La SANTA danza e Maurizio Cattelan.
Trasformare spazi urbani, immobili storici, post industriali o degradati in scenari immersivi e comunitari. È una delle motivazioni profonde che stanno alla base di ‘Danze dell’Utopia’. Il progetto, ideato dal direttore della Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto Gigi Cristoforetti e curato dal Centro Coreografico Nazionale/Aterballetto, ambisce a indagare ciò che generalmente rimane nascosto agli occhi del pubblico: il gesto del danzatore. Prima tappa delle Danze dell’Utopia è SANTA, liberatoria performance site-specific coniugante architettura, danza e arte (quella di Maurizio Cattelan, nel suo più sorprendente aspetto malinconico). Ospitata nei Capannoni 17 e 18 delle ‘Reggiane Parco Innovazione’ nel quartiere Santa Croce in Modena, dal 10 giugno al 5 luglio 2025, il lavoro si giova della curatela sensibile di Nicolas Ballario (autore e lettore delle parole che accompagnano lo spettacolo) e delle coreografie favolistiche di Lara Guidetti, direttrice artistica della compagnia Sanpapié (coproduttrice del lavoro con CCN/Aterballetto di SANTA).

Foto apertura Luca Del Pià©, foto interne di Teresa Scarale©
“A metà fra l’omaggio e l’imprecazione”
È, questo delle Reggiane, un luogo cruciale per la storia dell’industria italiana: all’inizio del secolo scorso le ‘Officine meccaniche reggiane’, che quivi avevano sede, erano la quarta fabbrica più grande del Paese, e sono state una delle prime ad attivare percorsi di welfare aziendale. Dal 2015 è iniziato il processo di rigenerazione dell’area, denominata poi appunto ‘Reggiane Parco Innovazione’.

Far vibrare la vitalità dell’arte al di fuori dei suoi luoghi protetti è uno degli scopi di questo progetto, la cui trasversalità è “un processo di ricerca, che ha a che fare con la volontà e la capacità di attraversare i confini”, spiega Nicolas Ballario in occasione dell’anteprima di SANTA. Il suo stesso nome si colloca a metà fra la sacralità dell’omaggio e la profana imprecazione, sottolinea il curatore.
SANTA in cuffia e Maurizio Cattelan negli occhi
“La santità non è qui uno status spirituale o religioso, ma una condizione simbolica, una possibilità poetica di ridefinire lo sguardo sul corpo, sul desiderio, sul potere e sulla fragilità. SANTA è un titolo che accende domande, più che offrire risposte. È un invito a guardare, sentire e pensare senza ridurre o etichettare. Un atto di nomina che apre lo sguardo, in opposizione a ogni chiusura”.

La danza serve per raccontare l’arte, e viceversa. In questo caso il progetto è stato possibile grazie alla generosità di Maurizio Cattelan e del suo archivio, che ha messo a disposizione alcune sue opere, disseminate nel percorso dei danzatori (Gioele Cosentino, Vittoria Franchina, Gador Lago Benito, Alberto Terribile, Kiran Luc Gezels, Alessia Giacomelli, Michele Hu, Karline Olivia Kotila), seguiti o ‘interagiti’ dagli spettatori, che silenziosi si immergono nella danza, nelle parole, negli anfratti del parco, ciascuno con le sue cuffie silent-disco.

Le opere di Cattelan “in qualche modo ripercorrono i momenti storici di questo posto, e i momenti storici di questo posto sono momenti storici di tutta l’Italia”, prosegue Nicolas Ballario. Le azioni coreografiche di Lara Guidetti diventano “una linea di fuga”. Sono “un gesto effimero e trasformativo che attraversa il corpo dei danzatori e degli spettatori”. Tra evocazioni di ironia, bellezza, crudeltà e virtuosismo di sapore neopunk, ciascuno spettatore può trovare nel viaggio la sua chiave, il suo significato.

Nicolas Ballario, Lara Guidetti fra alcuni performer di SANTA
Aggiunge Lara Guidetti: “La danza in SANTA è itinerante. È un flusso dinamico costante che si muove nello spazio. Non ci sono filtri, ai danzatori ci si può avvicinare, li si può osservare, si può danzare a propria volta”. Con Danze dell’Utopia, “la sfida è proprio quella di portare la danza in luoghi molto più esigenti di quelli tecnici”.
Un raccordo fra ironia e malinconia
Il tessuto danzato di SANTA è potente, non soggiogato dagli spazi post industriali ma dialogante con essi e con le opere – pudiche, non tutti subito le notano – di Maurizio Cattelan, figura di certo notissima a livello internazionale nel sistema dell’arte, ma non poi così nota al di fuori di esso, fa notare il curatore: “Ci siamo prefissati di non dare per scontato nulla. Spesso inoltre Cattelan è ingabbiato nell’ironia: si pensa a lui come a un artista molto ironico, irriverente e provocatorio. Io credo invece che la sua nota più forte sia quella drammatica, malinconica. In Santa si vede anche quella”. Del resto, prosegue Lara Guidetti, “la danza è un ponte mobile”, capace di intessere azioni che attraversano spazi, opere, corpi – anche degli spettatori – senza mai fissarsi.

Certo non c’è fissità in SANTA, i corpi dei performer sono apparizioni che non raccontano ma evocano, capaci di emergere e svanire, portando con sé tracce preziose di ironia, bellezza e virtuosismo, quando non di crudeltà. È a suo modo “un rituale instabile, un viaggio in continuo mutamento che invita a perdersi e a lasciarsi attraversare dall’inatteso”.

La performance culmina e si conclude nell’incontro con un’opera particolare, capace di portare all’unità irriverenza e timidezza, gioco e serietà, ironia e malinconia. Perché SANTA elude ogni definizione e amplifica ogni domanda: l’opera d’arte è un punto d’arrivo non pacificante.
Articolo originariamente apparso su We Wealth Magazine 80. Abbonati qui.
Domande frequenti su Maurizio Cattelan, SANTA e l’immobile danzante
Il progetto 'Danze dell'Utopia' mira a trasformare spazi urbani, immobili storici, post industriali o degradati in scenari immersivi e comunitari. L'iniziativa indaga il gesto del danzatore, solitamente nascosto al pubblico.
Il progetto 'Danze dell'Utopia' è stato ideato da Gigi Cristoforetti, direttore della Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto.
Il progetto 'Danze dell'Utopia' è curato dal Centro Coreografico Nazionale/Aterballetto.
Il progetto si concentra sull'indagine di ciò che generalmente rimane nascosto agli occhi del pubblico: il gesto del danzatore.
Il progetto coinvolge spazi urbani, immobili storici, post industriali o degradati, trasformandoli in scenari immersivi e comunitari.