scelte delle metodologie diagnostiche e di campionamento.

Inoltre, le analisi scientifiche sono cruciali per autenticare e attribuire un’opera, ma non possono sostituire il lavoro degli storici. Pertanto, i tecnici del settore scientifico devono sottoporre i dati delle analisi a una valutazione accurata da parte degli storici dell’arte, affinché possano contestualizzare le informazioni ottenute per una valutazione critica. 

Questo processo comporta un proficuo confronto corale tra diverse professionalità con competenze eterogenee, che può portare a conclusioni accurate solo attraverso una valutazione globale.

Spesso, i collezionisti privati e anche le istituzioni pubbliche si rivolgono a operatori del settore privato per ottenere risposte rapide, poiché i laboratori universitari e degli enti di ricerca tendono a essere orientati verso progetti di ricerca e non riescono a dedicarsi ai singoli casi

Ciò è in parte dovuto ai tempi di risposta non rapidi, ai costi elevati delle attrezzature, alla loro rapida obsolescenza e all’evoluzione delle prestazioni strumentali negli ultimi anni, ma anche al fatto che i laboratori universitari desiderano evitare situazioni che potrebbero avere risvolti di responsabilità legale. 

Accanto alle tecnologie ormai rodate, sono in fase di ricerca e sviluppo diversi strumenti che mirano a sfruttare le potenzialità del digitale e dell’intelligenza artificiale anche in questo campo

Gli obiettivi sono quelli di velocizzare e semplificare la rilevazione dei dati identificativi dell’opera con strumenti portatili anche a basso costo (cellulari, macchine fotografiche digitali, scanner), di automatizzare l’elaborazione e comparazione delle informazioni tramite algoritmi e intelligenza artificiale, di predisporre piattaforme che mettano a sistema le diverse tecniche diagnostiche e infine di governare i flussi informativi e certificare le informazioni anche tramite le block-chain

Numerosi di questi strumenti sono sviluppati da startup che ricevono finanziamenti sia privati che istituzionali, con un’accelerazione che parte spesso da analisi non sufficientemente approfondite dei contesi applicativi.

La grande eterogeneità delle opere d’arte, la carenza e inattendibilità delle banche dati, le complessità dei contesti operativi di rilevazione dei dati pongono, però, significativi ostacoli a questo processo, il cui ultimo obiettivo è quello di eliminare la discrezionalità dell’esperto a favore di una verità oggettiva garantita dalla tecnologia

Solo da un’interazione tra nuove e consolidate professionalità possono – a nostro avviso – essere messi a punto strumenti in grado di rispondere alle specifiche esigenze di un contesto tanto affascinante quanto problematico

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In copertina: Gustav Klimt, Ritratto di signora (1916-1917), Piacenza, Galleria d’arte moderna Ricci Oddi. Nel 1996, grazie a un’analisi a raggi X, la professoressa Claudia Maga (allora solo maturanda) scoprì che l’opera era in realtà una versione ridipinta di un lavoro dello stesso Klimt, esposto nel 1912 a Dresda e considerato perduto dal 1917. 

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