Numismatica: che cosa sono gli errori di conio?
Periodicamente si ripresenta il bombardamento mediatico sul valore delle vecchie lire di cui abbiamo abbondantemente parlato in un precedente articolo (“Quel cassetto pieno di vecchie lire, che valore ha” dell’agosto 2022).
La prima 1000 lire metallica in argento
Oggi vorrei tornare in argomento, sia per continuare il percorso di conoscenza sulla “buona numismatica” sia per parlare dei cosiddetti “errori di conio” e lo faremo utilizzando un caso vero accaduto nel 1997, anno di coniazione delle 1000 lire bimetalliche.
Facciamo prima un piccolo passo indietro, la nostra mitica macchina del tempo ci porta nel 1970, anno in cui nasce la prima 1000 lire metallica in argento.
Questa moneta viene emessa per commemorare il centenario di Roma capitale d’Italia e presenta al diritto, la raffigurazione della Concordia, immagine già utilizzata per un denario del periodo romano repubblicano della famiglia Aemilia (62 a.C.), e al rovescio presenta il disegno della pavimentazione antistante il Campidoglio progettata da Michelangelo.
Venne coniata in più di tre milioni di esemplari e distribuita in quantità di un pezzo nelle buste paga di tutti gli impiegati dello Stato. Trattandosi di una novità venne conservata e tesaurizzata dai collezionisti. I pezzi non immessi in circolazione attraverso il pagamento degli stipendi, furono utilizzati dalla Zecca per le serie speciali per collezionisti. Una delle possibili letture di questa operazione delle Zecca è quella che racconta di una emissione fin dalla nascita non destinata a soddisfare esigenze commerciali (moneta intesa come prodotto di scambio per l’acquisizione di beni o servizi).
Errori di conio nelle vecchie lire: il caso di cronaca del 1997
Torniamo ora nel 1997, anno di emissione delle 1000 lire destinate realmente alla circolazione. Coniate sul modello delle 500 lire bimetalliche, dovevano sostituire le tradizionali equivalenti cartacee che come tutte le banconote sono più delicate e quindi destinate facilmente al logorio, garantendo così anche un considerevole risparmio economico sull’annoso problema della sostituzione da parte della Banca d’Italia.
La moneta presentava al diritto il tradizionale volto dell’Italia Turrita e al rovescio la carta geografica dell’Europa a significare la ormai consolidata tradizione europeista del paese. Ne furono coniati cento milioni di esemplari per soddisfare il considerevole fabbisogno del periodo. Questo importante volume di pezzi coniati entrò facilmente nell’uso quotidiano fino a quando, una notizia diffusa durante un telegiornale nazionale in prima serata scatenò l’immaginario collettivo sempre in cerca di facili guadagni. Quale fu la notizia capace di tanto clamore?
L’errore c’era, ma non aveva (non ha) valore collezionistico
Si diffuse l’informazione che la moneta, emessa da poco in circolazione, presentasse un errore di conio nel disegno dei confini di Germania, Olanda e Danimarca. Effettivamente l’errore c’era ma quello che non fu detto è che le monete non sarebbero state ritirate dalla circolazione.
Questo aspetto, non rilevante per i più, è stato quello che ha causato il nascere di una vera e propria illusione nei tanti collezionisti e non che pensarono di aver trovato il modo di investire in un bene capace di aumentare il proprio valore proprio a causa dell’errore presente nella raffigurazione dei confini geografici.
Cosa accadde? I conii rimasero in circolazione regolarmente rendendo infruttuosa la caccia sfrenata alla moneta con l’errore. Purtroppo per i “cercatori di tesoro” rimase solo una pia illusione!
Ma per i poveri collezionisti il tempo delle prove non era finito. Infatti, nello stesso anno furono coniati altri ottanta milioni di pezzi, sempre della 1000 lire. In questo caso i confini furono raffigurati quasi corretti ad eccezione di quelli della Danimarca. C’è da domandarsi perché tanta antipatia per la geografia, ma soprattutto c’è da domandarsi: ma questi nuovi coni furono ulteriore motivo di confusione?
Effettivamente rappresentarono un nuovo tipo di conio che, essendo stato coniato in un numero inferiore rispetto al precedente diede vita al paradosso di diventare più raro del primo ma con un valore collezionistico a tutt’oggi pari a un euro se in Fior di Conio.
Allerta ai (potenziali) collezionisti: non tutti gli errori di conio valgono
La frittata di allora produce effetti ancora oggi, infatti è facile trovare lasciti ereditari di tali monete, ancora nei rotolini bancari originali conservati con cura in cassette di sicurezza e casseforti, creando ancora l’illusione nei poveri eredi di possedere un tesoro.
Rivolgo a tutti Voi Lettori una domanda: quanti di Voi avranno letto o sentito, attraverso i diversi strumenti ormai usuali della comunicazione, che queste monete possono rappresentare un bene di scambio con un importante valore economico? Mi potreste chiedere: ma perché domandi questo?
Durante le mie giornate di lavoro sono contattato, attraverso le diverse modalità di cui dispongo, mediamente dai cinque agli otto clienti, la cui domanda è: ho una 1000 lire – perché lo hanno letto su internet – so che vale molto, lei a quanto me la compra? Ecco, Vi assicuro che spesso la conversazione non ha un esito positivo perché il mio dire che la moneta non ha il valore non è gradito.
La produzione delle 1000 lire per la circolazione continuò nel 1998 producendo cento ottanta milioni di esemplari per poi concludersi tra il 1999 e il 2001 per le sole emissioni per collezionisti e lasciare così spazio all’ euro.
Come accennato all’inizio, questo caso introduce l’argomento degli errori di conio tanto caro ai nostri venditori di illusioni online.
Considerare errore di conio il caso dei confini sbagliati non è corretto, infatti trattasi di solo errore umano durante l’incisione dei coni, che portarono alla definitiva coniazione di una moneta sbagliata nel disegno.
Cos’è invece realmente un errore di conio?
Possiamo definire l’errore di conio quello riconducibile alle attività fatte durante la coniatura come, ad esempio, il caso in cui si palesa un evidente errore come la de centratura del tondello, la stessa effige del diritto o del rovescio coniata in tutte e due le parti o la mancanza di uno di essi. Questi coni possono avere interesse nel mercato collezionistico, ma generalmente non raggiungono mai cifre elevate per via anche della poca richiesta del mercato.
Altre piccole varianti presenti nelle monete, sono definite curiosità: infatti dobbiamo considerare che le monete, da sempre strumento di pagamento, vengono coniate in considerevoli quantità e sono definite per questa ragione prodotti seriali. Col passare del tempo, l’evoluzione dell’uomo e degli strumenti utilizzati per la coniatura, ha fatto sì che la produzione monetaria sia diventata sempre più meccanizzata e precisa. Nonostante ciò, sappiamo bene che, a un’attenta analisi, le monete prodotte meccanicamente, non potranno mai essere perfettamente identiche tra loro.
Ma perché accade questo?
Uno dei protagonisti principali nella produzione delle monete è il punzone che, come un martello, batte centinaia di volte al minuto imprimendo, sui dischetti di metallo, quella che sarà l’immagine della moneta. Questa azione, ripetuta migliaia e migliaia di volte, logora progressivamente il punzone, provocando nei coni continue piccole differenze che in numismatica, sono considerate curiosità numismatiche senza che questo comporti una variazione nella catalogazione e nella quotazione. Le 1000 lire oggetto di questo articolo sono purtroppo anche ricche di mancanze di conio e rilievi spesso poco evidenti ma questi difetti di produzione, non sono sinonimo di rarità e conseguente plusvalore, come si vuole far credere