Kelly Akashi (1983, Los Angeles) è stata per la prima volta accolta da una istituzione museale italiana. La mostra di cui scriviamo si inserisce all’interno del progetto Furla Series, alla sua sesta edizione, ed è il frutto della collaborazione oramai consolidata tra Fondazione Furla e la GAM, Galleria d’arte moderna di Milano, una partnership nata nel 2021 per promuovere progetti espositivi a cadenza annuale che offrono un’occasione unica di incontro tra i maestri del passato e i protagonisti del contemporaneo.
Kelly Arashi per le Furla Series
La particolarità di Furla Series è la volontà di Fondazione Furla di impegnarsi nella realizzazione di mostre ed eventi caratterizzati da un programma tutto al femminile, pensato per dare valore e visibilità al contributo fondamentale delle donne nella cultura contemporanea.
In mostra sono esposte una serie opere create appositamente dall’artista per interagire con gli spazi storici del museo e con le opere della collezione. Kelly Akashi, artista americana di origini giapponesi, nata e cresciuta a Los Angeles, è nota per la sua capacità di unire un approccio concettuale che, come tradizione vuole, si concentra sulla forma e sul processo creativo. Il suo lavoro si distingue per la maestria artigianale e la profonda conoscenza dei materiali, esplorando concetti universali come il tempo e lo spazio, l’impermanenza della natura, la transitorietà del corpo umano e l’entropia.
Utilizza principalmente materiali come vetro, cera e bronzo, modellandoli in forme che riflettono elementi naturali come: piante, fiori, conchiglie o parti del corpo umano, registrandone i cambiamenti fisiologici e il trascorrere del tempo. Queste forme, spesso fragili e preziose, sono disposte in composizioni poetiche che, sebbene familiari, suscitano una sensazione di straniamento, invitando a riflessioni esistenziali e offrendo una visione più ampia e meno antropocentrica. Kelly Akashi ci incoraggia a guardare le cose da una prospettiva diversa, più ampia e meno antropocentrica. Concetti universali come tempo e spazio, transitorietà del corpo umano ed entropia sono i tempi su cui ci invita a confrontarci.
“Converting Figures“
In mostra colpiscono due installazioni site-specific, la prima allestita nella prima sala che accoglie il pubblico, Converting Figures 2019, opera composta da un tavolo in legno di quercia, sulla quale sono collocate diverse sculture fra cui: un ramo, una roccia, cera d’api, vetro, corda, ceramica smaltata, bozzoli di baco da seta, acciaio, granito. Un tavolo che sorregge tanti piccoli elementi della natura, che con i loro colori e le loro forme richiamano gli elementi e i colori presenti nell’opera di Giovanni Segantini L’amore alla fonte della vita detta anche Gli amanti alla fonte della vita del 1896, appartenente alla collezione della GAM, allestita accanto a Converting Figures 2019.
L’opera appartiene alla fase matura dell’artista, che realizzò tre anni prima della morte, all’età di trentotto anni. È una delle più celebri opere della fase simbolista del pittore. L’opera rappresenta l’amore giocondo e spensierato della donna, e l’amore pensoso del maschio, uniti dall’impulso naturale della giovinezza e della primavera, desiderosi entrambi di amore eterno.
La fragilità del vetro di Kelly Arashi in dialogo con “Il Quarto Stato”
Proseguendo si accede nella sala che ospita l’iconico quadro di Giuseppe Pellizza da Volpedo Il Quarto Stato, in dialogo con l’opera Fiori da Ballo 2014, una installazione composta da tre sculture collocate al centro della sala, composte da vetro soffiato a mano e acciaio inossidabile. Il capolavoro di Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907), è opera emblematica dal punto di vista artistico, tecnico e sociale. La scena, ambientata in una piazza del paese natale del pittore, rappresenta la protesta di un gruppo di lavoratori, la cui marcia verso un futuro luminoso rivendica la forza coesiva e la dignità del lavoro da cui deve partire il riscatto del popolo.
È, dunque, un quadro monumentale a cui Pellizza lavora tra il 1898 e il 1901, anni caratterizzati da scioperi, proteste e rivendicazioni della classe operaia, di cui la pittura si fa portavoce. Presentato al pubblico alla Quadriennale di Torino del 1902, il dipinto rimase invenduto, ma divenne in breve un simbolo.
Nel 1920, nel clima incandescente del Biennio Rosso, Il Quarto Stato raggiunse Milano in occasione di una mostra. Il clamore suscitato fu tale da promuovere una sottoscrizione pubblica per assicurare la tela alla città, trovando collocazione nel Castello Sforzesco per poi passare alla Galleria d’Arte Moderna. Il vetro soffiato dei fiori di Kelly Akashi simboleggia una certa fragilità sorretta però da un materiale forte come l’acciaio inossidabile, esattamente come “all’epoca” la dignità dei lavoratori era fragile e precaria ma sorretta dalla forza di un popola che gridava un riscatto.
Galleria e curriculum di Kelly Arashi
Kelly Akashi è rappresentata da Lisson Gallery le sue opere attualmente occupano principalmente il mercato primario, infatti sono solo due opere sono presenti nel mercato delle aste, una battuta nel 2021 e una recentemente nel 2024, principalmente come sculture.
Recentemente si è conclusa una sua grande mostra personale, Formations, che ha viaggiato tra il San Jose Museum of Art, il Frye Museum of Art di Seattle e il Museum of Contemporary Art di San Diego (2022-2024), ed è stata accompagnata dalla pubblicazione della prima monografía completa sull’artista. Altre importanti mostre personali includono: Encounters, Henry Art Gallery, Seattle (2023); Cultivator, Aspen Art Museum (2020); a thing among things, ARCH, Atene, Grecia (2019); e Long Exposure a cura di Ruba Katrib, Sculpture Center, New York (2017).
È stata vincitrice del MOCA Distinguished Women in the Arts Award (2024), del LACMA Art + Technology Grant (2022), e del Carolyn Glasoe Bailey Foundation Art Prize (2019). Le sue opere sono incluse nelle collezioni permanenti di importanti istituzioni internazionali tra cui: Brooklyn Museum, New York; Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles; Hammer Museum, Los Angeles; Museum of Contemporary Art, Los Angeles e San Diego; Walker Art Center, Minneapolis; Frye Art Museum, Seattle; San Jose Museum of Art, San Jose;
Cantor Arts Center, Stanford; CC Foundation, Shanghai; X Museum, Pechino; The Perimeter, Londra; David Roberts Art Foundation, Londra; Sifang Museum, Nanchino. Le opere di Akashi si trovano nelle collezioni permanenti del Brooklyn Museum of Art, Brooklyn, NY, USA; Hammer Museum, Los Angeles, CA, USA; Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles, CA, USA; Museum of Contemporary Art, Los Angeles, CA, USA; Museum of Contemporary Art, San Diego, CA, USA; Sifang Museum, Nanchino, Cina, The Walker Art Center, Minneapolis, MN; e X Museum, Pechino, Cina, tra gli altri.