Meeting Bce: cosa attendersi e riflessi sui mercati

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Il penultimo meeting Bce del 2023 non dovrebbe riservare sorprese con tassi fermi dopo nove rialzi consecutivi. PGIM Fixed Income ritiene che i venti contrari ciclici suggeriscono valore nel medio termine sull’obbligazionario

La discesa dell’inflazione ai minimi a quasi due anni e i chiari segnali di rallentamento dell’attività economica offrono una sponda molto forte alla Banca Centrale Europea (Bce) per prendersi una pausa nel lungo percorso di rialzo dei tassi di interesse.
Le attese di consensus per il meeting di domani 26 ottobre, il penultimo dell’anno, è per un nulla di fatto con il tasso sui depositi al 4%, il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principale al 4,50% e il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginale al 4,75%.

Dopo nove aumenti consecutivi del costo del denaro (4 da 25 punti base, 3 da 50 pb e 2 da 75 pb), una pausa appare più che giustificata proprio alla luce del rallentamento dell’inflazione, che risulta del 4,3% a settembre.

Il lavoro della Bce non è comunque terminato in quanto il target di inflazione al 2% risulta ancora lontano e questo probabilmente comporterà il mantenimento del costo del denaro a livello alti abbastanza a lungo.
Di contro, i segnali di debolezza dell’economia e l’emergere di nuove tensioni geopolitiche offrono al consiglio direttivo Bce validi argomenti per dimostrarsi più accomodante rispetto alle precedenti riunioni.

Secondo gli esperti di PGIM Fixed Income la Bce non andrà ad aumentare ulteriormente i tassi neanche nei prossimi meeting e li manterrà ai livelli attuali per il prossimo futuro. “Nonostante il rallentamento dell’economia dell’Eurozona, il problema dell’inflazione è ancora presente. Essendo una banca centrale che ha come obiettivo l’inflazione, non ha molto margine per tagliare i tassi di interesse nel breve, anche dopo i dati PMI europei di questa settimana, che hanno chiaramente indicato che la pressione sulla crescita è destinata a peggiorare prima di migliorare e che le condizioni del credito in Europa sono già molto più rigide”, rimarca Guillermo Felices, global investment strategist di PGIM Fixed Income.

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Il rischio di produrre condizioni finanziarie più rigide sui mercati

Altro aspetto importante a cui prestare attenzione è se la Bce deciderà di fare qualche annuncio relativo alla gestione del suo bilancio. Non è da escludere la possibilità di un’accelerazione nella liquidazione del bilancio annunciando una fine anticipata dei reinvestimenti del programma PEPP rispetto a quanto segnalato in precedenza (almeno fino alla fine del 2024). “Il mercato è attualmente in agitazione per varie correnti trasversali – dal rialzo dei tassi a lungo termine alle crescenti tensioni in Medio Oriente – e c’è il rischio che, annunciando modifiche al proprio bilancio, la Bce crei involontariamente condizioni finanziarie ancora più rigide sui mercati e potenzialmente anche un incidente finanziario”, è l’avvertimento di Felices che, alla luce delle numerose fragilità che caratterizzano i mercati in questo momento, non riterrebbe sorprendente una reazione nervosa dei mercati con un indebolimento dei prezzi degli asset e a un aumento degli spread nel breve periodo.

Bond più interessanti delle azioni

Volgendo lo sguardo sul lungo termine, PGIM Fixed Income sottolinea come l’attuale contesto sia ottimale per il reddito fisso nonostante la volatilità dei mercati. “I rendimenti obbligazionari sono molto più alti e i venti contrari ciclici suggeriscono valore nel medio termine. Le obbligazioni sono inoltre più interessanti rispetto alle azioni, in quanto offrono rendimenti più vicini a quelli delle azioni con rendimenti meno volatili”, conclude Felices.

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