Carbone e gas: sono davvero i nemici della decarbonizzazione?

La decarbonizzazione è un’impresa che richiederà decenni e migliaia di miliardi di dollari. Le opportunità di investimento legate alla transizione a un’economia a basse emissioni di carbonio sono molte, la soluzione è davvero solo puntare sulle energie rinnovabili?

Saranno necessari 13.5 mila miliardi di dollari in investimenti entro il 2050, secondo il World Economic Forum, se l’obiettivo è quello di arrivare ad un futuro sostenibile e carbon free. Sono molti gli investitori intenzionati a cambiare i loro portafogli e ad allinearli alla richiesta di un mondo pulito, ovviamente a patto di avere rendimenti simili, ma come farlo?

La risposta più semplice e immediata è escludere dal proprio portafoglio qualunque società di combustibile fossile. Veloce, senza dubbio, ma così non ci si rende conto che non tutti i combustibili fossili sono rischiosi allo stesso modo e ci si dimentica che, almeno nell’immediato, sono ancora necessari.
“Quando si guardano i numeri e quando si analizza da dove provengono realmente le emissioni di carbonio nel mondo, il carbone è il nemico pubblico numero uno. È ancora il 30% dello stock energetico mondiale perché contribuisce a generare il 40% di tutta l’elettricità generata nel mondo”, spiega Raj Shant, Client Portfolio Manager di Jennison Associates – gestore specializzato in growth equity fondamentale PGIM.

Carbone e gas: gemelli o cugini lontani?

Il carbone è molto economico, proprio per questo Paesi in via di sviluppo come India e Cina ne fanno un grande utilizzo, anche se è sempre bene ricordare che il consumo di energia pro capite in questi paesi è di gran lunga lontano da quello utilizzato in Occidente. Nonostante il carbone può essere considerato a tutti gli effetti un combustibile sporco, ricordando che è anche relativamente inefficiente dal punto di vista termico e rappresenta circa il 50% delle emissioni di carbonio nel mondo, sarebbe scorretto imporre ai Paesi emergenti di farne a meno da un momento all’altro. La strada per una transizione sostenibile e per un mondo in cui tutte le regioni avranno a disposizione fonti rinnovabili è ancora lunga. Cosa fare nel frattempo? Esiste un sostituito al carbone? Per l’esperto il segreto è nel gas.

Insomma, il modo migliore per disintossicare queste economie giganti, rendendo finalmente l’aria respirabile e il cielo di nuovo blu, è offrire loro gas economico. In questo modo, le emissioni di anidride carbonica nel mondo si ridurrebbero rapidamente.
Si tratterebbe del primo passo verso una decarbonizzazione reale e pratica: se aumenta la domanda di gas, diminuisce la domanda di carbone che diventa irrilevante. Nel frattempo, ci sarà modo di costruire sempre più infrastrutture per le energie rinnovabili, arrivando fino al punto in cui produrranno abbastanza energia da sostituire anche il gas.
Chiaramente si tratta di un processo lungo, ma se si inizia già da ora a disinvestire nelle aziende che producono gas, il processo viene bloccato ancora prima di partire.

Consigli di investimento

Ma quindi, come possono gli investitori districarsi tra scelte di investimento sostenibili, senza escludere a priori tutte le aziende che hanno a che fare con i combustibili fossili? Il PGIM Jennison Carbon Solutions Equity Fund, con un portafoglio di 45/65 aziende, fa proprio questo. Dal momento che l’investimento legato alla transizione verso un’economia a più basse emissioni di carbonio richiede un’attenzione particolare, che vada ben oltre le solo energie rinnovabili, il Fondo mira a investire in un’ampia gamma di aziende. L’idea è quella di seguire la transizione da ogni punto di vista, investendo anche in aziende che utilizzano e producono combustibili a basse emissioni, che migliorano l’efficienza di strutture già esistenti e che offrono innovazioni tecnologiche.

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