Come proteggersi dal rischio di interruzione di attività aziendale

Per quanto si cerchi di evitarli, gli imprevisti accadono. Bisogna prevederli, prevenirli, tutelarsi e sapere come gestirli prima ancora che si verifichino, specie quando si tratta di un rischio complesso come quello legato all’interruzione dell’attività aziendale (Business Interruption). Prima regola: vietato improvvisare. Ne parliamo con gli esperti di Strategica Group

La gestione dei rischi non è mai semplice, specie quando si tratta di un rischio complesso e che colpisce su più fronti, come quando un evento indesiderato porta all’interruzione di un’attività aziendale. In questa intervista a Marco Accinelli, Account Executive di Strategica Group, esaminiamo il rischio di Business Interruption (BI) e le sue implicazioni troppo spesso sottovalutate, focalizzandoci sul ruolo del consulente di risk management.

 

Partiamo dalle basi: quali sono i concetti fondamentali per riassumere il rischio di Business Interruption?

Quando parliamo di Business Interruption intendiamo un’interruzione dell’attività, totale o anche solo parziale, di un’organizzazione, in seguito a un evento eccezionale che provoca (nella formulazione classica della BI) un danno materiale fisico. Il fermo può avvenire in seguito ad un evento naturale estremo, come un terremoto o un’inondazione, può essere determinato dalle conseguenze di un incendio o di una esplosione, oppure da incidenti che colpiscano beni dell’azienda, o al limite i beni di fornitori e clienti critici, se previsto in polizza. La pandemia, che ha colto la gran parte delle imprese impreparate e le ha costrette a fare i conti con un blocco pressoché totale delle attività, ha acceso i riflettori sul tema della BI. Le aziende hanno cominciato a interessarsi su come gestire questo rischio, capendo che ne va della loro sopravvivenza.

 

Quanto è attualmente percepito il rischio di interruzione di attività dalle aziende italiane?

Purtroppo ancora non abbastanza. In Italia, secondo uno studio realizzato da Cerved a luglio 2020, solo il 3% delle piccole e medie imprese è assicurato contro il rischio di BI. Il livello di copertura sale con il crescere delle dimensioni dell’azienda, ma ancora non arriva ai livelli di altri Paesi europei che hanno una sensibilità maggiore in termini di gestione dei rischi. Succede spesso infatti che le imprese considerino non solo estremamente bassa la probabilità ma anche basso l’impatto di un evento di questo tipo, ritenendo di avere le risorse sufficienti a potervi far fronte, senza ridurre l’operatività ma solo con una maggiorazione dei costi. Purtroppo – i casi reali lo dimostrano – si tratta di una sottostima del rischio e di una mancata comprensione dello stesso, e le conseguenze per un’impresa posso essere molto importanti, talvolta catastrofiche.

 

Ad ogni rischio il giusto trattamento: come si struttura una polizza di BI?

La formula di assicurazione BI attualmente più diffusa protegge l’azienda dalla perdita del margine di contribuzione, vale a dire – semplificando il concetto – la differenza tra ricavi e costi variabili cessanti in caso di sinistro. Si potrebbe pensare sia un dato facilmente disponibile, ma spesso è il consulente di risk e insurance management che affianca l’azienda nel calcolarlo, in una prima fase. La polizza prevede dunque l’indennizzo delle perdite conseguenti a un fermo totale o parziale dell’attività. Ripetiamo: conseguente a un evento che provoca danno materiale. Il limite delle classiche polizze di BI messo in evidenza dalla pandemia è proprio questo: non intervengono se l’interruzione è dovuta a un accadimento che non causa danno fisico, come è appunto accaduto con il Covid19. Esistono in realtà delle coperture molto specifiche che lo fanno (le Non Damage Business Interruption), ma sono ancora poco diffuse e molto costose. Questo dipende dal fatto che la scarsità di statistiche e dati storici (contrariamente a quelli che abbiamo ad esempio per eventi naturali e incendi) rende il processo di valutazione del rischio e di relativa tariffazione estremamente difficile. Inoltre, il fatto che lo stesso evento (vedi quello pandemico) potrebbe causare interruzione di attività a un gran numero di aziende in un territorio molto ampio rappresenta per le Compagnie Assicurative un “cumulo di rischio”, un disincentivo ad assicurare.

 

Il mercato delle polizze BI presenta quindi ampi margini di crescita, sebbene permangano le difficoltà appena citate. In che direzione si sta muovendo il settore assicurativo?

Sicuramente la pandemia ha indotto una riflessione anche nel settore assicurativo, dal momento che ha aumentato, quando non la richiesta, se non altro l’interesse delle aziende per le polizze di BI e per estensioni che comprendano i danni non materiali. La pandemia è stato l’esempio più lampante ma non è l’unico. Cosa accade ad esempio se il fermo è conseguente a una carenza di materie prime o di servizi non imputabile a danni materiali? Oppure a uno sciopero prolungato dei dipendenti? Non c’è alcun danno fisico, quindi le classiche polizze BI non intervengono. Un altro punto di riflessione sono gli altri danni indiretti: le coperture BI indennizzano la perdita di margine di contribuzione, ma chi rimborsa ad esempio eventuali perdite di quote di mercato? O i danni reputazionali? Vedremo come evolverà l’offerta del settore assicurativo nel prossimo futuro, è sicuramente un momento di grande fermento.

 

Cosa possono fare quindi le aziende per gestire i danni da Business Interruption che non sono assicurabili?

Le attività di prevenzione e mitigazione del rischio sono fondamentali, così come è fondamentale poter contare su un buon consulente di risk management. Vanno individuati in primis gli elementi di vulnerabilità: siti a rischio idrogeologico, dipendenza da fornitori critici, possibile scarsità di materie prime indispensabili, solo per fare alcuni esempi. In base al risultato, ove possibile si strutturano piani di prevenzione mirati a limitare la probabilità di accadimento e la magnitudo di eventi critici. Sono analisi e piani che ogni azienda dovrebbe attuare sempre prima di rivolgersi al mercato assicurativo. Così come occorre pensare preventivamente ad attività di mitigazione che mirino invece, per l’appunto, a mitigare l’effetto delle problematiche quando queste si verificano. Comprendono azioni quali la strutturazione di un piano di incident response e business continuity, che permettono di agire nell’immediato per limitare i danni e salvaguardare parte dell’operatività, l’istituzione di un team di crisis management, che gestisce la crisi anche nei suoi aspetti comunicativi, la creazione di un programma dettagliato di business recovery, per tornare alla normale attività nel più breve tempo possibile. Sono attività che richiedono investimenti ma sono fondamentali.

 

Parliamo quindi di Strategica Group e del suo ruolo nel supportare le imprese

Il nostro ruolo come consulenti di risk e insurance management è quello di affiancare e guidare le imprese affinché gestendo i propri rischi non solo evitino potenziali perdite, ma soprattutto crescano e si rafforzino. In Strategica Group ci proponiamo come consulenti a 360° in questo campo. La nostra attività parte da un’analisi approfondita dell’azienda e del contesto in cui opera, per poi passare alla mappatura e analisi dei rischi a cui è esposta, alla strutturazione delle azioni di prevenzione, fino alla scelta di come trattare i rischi, con diverse forme di ritenzione e/o trasferimento al mercato assicurativo. Ci occupiamo anche delle attività di mitigazione e gestione del sinistro, supportando l’azienda nelle fasi di gestione della crisi, di ripristino di eventuali danni, di ripresa dell’attività.

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