- In alcuni periodi passati i fondi di investimento immobiliare non si sono mossi in stretta correlazione con il mercato azionario statunitense. Ma negli ultimi anni qualcosa è cambiato
- Nell’ultimo decennio, il Bitcoin e le altre principali criptovalute hanno riportato un coefficiente di correlazione inferiore allo 0,3 rispetto ad azioni, obbligazioni, immobili, oro e materie prime
Diversificare il portafoglio significa investire in un mix di asset in modo da ridurre il rischio che un singolo investimento possa avere un impatto troppo elevato sul rendimento complessivo. In altre parole, vuol dire distribuire i propri risparmi in un ventaglio di strumenti in modo da limitare i danni nel caso in cui alcuni di essi non restituiscano una performance “brillante”. Ma costruire un portafoglio diversificato potrebbe essere più facile in teoria che in pratica: molte asset class spesso indicate come interessanti a tal fine possono infatti non essere all’altezza della loro reputazione. In una nuova analisi dal titolo 3 assets that might not diversify as well as you think Morningstar ne ha analizzate tre che, se combinate con altre, potrebbero non offrire i vantaggi attesi.
Immobiliare
La prima asset class che potrebbe non diversificare così bene come si crede è quella dell’immobiliare. “In alcuni periodi passati, i fondi di investimento immobiliare non si sono mossi in stretta correlazione con il mercato azionario statunitense più ampio”, racconta Amy C. Arnott, portfolio strategist di Morningstar Research Services. “Le loro correlazioni a tre anni sono scese fino a 0,10 in alcuni periodi, come i primi anni 2000. L’essere svincolati dal mercato azionario generale può portare a migliori rendimenti corretti per il rischio quando gli immobili vengono aggiunti a un portafoglio diversificato”, spiega. Tuttavia, ultimamente l’immobiliare si è mosso più in linea con le azioni in generale. Nei tre anni conclusisi il 30 aprile 2024, per esempio, l’indice Ftse Nareit All Equity REITs ha registrato una correlazione dello 0,88 rispetto al mercato azionario più ampio. Se immobili e azioni viaggiano in tandem, i primi diventano un cuscinetto meno valido contro i ribassi dei mercati orso. “In passato l’immobiliare aveva resistito meglio del mercato complessivo durante alcune correzioni come quelle del 1973 e del 1974, della fine del 1987 e dell’inizio del 2000. Ma durante i tre più recenti mercati ribassisti ha subito perdite più pesanti della media”, ricorda Arnott.
Bond ad alto rendimento
Un altro caso è quello dei bond ad alto rendimento, anche detti “junk bond”, ovvero titoli obbligazionari emessi da società ad alto rischio di insolvenza e con un elevato rendimento atteso. “Sono meno sensibili alle oscillazioni dei tassi di interesse rispetto alle obbligazioni investment-grade, il che significa che possono offrire un’opportunità di diversificazione all’interno della parte obbligazionaria di un portafoglio”, dice Arnott. Contestualmente, però, sono correlati positivamente con le azioni: soffrono entrambi durante i periodi di crescita economica più debole. Nell’ultimo triennio, infatti, i bond high yield hanno presentato un coefficiente di correlazione di 0,88 rispetto alle azioni.
Criptovalute
L’ultima classe di attivo analizzata da Morningstar è quella delle criptovalute. Generalmente evidenziano una bassa correlazione con la maggior parte delle altre asset class: nell’ultimo decennio, il Bitcoin e le altre principali criptovalute hanno riportato un coefficiente di correlazione inferiore allo 0,3 rispetto ad azioni, obbligazioni, immobili, oro e materie prime, per esempio. “Ma ci sono due ragioni per cui le cripto potrebbero non essere la scelta migliore per diversificare il portafoglio”, avverte Arnott. “In primo luogo, poiché gli asset digitali hanno suscitato un maggiore interesse da parte degli investitori tradizionali, le correlazioni sono aumentate costantemente negli ultimi anni”. Nel triennio conclusosi nel 2023, come evidenziato nel grafico sottostante, l’indice MarketVector Bitcoin evidenziava una correlazione dello 0,55 rispetto alle azioni, un dato in crescita se si pensa che in alcune fasi si è avvicinato allo zero o è addirittura sceso sotto lo zero.
“In secondo luogo, il potenziale valore di diversificazione delle criptovalute è stato messo in ombra dalle oscillazioni estreme delle loro performance”, aggiunge Arnott. Nell’ultimo triennio il Bitcoin è stato quasi quattro volte più volatile delle azioni, ricorda infatti l’esperta. In definitiva, conclude, ci sono due limiti dell’analisi della correlazione. “In primo luogo, le correlazioni possono cambiare nel tempo, il che significa che asset che un tempo erano ottimi strumenti di diversificazione potrebbero non esserlo più. In secondo luogo, anche asset che presentano un coefficiente di correlazione relativamente basso possono essere soggetti a un rischio di ribasso superiore alla media”.