Solo cinque Paesi sui 27 membri dell’Unione europea non prevedono il salario minimo, una retribuzione oraria al di sotto della quale, per legge, non si può scendere. L’Italia, che si trova in quel ristretto gruppo di Stati membri, è anche fra le più pressate dall’innalzamento del costo della vita e, dunque, dalla perdita di potere d’acquisto delle retribuzioni. Secondo l’ultimo report Taxing Wages 2023 realizzato dall’Ocse, i salari reali italiani (che bilanciano gli aumenti delle retribuzioni con l’effetto dell’inflazione) si sono ridotti del 2,2% l’anno scorso. Meno di quanto osservato in Germania e Spagna, ma nettamente di più rispetto alla Francia (-0,5%).
Salario minimo, la petizione e la posizione del governo
L’aggiustamento del salario minimo, quando previsto, è uno degli strumenti che lo Stato può utilizzare per limitare l’erosione del potere d’acquisto provocata dall’inflazione. Il governo italiano, tuttavia, ha espresso una posizione piuttosto fredda sull’introduzione del salario minimo, che è invece diventata una bandiera per tutta l’opposizione (con l’unica eccezione di Italia Viva). Pd, M5s e gli altri partiti fuori dal perimetro di governo hanno lanciato una petizione sul sito salariominimosubito.it, che in breve è andato in sovraccarico per la numerosità delle sottoscrizioni. La proposta di legge, presentata alla Camera lo scorso 4 luglio da 26 deputati dell’opposizione, prevede l’introduzione di un salario minimo orario a 9 euro lordi.
Il governo, anziché presentare una sua proposta, ha preferito affidare la materia allo Cnel, un organo consultivo con potere di iniziativa legislativa. Scelta rivendicata dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in tre interviste rilasciate ai maggiori quotidiani il 14 agosto. “Per paradosso il salario minimo rischia di migliorare la retribuzione a un numero di lavoratori inferiore rispetto a quelli a cui viene abbassata”, ha detto la premier a Repubblica, “quando dico questo, la sinistra risponde che sta raccogliendo le firme. Va bene così. Ho qualche dubbio su chi voglia davvero combattere il lavoro povero”. E ancora: “Io il mandato al Cnel lo do lo stesso, poi vediamo cosa esce”, ha detto Meloni al Corriere.
Il salario minimo protegge davvero dall’inflazione?
Al netto della polemica politica, gli economisti si sono interrogati spesso sugli effetti del salario minimo sul potere d’acquisto dei lavoratori in condizioni di inflazione crescente. Senza tralasciare un aspetto particolarmente importante per la gestione dell’attuale fase economica: quanta inflazione crea, a sua volta, l’aumento del salario minimo. Una parte degli aumenti dei salari, infatti, potrebbero essere trasferito dalle imprese ai consumatori attraverso l’aumento dei prezzi su beni e servizi.
“I lavoratori a bassa retribuzione sono particolarmente a rischio, poiché hanno meno margine di manovra per far fronte all’aumento del costo della vita attraverso i risparmi o i prestiti e una quota maggiore della loro spesa è destinata all’energia e a agli alimenti”, hanno scritto due economisti dell’Ocse, Sandrine Cazes e Andrea Garnero, in un blog post del think-tank Cepr. “Tuttavia, tra dicembre 2020 e maggio 2023, quasi tutti i Paesi dell’Ocse hanno adottato misure per aumentare i salari minimi e questo ha permesso a questi ultimi di tenere il passo con l’inflazione”, hanno proseguito Cazes e Garnero, notando come, nel periodo preso in esame, i salari minimi obbligatori siano aumentati del 29% a fronte di un aumento dei prezzi del 24,6%. In Italia l’assenza del salario minimo ha reso impossibile l’utilizzo di questa leva economica per l’adeguamento delle retribuzioni per le fasce sociali più esposte all’inflazione. Ove presente, invece, l’adeguamento del salario minimo può essere automatico o a discrezione del governo, a seconda dei casi.
I dati dell’Ocse attestano che, generalmente, il salario minimo è stato efficace per far in modo che le retribuzioni “tenessero il passo con l’inflazione”.
Ma quanta inflazione aggiuntiva hanno creato questi aggiustamenti? I due autori ammettono che, specialmente in presenza di adeguamenti automatici, l’effetto “spillover”, ossia una tracimazione dell’aumentato potere d’acquisto in nuovi aumenti dei prezzi, possa effettivamente verificarsi. La quantità di questo effetto spillover, però, è piuttosto variabile da Paese a Paese. Utilizzando diversi studi accademici precedenti, Cazes e Garnero hanno affermato che un incremento dell’1% del salario minimo può incidere fino allo 0,2% sull’aumento generale dei salari. Di conseguenza, l’effetto sull’inflazione complessivo appare “limitato”. Uno studio dedicato al Regno Unito (Lindner 2022) aveva calcolato che un aumento del salario minimo del 20% si tradurrebbe in un aumento dell’inflazione dello 0,2%.
“Pur tenendo conto di queste potenziali insidie, in un contesto di inflazione elevata, riteniamo che rimanga importante garantire un adeguamento regolare dei salari minimi legali”, hanno concluso i due economisti, in quanto “si sono dimostrati, in media nei Paesi Ocse, un utile strumento politico per proteggere i lavoratori più vulnerabili dall’aumento dei prezzi”, con un rischio “limitato” di “alimentare ulteriormente l’inflazione”.
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