Banche centrali troppo rigide, ecco chi rischia di sbagliare

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La stretta monetaria da parte di BoE, Bce e anche Fed è destinata a proseguire nel tentativo di contenere l’inflazione, ma questo continuo rigore rischia di innescare una recessione dell’economia e dei mercati. L’avvertimento arriva da T. Rowe Price, che analizza il margine di un possibile errore per ciascuna banca centrale

La continua stretta monetaria da parte delle banche centrali rischia di provocare un eccesso di rigore e innescare una recessione globale. L’avvertimento arriva da T. Rowe Price che si interroga se effettivamente i principali istituti, dalla Federal Reserve alla Bce fino alla Bank of England (BoE), potrebbero commettere un errore di politica monetaria. Ebbene, la risposta è sì: “Le recenti posizioni aggressive assunte da alcune delle principali banche centrali dei mercati sviluppati rendono questa domanda valida – afferma Arif Husain, responsabile del reddito fisso internazionale di T. Rowe Price – Esiste ora un rischio significativo che queste banche centrali possano irrigidirsi eccessivamente nel tentativo di contenere l’inflazione e contribuire a spingere l’economia globale verso la recessione, oltre a indurre una depressione dei mercati finanziari”.
L’esperto analizza da vicino la posizione di ciascun istituto per valutare quanto sia probabile questo rischio, non escludendo nemmeno la banca centrale cinese, che potrebbe commettere un altro tipo di errore, non allentando la politica a sufficienza per sostenere l’economia del paese.

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Banca centrale europea (Bce)

La Bce ha fornito, secondo Husain, quello che probabilmente è l’esempio recente più evidente di una posizione estremamente da falco, ovvero aggressiva. Non tanto per la decisione in sé di aumentare i tassi di interesse di 25 punti base nella riunione di giugno, ma piuttosto nell’alzare le previsioni sull’inflazione per il 2025: le aspettative di consenso erano per una diminuzione dei prezzi e quindi la revisione al rialzo di queste stime ha inviato un chiaro e forte segnale di rigore monetario.
Proprio a seguito di questo ritocco nelle proiezioni dell’inflazione, T. Rowe Price si aspetta ora nuove strette, con conseguente rischio di sbaglio. Perché, “come la maggior parte delle banche centrali, la Bce non ha una solida esperienza nel prevedere con precisione l’inflazione, per cui c’è la netta possibilità che l’inflazione sia inferiore alle aspettative, con conseguente eccessivo irrigidimento della politica monetaria”.

Federal Reserve (Fed)

Sebbene la Fed abbia mantenuto i tassi fermi nella riunione di giugno, dopo ben dieci aumenti consecutivi, i recenti verbali hanno evidenziato una divergenza interna al board e la volontà di alzare i tassi altre due volte nel 2023. La Fed ha indicato che prenderà in considerazione gli effetti dell’inasprimento delle politiche al momento di stabilire di quanto aumentare ancora i tassi, segnalando che probabilmente passerà più tempo tra un rialzo e l’altro. Ma sarà sufficiente per evitare una recessione? “La vischiosità dell’inflazione core statunitense e l’attenzione della Fed a riportare l’inflazione al suo obiettivo del 2% potrebbero facilmente portare Powell & Co. a spostare i tassi troppo in alto e ad essere lenta a tagliarli quando l’economia entrerà in recessione”.

Bank of England (BoE)

La BoE è stata una delle prime banche centrali dei mercati sviluppati ad aumentare i tassi dopo il rimbalzo economico del 2020. Tuttavia, ha poi adottato un atteggiamento più distensivo nel corso del 2022, rimanendo così indietro nella lotta all’inflazione che è schizzata ben oltre il 10% in Gran Bretagna. Qui, secondo l’esperto di T. Rowe Price, c’è un reale timore di innescare la spirale salari-prezzi, con i lavoratori del settore pubblico che chiedono massicci aumenti di stipendio. Ecco perché nella riunione di giugno, la BoE ha sorpreso i mercati con un rialzo di 50 punti base, più ampio del previsto, portando i tassi al 5% e facendo prevedere che il tasso finale di questo ciclo arriverà al 6%. “Sotto la pressione di questo contesto di inflazione ancora elevata, la BoE potrebbe facilmente aumentare i tassi a un livello tale da spingere l’economia in recessione”.

Banca Popolare Cinese (PBOC)

Naturalmente, gli errori di politica monetaria possono assumere forme diverse. Ed è il caso della Cina, che invece di alzare troppo i tassi, potrebbe non tagliarli in modo abbastanza aggressivo per sostenere la crescita economica. A giugno la People’s Bank of China (PBoC) ha abbassato il tasso sui prestiti a medio termine a un anno di un misero 0,10%, il primo taglio dall’agosto 2022. “L’economia cinese sta palesemente vacillando e potrebbe avere difficoltà a raggiungere anche l’obiettivo di crescita annuale relativamente modesto del 5% che il governo ha fissato per il 2023”, sottolinea Husain.

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