Il riscatto è riservato a tutti coloro che hanno conseguito un titolo di studio universitario, incluse lauree triennali, magistrali, specialistiche e dottorati
Grillo (Progetica): “La situazione di ognuno è differente, in termini di età, regime pensionistico, anni di contribuzione, durata del corso da riscattare. Non c’è una regola universale”
Il riscatto della laurea consente di valorizzare ai fini contributivi gli anni di studio. Come se, in altre parole, avessimo iniziato a lavorare già ai tempi dell’università. Con un effetto duplice: può anticipare il momento della pensione (generalmente ci si concentra su questo obiettivo) o aumentare l’assegno pensionistico. Ma quando e a chi conviene? Partiamo dalle basi.
Riscatto della laurea: requisiti e costo
“Il riscatto è aperto a chi ha conseguito un titolo di studio universitario, tra i quali sono incluse le lauree triennali, magistrali e specialistiche, i diplomi di specializzazione e i dottorati”, spiega a We Wealth Alessandro Grillo, consultant di Progetica. Attenzione però: si possono riscattare solo gli anni di corso legale e non eventuali anni “fuori corso”. Il costo dipende da alcune variabili. Innanzitutto, per chi ha una quota di pensione calcolata con il metodo retributivo, il costo relativo è determinato in base all’aumento dell’assegno pensionistico che ne deriverà. Per chi appartiene al regime di calcolo contributivo, il costo annuo è ottenuto moltiplicando la propria aliquota contributiva al reddito dell’ultimo anno. Il riscatto agevolato prevede invece un importo fisso basato sui minimi di contribuzione di artigiani e commercianti, ovvero circa 6mila euro.
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Il riscatto della laurea è deducibile?
“Questi costi sono in ogni caso deducibili e rateizzabili, senza interessi, in 10 anni. Poiché però ciò che versiamo per riscattare la laurea genera montante contributivo, sono soldi che ci verranno restituiti, sebbene in forma di rendita pensionistica”, dichiara Grillo. “Ciò premesso, il riscatto agevolato è esercitabile solo da chi ha iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio del 1996 e per alcuni pre-1996, a condizione di optare per il ricalcolo contributivo dell’intero assegno. Detto questo, la differenza tra riscatto standard e agevolato si situa semplicemente nell’importo; fatta eccezione per questo aspetto, i due istituti si equivalgono”, aggiunge l’esperto.
Riscatto della laurea: quando conviene
Ma a chi conviene davvero? Se il riscatto è fatto per aumentare l’importo pensionistico, tutti possono valutarlo. Siccome però di norma si riscatta per anticipare, dice Grillo, l’aspetto chiave consiste nel paragonare l’età della pensione di vecchiaia (oggi fissata a 67 anni) e quella della pensione anticipata (che oggi richiede 42 anni e 10 mesi di contribuzione per un uomo e un anno in meno per una donna, con o senza riscatto). In base a questa logica, un riscatto di laurea quinquennale consentirebbe di anticipare la pensione solo a chi ha cominciato a lavorare prima dei 30 anni.
Riscatto di laurea o fondo pensione?
Per valutare la migliore soluzione tra riscatto della laurea e fondo pensione, supponiamo si tratti di un 40enne che andrà in pensione a 67 anni, con un profilo di rischio medio-alto. In una simulazione fornita a We Wealth da Progetica risulta evidente come versando 24mila euro per riscattare agevolatamente una laurea quadriennale, ci si potrebbe attendere un aumento della pensione di circa 1.000 euro annui; versando invece la stessa cifra in previdenza complementare, ci si potrebbe attendere circa 3mila euro. La previdenza complementare, precisa però Grillo, non consente di anticipare i tempi della pensione ma di beneficiare dei rendimenti dei mercati finanziari, generalmente superiori rispetto al tasso di crescita del Prodotto interno lordo con il quale l’Inps rivaluta i montanti contributivi. “La previdenza complementare ha inoltre un limite di deducibilità dei contributi, pur con qualche eccezione di 5.164 euro annui”, conclude l’esperto.