Il gruppo Unicredit ha chiuso il primo trimestre 2024 con ricavi netti in aumento del 7,5% a 6,3 miliardi di euro, con utili netti in salita del 24% a 2,6 miliardi. In aumento anche le commissioni incassate dal gruppo, con un 3,3% che porta le entrate a 2,1 miliardi di euro, ai massimi da due anni con un forte contributo derivante dalla vendita di prodotti di investimento. Il margine d’interesse si è attestato a 3,6 miliardi, in aumento dell’8,5% (ma in calo dello 0,9% sul trimestre). Unicredit ha continuato a perseguire una politica di riduzione dei costi, con una diminuzione dell’0,7% rispetto all’anno precedente, portando il rapporto costi/ricavi al 36,2%.
Sotto il profilo della solidità, il coefficiente patrimoniale Cet1 si è portato al 16,23%, in aumento di 35 punti base sul precedente trimestre. Per quanto riguarda le attese su possibili sofferenze in aumento parla un costo del rischio che rimane contenuto a 10 punti base, mentre il dato sottostante si attesta a 19 punti base, in linea con le previsioni. Il tasso di default è salito all’1,3% da inizio anno, contro l’1% registrato nell’intero 2023 (un aumento “esclusivamente guidato da due singoli nomi, di cui uno è principalmente garantito dallo stato”, ha dichiarato l’ad, Andrea Orcel).
Confermati alla luce dei risultati anche i programmi relativi alla distribuzione di capitale ai soci, che dovrebbe mantenersi in linea con quella dell’anno scorso a 10 miliardi di euro. Escludendo opzioni di crescita tramite acquisizioni, l’azienda prevede che le distribuzioni annuali totali per gli esercizi finanziari 2025 e 2026 supereranno quelle del 2024.
Nel frattempo, le previsioni sull’utile netto sono state riviste al rialzo per l’intero 2024, con obiettivo di superare gli 8,5 miliardi di euro (nel 2023 gli utili sono stati 8,6 miliardi).
Il titolo Unicredit ha reagito con un balzo superiore al 3% nei primi minuti di scambi a Piazza Affari.
Commissioni in acuto, grazie alle case prodotto interne
I ricavi collegati alla vendita di prodotti di investimento hanno registrato una crescita “eccezionale”, in particolare per la parte relativa ai fondi, le cui entrate sono aumentate del 18% sull’anno a 0,6 miliardi, grazie ai prodotti interni del brand onemarkets “con una forte domanda per obbligazioni e certificati”.
Considerando anche la parte assicurativa, i ricavi generati dalle individual solutions, sono aumentati del 14% a 0,9 miliardi. In crescita anche le vendite collegate a soluzioni per le aziende, grazie alla generazione di fee su obbligazioni e operazioni di M&A (+4% a 1,4 miliardi), mentre poco mosso il business dei pagamenti se si considera anche la voce dei conti correnti (+1% a 0,6 miliardi).
Complessivamente, gli asset finanziari di Unicredit sono aumentati del 6% rispetto al trimestre precedente, con una netta accelerazione delle vendite negli asset gestiti e under advisory, pari a 14 miliardi nel trimestre. Nel confronto annuo, si registra un incremento dell’8% nella raccolta di risparmio gestito e del 26% per gli asset under advisory, cui si aggiungono un +21% di raccolta in risparmio amministrato e un +1% nei prodotti assicurativi.
“La nostra base di commissioni, che oggi rappresenta il 34% dei ricavi totali, il 41% in Italia, è cresciuta del 8% anno su anno, escludendo la riduzione delle commissioni per conto corrente in Italia e i costi di cartolarizzazione”, ha commentato Orcel nel corso della conference call con gli analisti. Inoltre, “una parte significativa della crescita delle fee è bloccata e non dipende dalla dinamica di mercato”.
“Lo slancio positivo in tutte le categorie di commissioni riflette i nostri investimenti strategici nelle nostre fabbriche di prodotto e il rinnovato appetito dei clienti”, ha aggiunto Orcel, per il quale è alla portata un “potenziale continuo di crescita mentre internalizziamo [le case prodotto] e ci concentriamo sulla cattura di una maggiore quota in ciascuna catena del valore del prodotto”.
L’obiettivo di “far crescere ulteriormente le nostre commissioni di ulteriori 1,4 miliardi di euro nel 2026 rispetto ai livelli del 2023, grazie agli investimenti del passato e facendo ulteriormente leva sulle nostre fabbriche di prodotti interne”.