- Solo il 58% delle donne ha un conto corrente personale. Il 12,9% ne ha uno intestato al partner o un familiare e il 4,8% non ne possiede alcuno
- Corna Pellegrini: “I consulenti finanziari possono essere agenti di cambiamento, promuovendo una cultura finanziaria che riconosce e valorizza le differenze di genere”
In Italia solo il 58% delle donne ha un conto corrente personale. Il 12,9% ne ha uno intestato al partner o un familiare e il 4,8% nessuno. Su un campione di 1.400 italiane intercettate da Global Thinking Foundation, ben il 21,5% vive una condizione di dipendenza finanziaria. Se poi si guarda più in generale al tema della parità di genere, l’ultimo Global gender gap report del World economic forum mostra come in un anno l’Italia abbia perso otto posizioni, scivolando dal 79° all’87° posto a livello mondiale. Ed è proprio l’area economica quella che evidenzia il più ampio margine di manovra.
Gender gap: banker a rapporto
“Uomini e donne spesso hanno approcci e necessità finanziarie diverse”, ricorda infatti a We Wealth Paola Corna Pellegrini, board member di UN Women Italy, comitato nazionale accreditato dalle Nazioni Unite che promuove l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile. “Le donne, ad esempio, tendono a vivere più a lungo e possono avere carriere più frammentate a causa di interruzioni per maternità o cura della famiglia, il che può influenzare la loro capacità di risparmiare e investire per il futuro”, spiega. In questo contesto, i consulenti finanziari possono essere agenti di cambiamento, promuovendo una cultura economica che riconosca e valorizzi le differenze di genere e abilitando una gestione del patrimonio più equa e sostenibile.
Il ruolo delle mandanti
“I banker possono sensibilizzare i clienti sull’importanza della parità di genere nella gestione del patrimonio e incoraggiare una maggiore partecipazione delle donne nelle decisioni finanziarie familiari”, osserva Corna Pellegrini. “È essenziale che supportino una pianificazione a lungo termine, considerando fattori come la longevità e le possibili interruzioni di reddito. Ma anche facilitare la creazione di reti e comunità di supporto può promuovere una cultura di mutuo aiuto e crescita collettiva”. In questo percorso, anche le mandanti possono fare la loro parte, non solo portando a bordo più consulenti donne (che attualmente rappresentano solo poco più del 22% secondo Ocf) ma anche favorendo un coinvolgimento attivo e partecipe degli uomini.
“Uno studio condotto negli Stati Uniti mostra come il 90% delle donne vedove, con ingenti patrimoni ereditati dai loro mariti, nel giro di un anno cambia consulente”, racconta Corna Pellegrini. “La discriminante, molto spesso, è l’atteggiamento: occorre ascoltare le donne, capire le loro esigenze e restituire le risposte più adatte alla loro visione”, suggerisce la manager, che tra l’altro riveste anche il ruolo di presidente di Aiceo (Associazione italiana Ceo) e di Winning Women Institute. Andando oltre l’industria del wealth management, Corna Pellegrini sostiene che nonostante ci siano molti uomini autenticamente convinti del valore della parità di genere, difficilmente diventano ambassador contro le disparità. Secondo l’esperta, per portarli realmente a bordo occorrerebbe abbandonare il concetto di “gender gap” a favore di un più positivo “gender opportunity”.
Una donna su due subisce violenza economica
“Per accelerare la crescita del Pil del nostro Paese è essenziale aumentare l’occupazione delle donne, valorizzare le loro competenze e ridurre il divario retributivo in tempi più rapidi rispetto alle stime attuali”, afferma Corna Pellegrini. La disparità tra uomini e donne è infatti ancora significativa, con un gap del 30% nelle pensioni e del 15-16% nei salari. Quasi una donna su due, in Italia, subisce violenza economica secondo un rapporto condotto da WeWorld e Ipsos.
“L’educazione finanziaria può giocare un ruolo cruciale: fornire alle donne le conoscenze necessarie per gestire i propri soldi in modo indipendente è fondamentale”. Inoltre, è importante sensibilizzare l’opinione pubblica sui danni della violenza economica e rafforzare le leggi contro gli abusi. “Occorre creare opportunità economiche per le donne, come l’accesso a lavori ben retribuiti. La formazione professionale e il supporto per l’imprenditorialità possono aiutare”. Ma ancora una volta gli uomini stessi devono essere coinvolti. “Incoraggiarli a sostenere le donne nelle loro vite può contribuire a cambiare le dinamiche di potere”, afferma la manager.
I progetti di UN Women Italy
In questo contesto, UN Women Italy lavora attivamente per sensibilizzare l’opinione pubblica e influenzare positivamente le politiche internazionali a favore della parità di genere e dell’emancipazione delle donne attraverso una serie di iniziative. “Uno dei progetti chiave è la campagna HeForShe, che mira a coinvolgere uomini e ragazzi come sostenitori della parità di genere, incoraggiandoli a prendere posizione”, spiega Corna Pellegrini. “Da ricordare infine i 7 Women Empowerment Principles, sviluppati insieme al Global Compact dell’Onu, ispirati a reali pratiche aziendali e volti a promuovere una condizione paritaria per le donne nel mondo del lavoro. E la Generation Equality Action Coalitions, volta ad accelerare l’attuazione della parità di genere, con un focus sulle nuove generazioni”.
Articolo tratto dal n° di dicembre 2024 di We Wealth.
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