Bond investment grade: i 6 fattori che influenzano i rendimenti

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Reduci da un anno decisamente positivo, le obbligazioni corporate investment grade attirano l’interesse degli investitori. Ma come inserirle in portafoglio in maniera corretta? Capital Group identifica sei fattori da tenere in considerazione in quanto possono influenzare i rendimenti futuri

Il mercato dei bond investment grade in euro ha chiuso il 2023 con una performance intorno al 7,5%, conquistando il primo posto in termini di rendimenti rispetto al rischio, grazie anche a una volatilità limitata. Rimane una classe di investimento che potrà eccellere anche nel 2024? Secondo Capital Group quello delle obbligazioni corporate investment grade globali, ovvero di qualità medio-alta, è un “settore adatto a tutte le stagioni”, in quanto permette di diversificare e di disporre di potenziali fonti di alpha ed extra rendimenti. “L’universo delle obbligazioni corporate investment grade globali è molto variegato. – sottolinea Flavio Carpenzano, Investment Director Reddito Fisso di Capital Group – Questa varietà dà luogo a un terreno fertile per apportare valore nell’arco del ciclo di mercato”. Ma per inserire questa classe di investimento in maniera efficiente nel portafoglio di investimento occorre, secondo l’esperto, fare attenzione a sei fattori che possono influenzare i rendimenti.

1- Esposizione ai tassi

Considerando il fatto che il mercato delle obbligazioni corporate globali è esposto per circa il 70% all’America del Nord e per quasi il 25% all’Europa (all’8 agosto 2023), utilizzare le ponderazioni di mercato per valutare rischio ed esposizioni può essere fuorviante. “Prese isolatamente, infatti, le ponderazioni non sono sufficienti quando si intende valutare e costruire un portafoglio obbligazionario”, avverte Carpenzano, secondo cui occorre concepire il posizionamento in termini di contributo al rischio di tasso d’interesse o di credito.

In particolare, indicatori come la spread duration e il duration times spread (DtS) possono contribuire a fornire un quadro più completo quando utilizzati insieme alle ponderazioni di mercato per comprendere l’allocazione e l’esposizione ai rischi di un certo portafoglio. “Il tasso di interesse complessivo (ovvero la duration) può contribuire positivamente o negativamente ai rendimenti del settore corporate nel suo complesso, a seconda dell’andamento generale dei rendimenti dei titoli di Stato a livello globale”. Un esempio? In presenza di una lieve recessione nel corso della quale i tassi d’interesse dovessero iniziare a scendere, le obbligazioni investment grade potrebbero offrire un certo grado di resilienza grazie al loro profilo di duration più lungo rispetto ai titoli corporate high yield.

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2- Esposizione a paesi e aree geografiche

L’universo delle obbligazioni corporate investment grade globali è composto da titoli di emittenti provenienti da 65 paesi. Tuttavia, sebbene la natura globale, bisogna tenere presente che gli Stati Uniti dominano il mercato, con circa metà dell’indice composto da emittenti americani e l’altra metà composta da emittenti da tutto il resto del mondo.

3- Esposizione valutaria

Visto che gli emittenti possono avere sede in varie parti del mondo, un altro fattore che può influenzare i rendimenti è rappresentato dalle oscillazioni valutarie. Ecco perché generalmente è bene dotarsi di una copertura valutaria. Ma attenzione, perché “anche nel caso di una copertura “perfetta”, si verificheranno comunque delle oscillazioni minime – precisa Carpenzano – dato che i tassi d’interesse forward a breve termine variano nel corso del mese, mentre la copertura valutaria viene tendenzialmente messa in atto dai fornitori degli indici con cadenza mensile alla fine di ogni mese”.

4- Rating creditizi

Importante anche tenere conto dei rating creditizi assegnati a ogni emissione obbligazionaria da almeno una delle tre maggiori agenzie di rating (S&P, Moody’s e Fitch). Sulla base di questi giudizi, si possono raggruppare i bond con lo stesso rating per delineare un quadro del profilo del rischio di credito complessivo nel mercato. Detto questo, è bene sapere che “nell’ultimo decennio la qualità creditizia complessiva dell’indice è calata”. Inoltre, l’esperto di Capital Group sta osservando due tendenze più a lungo termine: un incremento evidente delle dimensioni della componente BBB dell’indice (pari oggi a circa il 50% del mercato nel suo insieme) e un aumento complessivo dell’indebitamento aziendale nell’universo corporate.

5- Settori e industrie

Da considerare anche il fatto che le emissioni di questa tipologia di obbligazioni proviene principalmente da tre attività: prodotti industriali, servizi finanziari e servizi di pubblica utilità. All’interno di queste industrie esistono numerosi settori, a loro volta ulteriormente suddivisi in sottosettori, per ciascuno dei quali le emissioni riguardano molteplici aree geografiche. Ad esempio, non solo banche statunitensi ma anche francesi, svizzere, britanniche, australiane e così via. Ebbene, uno tra i più importanti cambiamenti dell’indice negli ultimi dieci e più anni, sottolinea Carpenzano, è stata la riduzione della ponderazione del settore bancario: “Le banche hanno ridimensionato i propri bilanci in seguito al deleveraging che ha avuto luogo dopo la crisi finanziaria globale; il settore tecnologico, allo stesso tempo, ha assunto una posizione molto più importante nell’indice”.

6- Emittenti ed emissioni

Infine, da non sottovalutare l’ampiezza delle emissioni e la varietà degli emittenti, per operare una giusta ricerca, selezione e individuazione dei titoli sottovalutati. Gli indici del mercato delle obbligazioni corporate globali sono infatti composti da oltre 2.800 emittenti corporate e da circa 15.000 diverse emissioni obbligazionarie.

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