Arrivano i miliardari della next gen. Va aperto il dialogo con gli eredi

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La maggior parte dei miliardari che hanno accumulato ricchezza nell’ultimo anno lo hanno fatto attraverso l’eredità (e non l’imprenditorialità). Una generazione con una visione diversa non solo del business, ma anche degli investimenti e della filantropia

Nell’ultimo anno in 53 hanno ereditato un totale di 150,8 miliardi di dollari, superando il totale di 140,7 miliardi degli 84 nuovi miliardari self-made

Il 43% dei miliardari di prima generazione intende aumentare la propria allocazione al private debt nei prossimi 12 mesi

Miliardari al cambio della guardia. Secondo l’ultimo Ubs billionaire ambitions report, giunto alla nona edizione, la maggior parte dei super-ricchi che hanno accumulato risorse nell’ultimo anno lo hanno fatto attraverso l’eredità (e non attraverso l’imprenditorialità). In 52 hanno ereditato infatti 150,8 miliardi di dollari, superando il totale di 140,7 miliardi degli 84 nuovi miliardari self-made. Un importante trasferimento di ricchezza, che dovrebbe indurre consulenti finanziari e private banker ad aprire il dialogo con una generazione con una visione nuova non solo del business, ma anche degli investimenti e della filantropia.

 

Il 68% dei miliardari intervistati – 79 clienti di Ubs tra Europa, Medio Oriente, Singapore, Hong Kong e Stati Uniti – ha dichiarato di voler continuare e far crescere ciò che ha ereditato dai genitori in termini di business, brand o asset. Ma nel tentativo di dar seguito all’eredità familiare, sanno di dover tenere conto dei tempi che cambiano, concentrandosi sulle sfide e opportunità economiche odierne, come le tecnologie innovative, la trasformazione dell’energia pulita e l’impact investing. Il divario tra le due generazioni risulta di fatto evidente anche sul fronte degli investimenti, rispetto ai quali esprimono una differente propensione al rischio

 

I miliardari di prima generazione, forse più concentrati sulla conservazione che sulla crescita del patrimonio, risultano più attratti dal reddito fisso: il 43% intende aumentare la propria allocazione al private debt nei prossimi 12 mesi e il 38% prevede di incrementare le partecipazioni in obbligazioni dei mercati sviluppati. Gli eredi, al contrario, prediligono il private equity. Con un orizzonte d’investimento probabilmente più lungo, il 59% intende raccogliere investimenti diretti in private equity e quasi altrettanti (il 55%) desiderano investire maggiormente in fondi di private equity. Resta comunque una quota attratta anche dalle obbligazioni dei mercati sviluppati, con più di un terzo (36%) che intende investire di più.

 

Mentre ci sono molti casi ben pubblicizzati di imprenditori miliardari che hanno destinato gran parte delle loro fortune a cause filantropiche, è meno noto che coloro che hanno ereditato un patrimonio sembrano più reticenti. Stando allo studio, mentre più di due terzi (68%) dei miliardari di prima generazione hanno dichiarato che seguire i loro obiettivi filantropici e avere un impatto sul mondo era il loro obiettivo principale, meno di un terzo (32%) delle generazioni successive dichiara lo stesso. Tuttavia, si registra una tendenza verso l’impact investing o la gestione di aziende che affrontano questioni ambientali e sociali; un dato che, secondo i ricercatori, potrebbe riflettere uno spostamento degli eredi dalla filantropia classica verso la realizzazione di risultati sostenibili su tutte le attività in cui sono impegnati.

 

Miliardari in crescita del 7% a livello globale

Complessivamente, il numero dei miliardari è aumentato del 7% a livello globale negli ultimi 12 mesi, passando da 2.376 a 2.544. La loro ricchezza è cresciuta parallelamente del 9%, da 11mila miliardi di dollari a 12mila miliardi. Se i miliardari con aziende innovative nei settori della tecnologia e dell’healthcare hanno accumulato le maggiori ricchezze nell’ultimo decennio, si visualizzano i primi segnali di miglioramento (+15%) anche per i miliardari con aziende nel settore industriale, che si ritiene potranno beneficiare ancora della transizione energetica e dell’aumento della spesa per la difesa in diversi paesi. Guardando infine ai risultati regionali, il 63% dei miliardari nelle Americhe stima di incrementare la propria esposizione agli investimenti diretti in private equity nei prossimi 12 mesi, seguiti dai fondi di private equity con il 44%. Il 65% crede inoltre che tecnologia e intelligenza artificiale offriranno le maggiori opportunità per i portafogli, a fronte del 60% dei miliardari di Europa, Medio Oriente e Africa. Questi ultimi prevedono di aumentare l’esposizione alle obbligazioni dei mercati sviluppati nel 50% dei casi e negli hedge fund nel 46%. I miliardari dell’area Asia-Pacifico sono invece più orientati verso il mercato domestico, con il 50% che considera la regione come la maggiore opportunità di rendimento dell’anno a venire.

Gli articoli pubblicati sono stati realizzati da giornalisti e contributors di We Wealth e vengono forniti a Poste Premium a scopo informativo.


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