Da quando Andrea Orcel ha presentato la sua offerta, lo scorso 25 novembre, è passata parecchia acqua sotto i ponti di Piazza Affari: il titolo Banco Bpm, allora valutato mezzo punto in più della sua ultima chiusura di Borsa, ha guadagnato quasi il 20%. Questa valorizzazione segnala la forte fiducia nel fatto che Unicredit rivedrà sostanzialmente al rialzo la sua offerta pubblica di scambio, per provare a convincere gli azionisti di Banco Bpm che, tutto sommato, l’affare è conveniente, nonostante la contrarietà del consiglio d’amministrazione di Piazza Meda.
In meno di due mesi, la linea difensiva di Banco Bpm si è fondata sull’inadeguatezza del prezzo offerto inizialmente da Unicredit, sulle pesanti ricadute occupazionali che provocherebbero l’attuazione delle sinergie prefigurate e, da ultimo, sulla presentazione di un’istanza all’Antitrust. L’accusa mossa all’istituto guidato da Orcel è quella di voler “uccidere” un concorrente con la forza della disponibilità di capitale di Unicredit, compiendo una “killer acquisition”. Il governo italiano, da parte sua, ha evocato l’utilizzo del golden power, definito Unicredit una banca straniera sulla base della provenienza dei suoi azionisti e difeso il progetto di costituire un terzo polo che possa incorporare Montepaschi e Banco Bpm, che nel frattempo ha direttamente acquisito il 5% delle quote di Siena.
L'agitazione degli animi sembra giustificata dal fatto che, se vuole, Unicredit avrebbe la capacità di rivedere al rialzo in modo significativo la propria offerta per premiare gli azionisti di Banco Bpm che accettino di scambiare le proprie azioni con titoli di Gae Aulenti. A testimoniarlo sono le approfondite analisi di JPMorgan, il cui team di analisti ha esaminato i vari dossier M&A sul tavolo di Unicredit. Le azioni di Banco Bpm riflettono già in buona parte la possibilità di un’offerta più alta da parte di Unicredit o un’operazione di M&A (fusione e acquisizione) con Monte dei Paschi di Siena, affermano gli analisti. Dato che il valore delle azioni Banco Bpm supera già l’offerta iniziale di Unicredit, il gruppo non ha necessità di prendere iniziative immediate e attende una revisione della proposta da parte di Unicredit.
Unicredit potrebbe offrire un premio fino al 20%, pari a 9,3 euro per azione di Banco Bpm, hanno affermato da JPMorgan nella nota, con la possibilità di aggiungere allo scambio azionario anche una remunerazione in contanti. Ma fino a quanto può ragionevolmente alzare l'asticella la banca guidata da Orcel? “Teoricamente, Unicredit potrebbe spingersi fino a un premio del 30%, equivalente a 10 euro per azione, e comunque garantire un ritorno sull'investimento (Roi) del 15% entro il 2027, considerando il pieno beneficio di 1,2 miliardi di euro di sinergie. Tuttavia, per mantenere un coefficiente patrimoniale CET1 Fully Loaded Basel 4 sopra il 13% alla fine del 2024, il premio dovrebbe essere limitato al 20-25% (ossia 9,3-9,7 euro per azione)”.
Insomma, bisogna fare i conti con i requisiti di solidità patrimoniale – sono questi, in qualche modo, a mettere un tetto al budget disponibile per Unicredit. Anche a condizioni di prezzo rilanciato, l'acquisizione di Banco Bpm, considerate le sinergie, potrebbe aumentare gli utili per azione di Unicredit del 4%, offrendo comunque un solido valore agli azionisti. Unicredit potrebbe mantenere un payout totale del 70-80%, per mantenere margini di manovra per eventuali altre operazioni, come un potenziale accordo con Commerzbank. Riconoscendo un premio del 20% e un payout del 70-80%, il rendimento totale per gli azionisti si attesterebbe tra il 12% e il 14% nel 2027.