In un secondo progetto di monumento per Garibaldi destinato a piazza Cairoli a Milano, Rosso è ancora più audace: elimina del tutto la figura di Garibaldi, andando contro la tradizionale verticalità dei monumenti, creando invece un monumento orizzontale al popolo che lottò e partecipò al Risorgimento in tutta la sua diversità, piuttosto che la falsamente rassicurante figura paterna unica al vertice. Entrambi i monumenti sono stati rifiutati, ma ci mostrano che i monumenti possono commemorare senza rendere eroico l’argomento o il protagonista.
Nel mio nuovo volume su Medardo Rosso, parlo di un altro modo di guardare le sue opere: ogni fusione porta con sé le imperfezioni della sua nascita, la sua suscettibilità all’ambiente circostante e gli effetti di luce e ombra sulle sue superfici. Questo è legato all’insolito modo in cui Rosso ha fuso le sue cere e i suoi bronzi, che rende visibile a noi la delicatezza del processo di fusione, mantenendo tutti gli errori e gli incidenti della sua creazione, comprese le bolle d’aria, gli squarci, i buchi, e le zone dove la forma in gelatina entro cui erano fuse le sue cere si è strappata o il bronzo liquido non ha raggiunto completamente la forma quando è stato versato nello stampo. Ogni diversa fusione porta le tracce e le cicatrici della sua realizzazione.
L’arte di Rosso, come diceva poeticamente l’artista Giovanni Anselmo, trasmette una sensazione vivida e palpitante, come una fiamma ardente, “vibra, non solo sulla superficie ma anche all’interno, come se avesse un cuore pulsante”. Rosso era un artista che sapeva percepire la fragilità negli altri, se non in sé stesso. I tratti del suo cupo Bambino ebreo o del suo etereo Ecce puer, il bambino colto di sorpresa nel primo raggio di luce del mattino, emergono a malapena da una massa di materia, e il suo Enfant malade ci ricorda gli effetti della sofferenza e della malattia.
La sua minuscola figura di un vecchio convalescente in ospedale, originariamente intitolata Après la visite, più tardi nota come Malato all’ospedale, ci ricorda la delicatezza, la vulnerabilità e la precarietà della nostra condizione umana quando siamo malati. Questa immagine, che ritrae il momento dopo che il visitatore ha lasciato il paziente in ospedale, mostra un transitorio stato psicofisico di stanchezza, una volta terminato lo sforzo e la performance di fronte a un visitatore. Come nelle immagini non eroiche di Garibaldi, in cui Rosso sceglie di mostrarci l’ex guerriero stanco e contemplativo piuttosto che l’eroe generale vittorioso sopra un cavallo, Après la visite ritrae un fragile malato in ospedale, una dichiarazione umana forte, non eroica, ma molto commovente.
Con l’augurio che potremo trovare la forza nelle nostre fragilità nel 2021.