Concetto spaziale, la fine di Dio. Lucio Fontana giallo in asta da Sotheby’s a maggio
Questa volta tocca al giallo. Un “uovo” di Lucio Fontana, Concetto spaziale, la fine di Dio, andrà in asta da Sotheby’s New York il prossimo 15 maggio. La stima è collocata fra i 20 e i 30 milioni di dollari, cifra che la rende una delle opere più preziose di Fontana mai apparse sul mercato. Auspicabilmente, la più preziosa: l’ultimo record personale di Lucio Fontana (1899-1968) risale infatti al 2015, quando una Fine di Dio dello stesso colore raggiunse quelli che allora erano 29,2 milioni di dollari (lo stesso potere d’acquisto che oggi avrebbero 38,1 milioni di dollari, a causa dell’inflazione).

In giallo cadmio, quest’opera proviene dalla collezione della coppia di Cindy e Howard Rachofsky. I due, di base a Dallas, erano collezionisti appassionati e visionari. E quando acquistarono l’opera nel 2003, stabilirono il record d’asta per l’artista.
È la serie che il mercato ama di più
La serie ovoidale Concetto Spaziale, La fine di Dio, di Lucio Fontana si compone di 38 dipinti, prodotti fra il 1963 e il 1964. Solo quattro sono gialli. Gli altri tre sono oggi conservati in altrettante collezioni private. Questa versione in particolare, è una delle più importanti (rientra fra i pezzi principali esposti alla retrospettiva del Metropolitan Museum of Art nel 2019). L’opera si distingue per la densità delle sue perforazioni, attorno alle quali si accumulano strati e macchie di impasto: la drammaticità visiva è elevata. In realtà, tutti e sei i prezzi più alti di Fontana in asta sono detenuti da opere comparabili di questa serie in una varietà di audaci monocromie.

Del resto, erano gli anni Sessanta. Nel 1961 Yuri Gagarin dava il via all’esplorazione dello Spazio. Nello stesso anno, gli Usa annunciavano che entro il decennio avrebbero messo piede sulla superficie della Luna (cosa che in effetti avvenne, nel 1969). Un passo nel progresso umano che colpì profondamente l’artista italo-argentino:
«Non voglio fare un quadro; voglio aprire lo spazio, creare una nuova dimensione, legare il cosmo, che si espande all’infinito oltre il piano confinante del quadro. Oggi è certo, perché l’uomo parla di miliardi di anni, di migliaia e migliaia di miliardi di anni da raggiungere, e così, ecco il vuoto, l’uomo è ridotto a niente… L’uomo diventerà come Dio, diventerà spirito».
Lucio Fontana
«Abbagliante come il Sole stesso»
«Lucio Fontana al suo meglio», lo definisce David Galperin, responsabile per le arti contemporanee di Sotheby’s nelle Americhe. «Abbagliante come il sole stesso, il dipinto è la testimonianza definitiva dell’artista, da sempre affascinato dalla profondità, dalla luce e dallo spazio.

Proprio quando l’impatto della Seconda guerra mondiale e della bomba atomica forniva un nuovo linguaggio a Jackson Pollock e Barnett Newman, l’avvento dell’esplorazione spaziale diventa il varco per una nuova dimensione della pittura. Le tele ovali lacerate della serie La fine di Dio di Fontana, degli anni Sessanta, divennero l’icona di una generazione che si trovava sulla cuspide di un progresso tecnologico stellare. Il giallo forse simboleggiava anche l’alba di un nuovo, luminoso futuro per il genere umano. A distanza di sessant’anni, l’opera di Fontana è ancora radicale come allora. Sfida la nostra tradizionale concezione dei confini tra pittura e scultura, e persino lo spazio stesso».
Lucio Fontana inizia a perforare le tele già nel 1949, con un punteruolo. Un gesto che rompe non solo la tela stessa ma anche il tradizionale confine tra pittura e materia, stabilendo una nuova dimensione nella pratica dell’arte.
Appassionati e curiosi potranno vedere questo raro Concetto spaziale, la fine di Dio giallo a Milano, da venerdì 5 a giovedì 11 aprile. Chi vorrà, potrà gustarselo a New York, dal 2 al 15 maggio, prima dell’asta.