Nel 2022, per la prima volta in 60 anni, Pechino ha rilevato un calo demografico che le è costato la perdita dello scettro come nazione più popolosa del mondo, passato all’India. Un segnale inquietante che se confrontato con l’aumento della ricchezza del paese fa nascere un dubbio: la Cina diventerà un paese vecchio prima di essere ricco? Secondo la Banca Mondiale per essere considerato un paese ad alto reddito l’RNL (reddito nazionale lordo) deve superare la soglia dei 12.376 dollari e, a fine 2021, secondo i dati del National Bureau Statistics of China, l’RNL cinese era arrivato alla soglia dei 11.880 dollari, con una crescita del 12,93% rispetto all’anno precedente.
La Cina invecchia, punto di forza o punto debole?
Gli esperti di Lombard Odier Investment Managers (LOIM) ritengono che il Dragone stia entrando in un lungo inverno demografico. L’età media è già passata dai 20,8 anni nel 1980 ai 37,9 oggi e questo processo di invecchiamento sarà la condizione naturale della Cina negli anni a venire.
Secondo le stime delle Nazioni Unite la popolazione cinese passerà da un picco di quasi 1,5 miliardi di abitanti a 600 milioni entro la fine di questo secolo. Un drastico crollo legato al tasso di fertilità, previsto scivolare all’1,18, mai così basso. Ma questo potrebbe non essere l’unico problema che la Cina sarà costretta ad affrontare. Entro il 2100 solo il 42% della popolazione sarà in età da lavoro e il 49% verrà classificato come in età avanzata, con conseguenze importanti sul paese. Basti pensare al sistema pensionistico o a quello sanitario.
Anche nella visione più ottimistica che prevede un tasso di fertilità all’1,5, il problema non scomparirebbe: in questo caso la forza lavoro si dimezzerebbe entro il 2100 e in tre generazioni la popolazione passerebbe a 770 milioni. Anche basandoci su queste ultime stime, la forza lavoro del Dragone sarebbe minore rispetto a quella di Canada, Stati Uniti e Messico insieme, come sottolineano da Bloomberg.
Sono diversi i motivi che stanno dietro al crollo della fertilità in Cina e, secondo Henk Grootveld, Head of Trends Investing di LOIM, non tutti sono negativi, ma anzi completamente normali. “Il tasso di fertilità si abbassa quando una nazione diventa più ricca, simbolo di successo sociale dal momento che le donne sono più istruite, hanno più possibilità di carriera e, di conseguenza, fanno meno figli”.
Solitamente, però, prima un paese diventa ricco e solo in un secondo momento il tasso di fertilità si abbassa, come è successo in altri stati dell’Est asiatico, come Sud Corea e Giappone. La Cina invece sembra si stia muovendo al contrario, principalmente a causa della politica del figlio unico entrata in vigore negli anni ’80 e rivista poi nel 2015, quando il governo di Xi Jinping ha proposto la politica dei due figli. Ma anche con la politica dei tre figli introdotta qualche anno fa, il calo demografico non si arresta perché il costo di un figlio è notevolmente aumentato e le abitazioni non sono pensate per famiglie numerose.
Per arginare il fenomeno le province di Pechino e Shangai hanno introdotto alcune misure di aiuto come l’allungamento dell’assenza per maternità, altri con nursery a prezzi calmierati, interventi che non hanno ancora prodotto risultati incoraggianti. La differenza è che la Cina resta per scelta un paese senza immigrati. Dunque, con una popolazione in calo e il suo conseguente invecchiamento è lecito chiedersi se e con quali misure riuscirà ad incrementare il welfare dei suoi abitanti.
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In conclusione
Nonostante la Cina sia ai primi posti per innovazione, sia patria di alcune tra le più grandi e importanti aziende al mondo, come Alibaba e Tencent, abbia un forte spirito imprenditoriale e si stia attivando per incrementare il suo welfare, il rallentamento demografico potrebbe rendere più difficoltoso per il Dragone raggiungere e superare gli Stati Uniti e renderà certamente più complicato il suo percorso di crescita.
Tuttavia, secondo LOIM, lo sviluppo e la continua innovazione renderanno più probabile il fatto che un giorno il Dragone diventi sia vecchio che ricco. Fondamentale sarà la combinazione di nuove riforme economiche e sociali, oltre che il superamento delle tensioni con gli Stati Uniti.