Il gruppo Lvmh, che attualmente vale 333 miliardi di euro (valore che ne fa il 21esimo gruppo al mondo per valore di borsa) è «forte» in Italia e vi possiede una decina di strutture di lusso, «di grande storia e di grande fascino». In Italia e in Europa gli americani sono tornati a viaggiare. Ma a Milano manca ancora il turismo asiatico: la tolleranza zero nei confronti del covid scelta da paesi come la Cina rende impossibile prevedere una ripresa stabile della domanda turistica da quella regione. Macao è un’ottima cartina tornasole della situazione: «alcuni giorni il turismo nella città fa segnare il +100%, altri il -97%». I cinesi ricchi stanno tornando timidamente a viaggiare all’estero, ma soprattutto in posti come Maldive e Dubai. È a loro che il Belpaese deve mirare: quello cinese oggi è un mercato più che doppio rispetto a quello che era nel 2019, rivela Guerra.
Nel nostro paese dobbiamo fare in modo di diventare i numeri uno dell’ospitalità, almeno nel sud Europa. Il covid è stato un eccezionale momento di «check-up di marchio, azienda, clienti, fornitori. Più si abbassa il mare, più emergono eventuali scogli, più sii vede se il sistema era equilibrato». La crisi ha permesso di individuare tre chiavi: equilibrio, resilienza, relazione. L’equilibro è concetto fondamentale nel lusso, fra «bravi e non bravi: dopo il covid la mediocrità non può più esistere». La vulnerabilità si batte con la resilienza, così come con la capacità di avere una capacità di relazione con il consumatore. Anche nel turismo di lusso, sopravvivrà chi più ha le spalle larghe. Gli operatori dei fondi di pe sono a caccia di occasioni, ma «l’Italia è in vendita, non in svendita. Dobbiamo «passare dall’essere il Paese più desiderato a quello più visitato: l’Italia è tutta bella e per noi le isole sono il punto di attrazione maggiore».