Il lusso nel mondo vale 347 miliardi di dollari, 42 in più dell’anno precedente. Lo certifica il rapporto Global Powers of Luxury Goods 2023 di Deloitte, relativo all’anno fiscale 2022. «Il settore del lusso mondiale sta vivendo un ottimo momento, con un giro d’affari che ha raggiunto picchi di crescita da record nell’anno fiscale 2022», conferma Ida Palombella, nuova Global Fashion & Luxury Industry co-leader di Deloitte per l’Italia e il network Global.
Alle prime due posizioni del podio della top 10 dei big del lusso si confermano i colossi francesi LVMH Moët Hennessy Louis Vuitton SE, Kering SA, mentre al terzo posto Richemont (Compagnie Financière Richemont) ha preso il posto di The Estée Lauder Companies Inc. La Francia continua a vincere grazie alla carta dimensionale: pochi gruppi societari (sette) in classifica, di cui quattro in top 10; in media le aziende francesi sono quattro volte più grandi le altre presenti in classifica, e in totale rappresentano il 32,3% dei ricavi di vendita della top 100.
«Ma anche le aziende italiane, che per i consumatori rimangono un sinonimo di eccellenza e di creatività uniche al mondo», spiega Palombella. Le aziende italiane presenti in classifica in effetti sono più di un quinto, 23, ma non si può non notare che nessuna è in top 10. Per trovare la prima (Prada), bisogna calare al 18° posto. Tutte comunque hanno visto aumentare le vendite nell’esercizio 2022; e per 21 imprese si è trattato di una crescita a doppia cifra.
Su una base composita, il tasso di crescita delle italiane in classifica è stato del 19,4%, valore di poco inferiore alla media dell’intera top 100. In particolare, si evidenziano margini di profitto a due cifre per: Prada, Moncler, Max Mara, EuroItalia, Liu.Jo, De Rigo e Morellato.
In generale, i primi 100 attori del lusso hanno visto una crescita complessiva del 20% con un margine di profitto del 13,4%, in aumento di 1,2 punti percentuali rispetto all’anno precedente.
Fra le aziende a crescita più rapida: Golden Goose (quinta posizione con 24,1%), Morellato (11esimo con 17,3%), Moncler (12esimo; 16,9%) Euroitalia (Moschino, Versace, Michael Kors, Missoni, D-Squared, ecc. – 14esimo con 15,3%) e Brunello Cucinelli (17esimo posto, 14,8%).
I gruppi Prada, Moncler e Giorgio Armani da soli contano per il 35% delle vendite di beni di lusso realizzate nel 2022 dalle aziende del lusso italiane in top 100.
Prosegue Ida Palombella: «questi ottimi risultati registrati nel periodo post-pandemico lasciano presagire un futuro consolidamento del mercato e un rallentamento generale della crescita nel corso del prossimo anno, a seguito di una normalizzazione dei consumi».
Ribadisce Giovanni Faccioli leader Global Fashion & Luxury in uscita: «Le imprese del Made in Italy si confermano un’eccellenza mondiale del lusso. Il quadro, rispetto all’anno scorso, è stabile: le aziende italiane nella top 100 sono 23 e le migliori performance sono quelle di Prada, Moncler e Armani. Invariata – ma non meno pressante – anche la necessità di reinventarsi: innovazione dei processi, circolarità delle filiere, compliance rispetto alle nuove normative esg e capacità di stare al passo delle grandi trasformazioni tecnologiche in atto saranno cruciali nei prossimi anni».