Alla vigilia della riunione della Fed del 1° maggio, i dati sull’inflazione dell’Eurozona sembrano confortare a sufficienza l’aspettativa che la Bce proceda con il suo primo taglio dei tassi nella riunione di giugno. Questo aprirà un primo divario nelle politiche monetarie fra le due sponde dell’Atlantico, anche se gli analisti non sembrano convinti che la Bce potrà tagliare ripetutamente, se la Fed non inizierà a fare altrettanto. Probabilmente la riunione della Fed offrirà un’indicazione su quanto Jerome Powell e colleghi potrebbero temporeggiare, prima di iniziare la discesa dei tassi.
Ad aprile l’inflazione dell’Area euro è prevista in discesa dal 2,9 al 2,7%, ha dichiarato Eurostat, superando di un decimale le attese degli analisti. L’inflazione relativa ai servizi, particolarmente sorvegliata per via dell’elevata influenza del costo del lavoro sui prezzi finali di questo settore, è scesa per la prima volta da oltre sei mesi, dal 4 al 3,7%, anche se il calo è stato minore del previsto.
La reazione immediata delle Borse sembrava scontare lo scenario di una Bce in atteggiamento guardingo dopo giugno, con una virata verso il basso in tarda mattinata, in seguito riassorbita per il listino Euro Stoxx 600; più negativa la reazione del Ftse Mib, in calo dello 0,39% attorno alle ore 14 di martedì. Stabile, invece il cambio euro-dollaro, così come anche il rendimento del Btp decennale che rimane al 3,85%.
La visione degli analisti
“Gli ultimi dati sull’Indice prezzi al consumo confermano che l’inflazione si sta stabilizzando” nell’Eurozona, anche se la crescita del Pil del primo trimestre, che nell’Eurozona ha superato le aspettative salendo dello 0,3% anziché dello 0,1% “aumenta le probabilità che la Bce non si impegni in anticipo a effettuare ulteriori tagli oltre giugno”, ha affermato Mauro Valle, Head of Fixed Income, di Generali Asset Management. “Anche una posizione più prudente della Fed sulle prossime decisioni di politica monetaria sarà un fattore da considerare per i membri della Bce”, ha aggiunto Valle, “continuiamo a prevedere tre tagli della Bce entro dicembre, ma il percorso futuro dei tassi ufficiali è ora più legato allo scenario economico del prossimo mese”.
Anche se la crescita dei salari è elevata in Europa, l’aumento della produttività sta consentendo le imprese a non scaricare buona parte del costo del lavoro sui prezzi finali o a dover ridurre I profitti. “Il rilancio della produttività significa che la Bce è in grado di procedere con i tagli dei tassi, anche se la crescita dei salari non dovesse scendere sotto il 3%”, ha commentato Tomasz Wieladek, chief european economist di T. Rowe Price, per il quale la Bce inizierà a tagliare a giugno, per poi procedere con altri due o tre tagli nel resto dell’anno. Il fatto che l’inflazione dei servizi sia scesa più per un effetto base, potrebbe complessivamente rendere “la Bce più cauta riguardo al ritmo dei tagli dei tassi dopo giugno”.
Quest’ultima ipotesi è stata in qualche modo anticipata anche da alcuni membri del board Bce. Lunedì 29 aprile il governatore della banca centrale olandese, Klaas Knot, solitamente inserito nel gruppo dei “falchi”, aveva concesso sull’eventualità di poter tagliare I tassi a giugno. Tuttavia, ha aggiunto in un’intervista rilasciata al Nikkei, “dopo giugno dovremo avere un approccio cauto”, senza “nessun impegno prestabilito sulle tempistiche del percorso” dei tagli.
Le mosse operative degli investitori: bond a breve scadenza
I dati sui flussi di capitale sui fondi d’investimento hanno indicato una decisa virata sui titoli obbligazionari a breve scadenza la scorsa settimana, rispetto alle controparti di medio-lungo termine, ha riferito un rapporto di Bank of America del 26 aprile. “Pensiamo che il rischio di costi di finanziamento più elevati e persistenti negli Stati Uniti metta sotto pressione le operazioni legate alla duration”, che traggono vantaggio dallo scenario in cui I tassi scendono, “vediamo un potenziale di guadagno migliore nei crediti a scadenze più brevi”, hanno commentato gli analisti di BofA.
