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Poco lontano da piazza Borromeo, la cui storia abbiamo raccontato lo scorso 3 gennaio, sopravvive un incrocio dal nome curioso: Cinque vie, così chiamato perché qui confluiscono le vie del Bollo, Santa Maria Podone, Santa Maria Fulcorina, Santa Marta e Bocchetto.
Oggi confuso crocicchio di strade, con tanto di voragine lasciata dalla guerra che da allora attende di essere colmata, le Cinque vie sono state nel Medioevo luogo di tutto rispetto, ambito da notai, avvocati e imprenditori che facevano a gara per avere casa e bottega da queste parti. Tant’è che ai nomi propri, spesso facevano seguire la qualifica “dalle Cinque vie”, a denotare un rango che senz’altro faceva la differenza.
Sull’origine di questo toponimo sono state scritte molte storie. In alcune viene identificato come
il primo snodo urbanistico di età imperiale. In verità le Cinque vie sono strade medioevali, nate intorno all’unica romana – il Decumanus maximus -, oggi via Bollo, che proseguiva dritta lungo le attuali Santa Maria Fulcorina e Santa Maria della Porta, per terminare all’altezza di Via San Giovanni sul Muro, dove al tempo della città romana si trovava Porta Vercellina. In questo dedalo di viuzze, da secoli si respira odore di affari e di denaro: nomi di antiche contrade come “
Moneta”, “Bollo”, “Zecca”, ci ricordano che qui da almeno duemila anni si è sempre concentrato il negòtium degli affari, quelli sonanti, poco lontano dal Foro, che occupava l’area compresa fra la Pinacoteca Ambrosiana e l’attuale via San Maurilio, dove invece venivano decisi i destini politici della città e sopra il quale all’inizio dell’XI secolo venne gettata la prima pietra di quella che sarebbe diventata la chiesa del Santo Sepolcro.
Ancora oggi, a distanza di millenni, in quest’area ha sede
il cuore finanziario della città, riassunto nei simbolici edifici della
Banca d’Italia e della Borsa. Perché Milano è fatta così: malgrado tutte le distruzioni subite, conserva dei luoghi che non hanno mai perso la loro vocazione, piuttosto l’hanno tramandata, nei secoli fedele, come recita il motto dei Carabinieri, che hanno sede nel palazzo voluto da Mussolini in via delle Fosse Ardeatine. Firmato dall’architetto Piero Portaluppi, autore di Villa Necchi Campiglio e molti altri celebri edifici disseminati per la città, conserva al suo interno uno fra i più grandi bassorilievi mai realizzati: il Volo delle Vittorie di Lucio Fontana.
Una curiosità: prima che la legge Merlin chiudesse le case di tolleranza, in uno degli edifici che ancora affacciano su questo crocicchio e che per discrezione non possiamo rivelare, veniva praticato il mestiere più antico del mondo. Alcuni storici abitanti del quartiere raccontano che la vecchia megera che governava il postribolo, in barba alla legge, ha tenuto fede alla sua vocazione ben oltre il 1958 e non di rado la si poteva vedere seduta, sul limitare dell’uscio, in attesa dei clienti.
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