I consigli finanziari che funzionano? Gli stessi da 300 anni

Scrivere libri su come investire con successo rende bene almeno dal 1761, quando una pubblicazione intitolata “Every man his own broker” di Thomas Mortimer finì sugli scaffali delle biblioteche. In poco più di un anno il libro di Mortimer macinò cinque ristampe. Ma sarebbe stato solo l'inizio, perché dopo il successo editoriale di "Broker di se stessi" le guide sui principi fondamentali per investire (e arricchirsi) decollarono e, dal XVIII secolo a oggi, sono letteralmente migliaia.
Cinque accademici si sono presi l'impegno di leggerne una gran parte, per sintetizzare tre secoli di storia di consulenza finanziaria, in una nuova fatica letteraria che rappresenta la “summa” del financial advice: “Invested: How Three Centuries of Stock Market Advice Reshaped Our Money, Markets, and Minds”.
Considerate le conclusioni degli autori, queste potrebbero essere le ultime 382 pagine che varrà la pena leggere sull'argomento: perché negli ultimi tre secoli, gli argomenti portanti sul come investire non sono mai cambiati granché.
Ciascuna pubblicazione sui “segreti” per l'investimento di successo si aggira, con etichette differenti, attorno ai medesimi concetti. D'altro canto, anche la domanda dei lettori intenzionati a capire “come diventare ricchi” investendo non si è mai esaurita. In generale, la quantità di pubblicazioni “operative” dedicate ai mercati aumentano quando i tassi d'interesse sono bassi. La ragione è semplice: se i rendimenti a basso rischio, come quelli che si percepiscono dal conto corrente o dai titoli governativi a breve termine sono elevati, si sente meno il bisogno di sporcarsi le mani con i titoli più rischiosi, come le azioni o il private equity. Se la scelta, invece, è fra nessun rendimento e, dall'altro lato, una forte esposizione all'azionario – come avvenuto per gran parte del post-2008 – allora la domanda di informazioni su come muoversi sui mercati aumenta. Ovviamente, anche le circostanze possono incidere su come le classiche strategie vengano presentate al pubblico, basti pensare a titoli come: “Gestire le tue finanze e ansie finanziarie durante e dopo il Coronavirus”. Eppure, al nocciolo, gli approcci alla base di chi insegna la finanza personale continuano ad essere pressoché immutati.
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I principi ricorrenti delle guide agli investimenti, dal XVIII secolo
Ad esempio, sin dal primo libro di Mortimer del 1761, veniva messo in chiaro uno dei principi di più attuale dibattito: è importante mantenere bassi i costi dell'investimento, legati alle commissioni. Ridurre i costi delle commissioni, scriveva Mortimer, “può far risparmiare alla gente mezzo milione all'anno”.
A questo suggerimento, lo stesso Mortimer ne associava un altro: controlla quali sono gli incentivi degli altri. Siano broker, consulenti o gestori, è difficile che ciò che conviene a “loro” convenga anche all' “investitore”, sicuramente non esiste un pieno allineamento. Pertanto, diceva Mortimer “guardati da quell'uomo che voglia costantemente cambiare la situazione del tuo denaro”.
Un principio ancor più basilare, nel campo dell'investimento azionario, è: preferisci le azioni di aziende di alta qualità, a prezzi ragionevoli e vendile quando non è più così, senza farti influenzare dalle emozioni. E' una regola che può essere descritta in molti modi, ma è alla base del cosiddetto value investing che ha fatto la fortuna di investitori come Warren Buffett.
Ignora le previsioni a breve termine. Le possibilità di mancare una previsione sono estremamente elevate, anche perché il comportamento dei mercati cambia spesso al presentarsi di eventi completamente imprevisti, o comunque contrari alle attese. Queste considerazioni conducono ad un altro principio classico della letteratura: pensa a lungo termine. "Non è difficile guadagnare sui mercati. Ciò che è difficile è l'allettante tentazione di buttare via i propri soldi in brevi operazioni speculative per ottenere guadagni immediati”, ha affermato l'economista Burton Malkiel, autore del classico 'A Random Walk Down Wall Street', “è una lezione ovvia, ma spesso ignorata".
Diversificare è un'altra lezione ovvia per chi dispone anche di una superficiale conoscenza finanziaria. E' una strategia che viene praticata sin dalle origini: nel 1849 T.S. Harvey scriveva nel suo 'Cosa devo fare con i miei soldi' di “non riposare contenti con un singolo investimento sicuro”.
Sulla carta, da trecento anni, i consigli finanziari si ripetono con pochi cambiamenti in decine di migliaia di pubblicazioni. Ma lo sforzo necessario per trasmettere con efficacia questi messaggi non sembra mai sufficiente. Il problema, infatti, è che mettere in pratica i buoni consigli finanziari si rivela spesso problematico, come lo è seguire una dieta sana ed equilibrata. Eccedere con la confidenza o con il sospetto allontana con grande facilità dai risultati economici attesi dagli investimenti, anche quando si sono letti i libri “giusti”.
Per la cronaca, in questi trecento anni di manualistica per imparare a investire, molte delle narrative sono apertamente fuorvianti: “Le fantasie vendute da questi scritti sono dannose e ingannevoli, e vendono visioni irrealistiche di facili profitti e della certezza del successo”, hanno affermato gli autori, “cercando di nascondere il fatto che non esiste una formula per evitare le incertezze e le calamità economiche della vita”.