“A settembre e nei prossimi meeting potremmo alzare i tassi, o mantenerli fermi. E quello che decideremo a settembre non sarà definitivo. Ci stiamo muovendo verso una fase in cui saremo dipendenti dai dati”. Queste le parole di Christine Largarde, presidente della Banca centrale europea (Bce), durante l’ultima riunione tenutasi lo scorso 27 luglio. Tra pochi giorni la Bce si incontrerà nuovamente per decidere il futuro dei tassi di interesse, cosa possiamo aspettarci?
Attenzione ai dati
Nel suo discorso a Jackson Hole, Lagarde aveva definito tre condizioni che avrebbero portato a una pausa dal rialzo dei tassi:
- La trasmissione della politica monetaria all’economia reale
- Un chiaro punto di svolta, al ribasso, nell’inflazione core
- Una prospettiva di inflazione al 2% nel breve termine
Visto che i dati dovrebbero fare da cardine alle decisioni della Bce, è bene partire da quelli. In tal senso, le prime due condizioni sono chiaramente soddisfatte, con l’inflazione che continua ad abbassarsi con costanza, arrivando ad agosto al 5,3% su base annua. Il punto di domanda rimane sul tempo necessario perché l’inflazione rientri nella soglia target del 2%, ma queste previsioni sono stabilite proprio dalle Bce.
Tomasz Wieladek, Chief European Economist di T. Rowe Price sottolinea come, “a seguito del passaggio a una strategia di determinazione dei tassi basata in via principale sui dati, i mercati hanno valutato la possibilità di un rialzo dei tassi solo sulla base delle evidenze emerse dagli indicatori”.
I mercati stanno considerando solo il 30% di probabilità di un rialzo nella prossima riunione della Bce. Infatti, i dati sembrano parlare chiaro e, nell’economia, sono ben visibili gli effetti della politica aggressiva che la Bce ha mantenuto negli ultimi mesi: la versione core dell’indice dei prezzi al consumo che aveva sorpreso al rialzo lo scorso luglio, ad agosto ha intrapreso una marcata inversione di tendenza, i consumi delle famiglie sono rimasti per lo più intatti e la solidità della crescita dell’Eurozona nel secondo trimestre è venuta meno, risultando fortemente indebolita, con una variazione pari a +0,1%, rispetto al +0,3% della prima stima.
Proprio per questo, se Lagarde decidesse per il contrario, il mercato potrebbe rimanere sorpreso.
Rischio recessione: non più così lontano
La recessione non sembra più così lontana, anzi, la sensazione che l’Eurozona stia scivolando in questa direzione diventa sempre più concreta. Se la Bce decidesse di sorprendere gli investitori con un ulteriore aumento dei tassi, i mercati potrebbero iniziare a pensare a un errore politico. Ma non solo, l’euro si svaluterebbe, anziché apprezzarsi e, a sua volta, “questo allenterebbe di fatto le condizioni finanziarie, implicando una politica meno restrittiva. L’euro continuerebbe probabilmente a deprezzarsi, aumentando l’inflazione importata”, suggerisce l’esperto.
Non si può prevedere con certezza la decisione che Lagarde prenderà durante la riunione del prossimo 14 settembre, ma bisogna essere coscienti del fatto che esiste un rischio concreto che un rialzo questa settimana si riveli controproducente. Non ci resta altro che aspettare.
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Se la Bce decide di prendersi una pausa, quali sarebbero gli effetti sul mercato?
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