Il fenomeno dei laboratori clandestini segue le dinamiche del mercato. Più la domanda dei collezionisti si concentra su autori contemporanei e storicizzati più la produzione viene allineata per soddisfare la richiesta. E così timbri, colori e cornici vengono adattate alla produzione che è in perfetto stile originale. Quello che insinua il dubbio negli investigatori e spesso porta allo scoperto gli abili falsificatori sono i prezzi, inferiori al valore di mercato delle opere e dei beni originali, e le quantità di opere degli stessi artisti, sempre disponibili su canali secondari di vendita come piattaforme digitali, aste online o piattaforme e-commerce.
Lì è più facile celare l’anonimato o le false generalità e far cadere in trappola la clientela in cerca dell’“affare”. Il più delle volte è infatti il privato collezionista che si rivolge al privato venditore anziché all’operatore economico ufficiale. Questi esperti falsari operano in laboratori allestiti all’interno delle loro abitazioni e hanno a disposizione ogni accessorio professionale necessario, in molti casi gli stessi utilizzati dagli autori delle opere. Spesso si tratta proprio di professionisti che operano nel settore e che sfruttano la loro esperienza e tecnica come antiquari o mercanti anche per l’attività di falsificazione e per le vendite illegali. A questo contesto, di per sé già pericoloso, si aggiunge l’apparenza “normale” della vendita e della documentazione sottostante che in realtà è integralmente riprodotta in laboratorio nel modo più fedele possibile all’originale.
Falsi d’arte, il laboratorio clandestino scoperto nel centro di Roma
Qualche giorno fa è stato scoperto dai carabinieri del TPC un laboratorio clandestino in centro città a Roma presso l’abitazione di un restauratore locale. Le vendite di opere d’arte moderna e contemporanea riprodotte dal falsario venivano effettuate sulle piattaforme di largo consumo Catawiki e e-Bay. Secondo gli investigatori sono centinaia le opere di dubbia autenticità già vendute e riconducibili a diversi artisti quali Paul-Emile Pissarro, Jean Cocteau, Anna de Weert, Dora Maar, René Sautin e altri della corrente dei Macchiaioli, pittori attivi tra il XIX e il XX secolo. Nel laboratorio sono state sequestrate 71 opere attribuite a Pablo Picasso, Rembrant H. Van Rijn, Giacomo Balla, e altri pittori quotati. Ma oltre ai dipinti sono stati rinvenuti materiali tecnici per la riproduzione dei falsi e della documentazione.

Le tecniche di falsificazione utilizzate nei laboratori clandestini
La realizzazione di un’opera in pieno stile originale richiede materiale e tecniche professionali come se l’opera fosse realizzata dall’autore e promossa per la vendita dal gallerista. Più è importante l’opera, più si alza il livello della falsificazione. Nel caso del laboratorio di Roma sono stati trovati timbri riconducibili a collezioni e gallerie d’arte non più attive nel mercato di settore, appunti e fogli con le prove per la firma degli artisti, dichiarazioni di vendita ed etichette per le spedizioni.
Per rendere più credibile le vendite sono state utilizzate fotocopie a colori di cataloghi d’asta con l’aggiunta delle opere falsificate mediante dei semplici collage pure ritrovati nel laboratorio. Con una macchina da scrivere e con dispositivi informatici venivano invece realizzati i certificati attestanti “l’autenticità” del dipinto. Così tanti elementi volti a sostenere la “credibilità commerciale” dell’opera superano facilmente le verifiche superficiali del collezionista. Per attenuare il rischio diventa fondamentale conoscere la produzione dell’artista e acquisire le informazioni artistiche e di mercato che lo riguardano e se possibile effettuare verifiche incrociate con i galleristi che lo rappresentano e con i collezionisti che lo hanno in raccolta.

Anche reperti archeologici e numismatica nei laboratori clandestini
Non solo dipinti e arte nei laboratori clandestini del falso. In altre recenti operazioni condotte sempre dai carabinieri del TPC sono stati individuati laboratori per la falsificazione e il restauro di altri beni di elevato interesse collezionistico, come reperti archeologici e monete storiche. L’8 settembre 2023 nell’ambito dell’“operazione Cales” è stato individuato un laboratorio clandestino per la falsificazione e il restauro di reperti archeologici con il coinvolgimento di soggetti attivi a livello internazionale che sfruttavano attività commerciali compiacenti localizzate in Svizzera, Germania e Gran Bretagna. Valore stimato dei reperti archeologici sequestrati pari a 3 milioni di euro.
In precedenza, in un’altra operazione del 25 novembre 2022 in provincia di Como è stato individuato, presso l’abitazione di una persona poi arrestata, un laboratorio per il restauro di materiale numismatico che ha portato al sequestro di 76 monete antiche oltre a materiale per gli scavi clandestini.
