Tra le tendenze più dirompenti sul mercato europeo degli Etf, che ha chiuso il 2022 con asset in gestione per 1,42 trilioni di dollari (dati Etfgi), c’è il crescente ruolo che sono destinate a ricoprire le piattaforme digitali d’investimento. La digitalizzazione della distribuzione degli Etf può ridurre i costi, migliorare l’accessibilità e attrarre nuovi investitori, facendo breccia sempre più tra gli investitori retail.
Boom degli Etf Savings Plan in Germania
Il mercato che sta dando maggiori riscontri in tal senso è quello della Germania, con i piani di risparmio in Etf che stanno attirando nuove categorie di investitori. Entro il 2026 gli Etf Savings Plan potrebbero arrivare a quota 20 milioni di sottoscrizioni mensili stando alle stime contenute nel report ‘ETF-Sparplanmarkt 2026’ di extraETF. Il volume degli investimenti in Etf dagli investitori retail dovrebbe quadruplicare a circa 350 miliardi di euro entro lo stesso anno.
La tendenza appare chiara con sempre più investitori che guardano a consulenza automatizzata (robo-advice) e piattaforme digitali, allargando così la platea di chi decide di affacciarsi sui mercati anche con capitali ridotti e attraverso strumenti a basso costo come gli Etf. “Ci sono tanti elementi che facilitano le scelte d’investimento come l’informativa che arriva all’investitore finale, l’impiego dell’intelligenza artificiale che permette la valutazione comportamentale delle scelte di investimento abilitando sempre di più l’autonomia dell’investitore”, rimarca a We Wealth Mauro Panebianco, Partner Pwc Italia e Asset & Wealth Management Leader. “I piani di accumulo – prosegue Panebianco – prevedono un orizzonte di investimento di lungo periodo e versamenti progressivi nel tempo, sono i veicoli ideali per i prodotti a gestione passiva che, come l’esperienza degli Stati Uniti insegna, a fronte di bassissimi costi, sono in grado di soddisfare le esigenze dell’investitore finale con ottimi ritorni”.
Oggi in Italia il mondo del passivo risulta ancora fortemente attrattivo per l’investitore istituzionale, mentre l’investitore retail risulta ancora ancorato alle vecchie logiche nelle quali la gestione attiva è preponderante, “ma è un processo inarrestabile e i passivi sfonderanno anche tra i retail”, argomenta Panebianco.
Sguardo al lungo periodo con esposizioni allargate
La tedesca Scalable Capital ha recentemente annunciato di aver raggiunto un milione di piani di risparmio in Etf o azioni con la grossa fetta degli investitori (43%) che scelgono tale strumento d’investimento che è nella fascia 26-35 anni. Oltre il 90% di questi piani di risparmio sono in Etf e i sottoscrittori si mostrano propensi a posizionarsi sul lungo periodo con esposizioni allargate a indici quali l’MSCI World. In media, gli investitori hanno tre piani di accumulo e investono nei propri piani circa 470 euro al mese. “Sullo sfondo dell’aumento dell’inflazione e del crescente divario pensionistico, le offerte di investimento facili e convenienti sono essenziali per i clienti retail”, argomenta Erik Podzuweit, fondatore e ceo di Scalable Capital. Alessandro Saldutti, Country Manager Italia di Scalable Capital, aggiunge che “un’educazione finanziaria consapevole combinata con un risparmio facilmente accessibile e conveniente sui mercati, rappresenta una chiave di volta per permettere agli italiani di prendere in mano il proprio futuro finanziario.”
A fine gennaio è arrivata anche la partnership di BlackRock con la piattaforma digitale Bux per lanciare piani di risparmio ETF in otto paesi europei, tra cui anche l’Italia. Il neobroker Bux, che ha un milione di utenti in tutta Europa, ha commissionato un sondaggio a 5.000 persone in cinque mercati europei, dal quale emerge che il risparmio a lungo termine è la motivazione chiave per investire. Quando si tratta di motivi per non investire, il 42% ha affermato che la mancanza di conoscenza è l’ostacolo principale, seguito dal 40% che ha affermato di non sapere da dove cominciare. Relativamente all’Italia, è emerso che il 15% degli investitori investe per dare sicurezza futura alla famiglia, privilegiando anche il risparmio a lungo termine (13%). L’Italia è il paese con il maggior numero di intervistati che affermano di non avere esperienza, con il 49%.
Altra piattaforma digitale che sta crescendo a livello europeo è Trade Republic che propone oltre 2.000 Etf, tutti acquistabili tramite piani di risparmio senza commissioni. “Li offriamo gratuitamente ai nostri clienti per un motivo ben preciso: perché vogliamo incentivare i comportamenti virtuosi – spiega a We Wealth Emanuele Agueci, country manager per l’Italia di Trade Republic – . Tramite i piani di risparmio si può mediare il prezzo di ingresso, riducendo ulteriormente il rischio. Inoltre, con un piano di risparmio non ci si lascia influenzare dagli eventi di breve termine e si lasciano le emozioni fuori dalla porta, che è sempre l’approccio migliore”. E Trade Republic ha evidenziato proprio in periodi di forte volatilità, come la scorsa estate con rialzi corposi dei tassi di interesse e forti tensioni sui prezzi energetici, un picco di attivazione di piani di risparmio su ETF sia da clienti esistenti che nuovi.
In Italia tra i player più attivi c’è Directa SIM, pioniere del trading online e che è stata anche la prima in Italia a proporre PAC in Etf senza commissioni in scia all’accordo stretto a metà 2021 con Lyxor. Ad oggi oltre 3 mila clienti Directa hanno aperto un PAC in Etf e investono in media circa 670 euro al mese. “E’ un meccanismo automatico che è utile alla clientela retail che si muove in autonomia e lo mettiamo a disposizione anche dei consulenti autonomi a parcella che vogliano dare un advice sul costruirsi un portafoglio automatico progressivo”, rimarca a We Wealth Vincenzo Tedeschi, amministratore delegato di Directa SIM. A livello pratico l’investitore può scegliere l’importo da investire andando a selezionare gli Etf che andranno a comporre il PAC e imposta anche la frequenza di invio ordine, che nel caso di Directa SIM può essere una o due volte al mese. “Essendo il servizio gratuito – spiega Tedeschi – quasi tutti usano la doppia rata mensile in quanto ha più senso frazionare in due rate andando così a mediare meglio il prezzo di acquisto”.
Ma quali sono le differenze tra un Pac classico con fondi e uno in Etf? In primo luogo c’è la componente costi. “I primi costano tra il doppio e il triplo degli etf – taglia corto Tedeschi –e su un investimento azionario parliamo di circa 1% di costi in più all’anno. In aggiunta il PAC in Etf non ha costi di gestione e incasso rata. Si ha poi la comodità di uno strumento d’investimento, gli Etf, che è liberamente trasferibile con l’efficienza di avere ordini immediatamente eseguiti”.
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