Dorothy Iannone, artista anticonformista paladina dell’amore libero

Alice Trioschi
Alice Trioschi
17.1.2023
Tempo di lettura: 3'
Il 26 dicembre scorso è venuta a mancare l’artista americana di origini italiane Dorothy Iannone, anticonformista e paladina dell’amore libero. Conosciuta per le sue opere provocatorie, ha vissuto tra New York e Berlino in compagnia del marito Dieter Roth

Il 26 dicembre scorso è venuta a mancare l’artista americana di origini italiane Dorothy Iannone, deceduta ad 89 anni a Berlino dopo una breve malattia, così come confermato da Air de Paris, galleria parigina con cui Dorothy collaborava da anni. 


Nata a Boston, Massachussets, l’artista fu cresciuta dalla madre sarta (il padre mancò quando Iannone aveva due anni).  Della sua infanzia Dorothy ha dichiarato di ricordare pochi episodi, ma di essere stata spesso portata in chiesa dalla madre fino a quando, ormai adolescente, prese la comunione senza aver confessato i propri rapporti sessuali con il fidanzato dell’epoca. Fu accusata di aver commesso un peccato capitale, cosa che la portò ad allontanarsi dal cristianesimo – dimostrando il proprio spirito anticonformista - e a diventare successivamente buddista. 

Nel 1953 Iannone si iscrisse alla Boston University per studiare letteratura inglese e americana, continuando poi gli studi alla Brandeis University di Waltham. Ammessa per un dottorato a Stanford, Dorothy vi rinunciò per sposare nel 1958 l’artista investitore James Upham e trasferirsi con lui a New York, dove la coppia diventò velocemente un riferimento del jet-set cittadino. Qui Iannone realizzò le prime opere seguendo lo stile dell’espressionismo astratto – allora popolare – e ritratti commissionati da personaggi del calibro di Charlie Chaplin e Jaqueline Kennedy. Grazie ai numerosi viaggi con il marito a Kyoto, l’artista scoprì l’amore per l’arte orientale e creò una serie di collage usando foglie e carta giapponese, tornando a uno stile più figurativo. Da questi primi lavori si evidenziò lo spiccato interesse di Dorothy per la libertà anche intesa come rappresentazione del corpo in tutte le sue forme, con particolare accento sulla nudità (e i genitali) dei soggetti ritratti nelle sue opere.  

Dal 1960 il nome dell’artista venne conosciuto dal grande pubblico per un peculiare fatto di cronaca: al ritorno da un viaggio con James, Dorothy fu bloccata all’aeroporto newyorkese di Irwin con il libro Tropic of Cancer di Henry Miller in valigia. Al tempo bandito dagli stati Uniti per il contenuto esplicito, il libro poteva essere importato nel Paese solo per “ragioni di studio”. Affermando di avere il libro con sé per “piacere”, Dorothy intentò una causa per la restituzione del manoscritto con la New York Civil Liberties Union contro il governo statunitense, vincendo incredibilmente la controversia e portando alla rimozione della censura su tutti i libri dell’autore. 


Nonostante lo scalpore causato dalla vincita della causa legale, l’appartenenza di Iannone al gruppo artistico Fluxus e alla sua sponsorizzazione da parte della Stryke Gallery, le opere di Dorothy furono considerate in maniera più approfondita solo dopo l’incontro con l’artista Dieter Roth. I due si conobbero nel 1967 durante un viaggio in Islanda e si innamorarono follemente: un mese dopo il primo incontro Dorothy lasciò James, sposò Dieter e si trasferì con lui a Düsseldorf. In un’intervista rilasciata a Maurizio Cattelan, Iannone ha spiegato che Roth diventò sin da subito la sua musa, e che lei e Dieter diventarono “le star” delle sue creazioni (anche dopo la separazione dei due, nel 1974). Le opere di Iannone si trasformarono in lavori sessualmente espliciti, rappresentanti la vita privata della coppia. Il manoscritto Lists (IV): A More Detailed Than Requested Reconstruction – from The Book of D & D, illustra con 30 disegni in bianco e nero tutti gli uomini con cui Dorothy ebbe un rapporto sessuale (libro creato appositamente per il marito). An Icelandic Saga (1978-1986) racconta in un libro con 48 disegni la storia d’amore della coppia, dalla conoscenza al divorzio dal primo marito, assimilandola ad un mito nordico. In I am Whoever You Want Me to Be (1970) e I Begin to Feel Free (1970) Dorothy e Dieter sono ritratti in pose erotiche ispirate a personaggi dell’antichità, come Antonio e Cleopatra. Alcuni dei lavori dell’epoca furono censurati, come il mazzo di tarocchi Ta(rot) Pack (1968-1969) eliminato da un group show alla Kunsthalle di Berna o addirittura distrutti, cosa che successe ad alcuni libri d’artista durante un passaggio alla dogana inglese.


Anche con l’arrivo dei primi riconoscimenti importanti, Dorothy mantenne la sua vena libertina e provocatoria. In occasione della sua prima esposizione museale al Musee d’Art Moderne de la Ville de Paris, l’artista creò I Was Thinking Of You (1975). L’installazione comprendeva un video del viso di Dorothy nell’atto di raggiungere l’orgasmo durante la masturbazione. L’opera causò un grande scalpore e non fu forse all’epoca pienamente capita, ma fu anzi parzialmente osteggiata (Dorothy ha dichiarato poi in seguito di essere imbarazzata ogni volta in cui riguardava il video, ma allo stesso tempo di essere soddisfatta di averlo registrato). 


L’amore libero e potente di Dorothy è stato rivalutato soprattutto nell’ultimo ventennio, in particolare a partire dal 2005, anno in cui I Was Thinking Of You è stata ricreata alla Tate Modern, seguita poi nel 2006 da un progetto simile alla Whitney Biennial. Nel 2009 l’artista ha ottenuto la sua prima esposizione in un museo americano, il New Museum di New York. Nel 2018, all’artista è stato commissionato un murales per l’High Line di New York: il risultato è stato il ritratto di tre statue della libertà accompagnato dalle parole I Lift My Lamp Beside The Golden Door. Negli ultimi anni, le opere pittoriche di Dorothy hanno ottenuto anche buoni risultati all’asta, venendo vendute per cifre stimate tra i 20.000 e i 50.000 euro (tra le opere che hanno realizzato i risultati migliori, troviamo Hello And Goodbye To Copenaghen (1982), venduta da Sotheby’s nel 2015 per 46.000 dollari, Je Veux Te Posséder Malgré Mes Principes (1972) battuto da Grisebach nel 2017 per circa 39.000 Euro, Ta(rot) Pack (1968-1969), aggiudicata da Christie’s nel 2011 per circa 24.000 Euro). 

Dorothy si è però sempre tenuta lontana dal mercato e dal mondo dell’arte istituzionalizzato e teorico, continuando a produrre opere solo per il piacere di farlo. Così come da lei dichiarato: “mi piace comunicare il mio essere. Non so mai all’inizio come terminerò un’opera. Quando finisco un lavoro, provo soddisfazione, ma è un sentimento passeggero e fugace. Il viaggio per me è ciò che conta”. 

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Esperta d'arte e del suo mercato, Alice ha lavorato nell'ufficio stampa di Christie's a Londra, occupandosi della relazioni interne ed esterne con i giornalisti. Dopo aver collaborato con Camera Arbitrale per la risoluzione di conflitti d'arte e beni culturali, oggi lavora per Fondazione Human Technopole occupandosi degli aspetti legali riguardanti il mondo della ricerca scientifica.

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