- In poco più di un anno, il Tesoro è sceso dal 64,2% all’attuale 11,7% di Mps, seguito ora da Delfin al 9,78%, da Banco Bpm con il 5%, da Francesco Gaetano Caltagirone con il 5,026% e infine da Anima con il 4%
- Deutsche Bank: “Uno scenario in cui il Mef riduca ulteriormente la sua partecipazione, data la stabilizzazione della governance di Mps con una proprietà privata, potrebbe facilitare un ulteriore miglioramento dei rendimenti del capitale”
È stata una mossa a sorpresa quella di Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio salita al 9,78% del capitale di Monte dei Paschi di Siena (dal 3,51% di metà novembre). In poco più di un anno, il Tesoro è sceso dal 64,2% all’attuale 11,7% di Mps, seguito ora da Delfin al 9,78% appunto, da Banco Bpm con il 5%, da Francesco Gaetano Caltagirone con il 5,026% e infine da Anima con il 4%. In questo scenario, Deutsche Bank ha incrementato del +20% a 7,90 euro per azione il target price sulla banca senese, mantenendo la raccomandazione “buy” sul titolo. Secondo gli analisti, la decisione di Delfin aumenterebbe le probabilità che il Monte “rimanga, almeno per un po’, un’entità autonoma” spianando tra l’altro la strada “a un ulteriore miglioramento della già interessante politica di remunerazione degli azionisti” (con un rendimento dei dividendi in contanti dell’11%).
Mps, Delfin sale a sorpresa al 9,78%
Come emerso dalle comunicazioni della Consob sulle partecipazioni rilevanti, la mossa risale in realtà al 27 dicembre, quando Delfin ha rilevato le azioni di Mps “nell’ambito di una complessiva operazione di share forward e collar share forward”. Il valore dell’acquisto ruota intorno ai 500 milioni di euro, portando a circa 800 milioni l’investimento totale della holding nell’istituto. Stando a quanto risulta al Corriere della sera, Delfin ha incassato 1,1 miliardi di dividendi nel 2023, di cui circa la metà derivanti dagli investimenti in Mediobanca, Generali e Unicredit.
Ricordiamo che Delfin è il principale azionista di Mediobanca (20%) con quote significative in Generali (10%) e Unicredit (3,5%) oltre che proprietario di EssilorLuxottica (32%). Con questo aumento, diventa anche “il principale azionista di Mps dopo il Mef e rafforza il nucleo di azionisti italiani della banca, che include Caltagirone, Anima e Banco Bpm, con un blocco che arriva al 35% del capitale”, confermano gli analisti di Equita.
Mps, verso altri incrementi di quote?
Secondo indiscrezioni di stampa citate dalla sim, ulteriori incrementi di quote potrebbero essere resi noti a breve. Anche Caltagirone (5.03%) avrebbe infatti aumentato la sua partecipazione dal 5,03% al 9,9%, soglia oltre la quale è necessaria l’autorizzazione della Banca centrale europea. “A nostro avviso, il rafforzamento punta a consolidare il controllo di Montepaschi e può far pensare anche a possibili alternative di consolidamento”, si legge nel Good morning di Equita del 10 gennaio. Gli analisti di Deutsche Bank non escludono che il Mef possa considerare di accelerare la cessione di una parte o dell’intera quota residua dell’11,7% con un collocamento sul mercato. Allo stesso tempo, non escludono che Delfin o Caltagirone (o anche entrambi) possano decidere di acquistare un’ulteriore quota del Monte.
Deutsche Bank: più protezione in caso di M&A
Di conseguenza, come anticipato in apertura, secondo Deutsche Bank la mossa aumenterebbe la probabilità che Mps “rimanga, almeno per un po’, un’entità autonoma”. Inoltre, l’ulteriore aumento della proprietà “privata” dell’istituto guidato dal ceo Luigi Lovaglio proteggerebbe anche gli altri azionisti di minoranza in caso di potenziali operazioni di fusione e acquisizione. In altre parole, uno scenario come quello che ha visto Unicredit lanciare un’offerta su Banco Bpm, per gli analisti di Deutsche Bank ha “una bassa probabilità di concretizzarsi” oppure avrebbe “una bassa probabilità di successo” in quanto si scontrerebbe con quella che viene definita come una “forte opposizione” del nuovo nucleo di azionisti della banca.
In conclusione, ritengono che il mercato “incorporerà molto probabilmente uno scenario standalone con un’ulteriore accelerazione della redditività/creazione di valore nel medio-lungo termine”. In più, un’eventuale decisione del ministero dell’Economia e delle finanze di ridurre ulteriormente la sua partecipazione in Rocca Salimbeni potrebbe abilitare un ulteriore miglioramento dei rendimenti del capitale, tramite per esempio la rimozione del limite statutario del 75% sul payout o l’introduzione di un piano di buyback (ovvero di riacquisto di azioni proprie, ndr).