Ad oggi il mercato degli Eltif non ha ancora riscosso il successo previsto, sia a livello italiano che europeo. Secondo quanto risulta a We Wealth, ad oggi ammontano a 9 gli Eltif lanciati/commercializzati sul mercato italiano (di cui 4 di diritto italiano) mentre 4 sono in rampa di lancio
La Commissione Europea ha recentemente indetto una pubblica consultazione per la modifica del Regolamento Ue 2015/760 sugli Eltif, allo scopo di rendere questi strumenti più appetibili e aumentarne la diffusione
Ecco alcuni dei punti emersi nel corso della web conference organizzata da Aifi: “Eltif e imprese non quotate – Il risparmio privato a sostegno dell’economia reale”
Nel corso della web conference, Turi ha precisato che, grazie ai nuovi incentivi fiscali (contenuti nel Decreto Rilancio di maggio n. 34 e nel decreto legge di agosto n. 104, ndr), l’Eltif sta avendo “una seconda vita, anzi forse una prima vita”.
Nonostante le forti aspettative, questi strumenti non hanno infatti riscosso il successo desiderato, con ancora poche le iniziative sul mercato. Secondo quanto risulta a We Wealth, ad oggi ammontano a 9 gli Eltif lanciati/commercializzati sul mercato italiano (di cui 4 di diritto italiano) mentre 4 sono in rampa di lancio, tra cui “Equita Smart Capital”, l’Eltif di Equita Capital sgr focalizzato sul private equity. Proprio nel corso della web conference, Rossano Rufini, managing partner di Equita Capital sgr ha annunciato che il fondo avrà un target di 140 milioni di euro.
Come ricordato da Turi nel corso della tavola rotonda, lunedì la Commissione europea ha indetto una pubblica consultazione per la modifica del Regolamento Ue 2015/760 sugli Eltif, allo scopo di rendere questi strumenti più appetibili e aumentarne la diffusione. A detta di Antonella Massari, segretario generale dell’Aipb, per far decollare il mercato degli Eltif, sarebbero necessari alcuni aggiustamenti nel regolamento che presenta molti di forza ma anche alcuni punti di debolezza (lato distribuzione e fruizione, ndr) oltre che un approccio a 360 gradi dal punto di vista fiscale che coinvolga non solo gli investitori ma anche le aziende. Nel corso del suo intervento, Massari ha poi rimarcato il ruolo chiave del private banking, come “attore fondamentale” per lo sviluppo del mercato degli Eltif, uno strumento “pensato anche per una clientela non professionale e, per la natura dei sottostanti e la durata media del prodotto, adatto a quegli investitori che decidono di avere una parte del loro portafoglio investita nel lungo periodo e con un tasso di liquidità contenuto”. Dopo anni di rendimenti nulli o negativi anche sugli strumenti governativi, prosegue Massari, il cliente al dettaglio ha iniziato a volgere lo sguardo verso strumenti più rischiosi, a patto di avere una performance migliore, e, più recentemente, anche verso strumenti decorrelati con l’andamento del mercato, tanto che “prima dello scoppio della pandemia, avevamo l’evidenza che questi investitori fossero disposti a tenere una media del 12% del loro portafoglio in investimenti con una durata anche superiore ai 10 anni di fronte a rendimenti più alti o agevolazioni fiscali”. Il segretario generale dell’Aipb ha poi sottolineato l’importanza della figura del consulente nel segnalare e far comprendere al cliente private uno strumento nuovo e allo stesso tempo complesso e rischioso come gli Eltif, garantendone l’adeguatezza rispetto all’investimento.