La sfida dollaro-yuan sul petrolio. Come investire
2.5.2022
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La Cina sfida gli Usa sulle valute. Ns Partners: “La divisa Usa è ancora la più forte ma la de-dollarizzazione è iniziata”. Le implicazioni per il portafoglio e le strategie per investire.
Da inizio anno il Dollar Index Spot, che rappresenta il valore del dollaro americano rispetto ad un paniere di valute ha registrato un rialzo superiore ai 4 punti percentuali
L’Arabia Saudita esporta l’80% del petrolio in USD e, inoltre, la propria valuta (il riyal) è agganciata allo stesso dollaro
Le valute, e in particolare dollaro e yuan sono al centro di una grande rivoluzione che passeremo in rassegna in questa terza puntata dedicata all'Asia.
Le valute, e in particolare dollaro e yuan sono al centro di una grande rivoluzione che passeremo in rassegna in questa terza puntata dedicata all'Asia. Dopo il gold standard (convertibilità in oro), il presidente Usa Richard Nixon agganciò il dollaro agli scambi del petrolio dando vita al petrodollaro. Ora la Cina sta sfidando gli Usa su questo stesso terreno tentando di agganciare la sua valuta nazionale, lo yuan, al mercato petrolifero. Obiettivo? Far nascere il petroyuan.
Un obiettivo ancora lontano, anche se non va ignorato il processo di de-dollarizzazione in atto. “Di recente – spiega Giacomo Calef Country manager NS Partners - è emerso che Pechino sta trattando con l'Arabia Saudita per acquistare il petrolio nella valuta cinese e non più in dollari. Inoltre, la seconda forza economica al mondo è anche uno dei più importanti detentori di Titoli di Stato Usa, ma da tempo ha cominciato a ridurne strutturalmente il peso nelle proprie riserve: oggi la Banca centrale cinese ne possiede poco più di 1000 miliardi, dai 1300 miliardo di pochi anni fa”.
L'obiettivo di Pechino è infatti quello di sfidare alla pari, anche sul fronte valutario e finanziario come già su quello commerciale e tecnologico, la supremazia statunitense.
Scalfire il dominio del dollaro, tuttavia, è un obiettivo difficilmente raggiungibile, per ora. “Da inizio anno il Dollar Index Spot, che rappresenta il valore del dollaro americano rispetto ad un paniere di valute ha registrato un rialzo superiore ai 4 punti percentuali, dovuto soprattutto alla politica monetaria restrittiva che la Federal Reserve sta attuando per contenere l'inflazione” spiega Calef.
Il dollaro, da un lato, costituisce quindi ancora un riferimento per le transazioni commerciali e la quota detenuta nelle riserve valutarie delle banche centrali di tutto il mondo si attesta al 58,81%. “Tuttavia, si dovrebbe considerare che, dall'altro lato, il valore di tale quota si trova ai minimi da 25 anni e questo significa che in futuro ci potranno essere dei cambiamenti”.
In particolar modo la Cina, tra le altre, sta cercando di incrementare il peso dello yuan, ovvero la propria valuta domestica, negli scambi commerciali internazionali. A oggi, dunque, nonostante si possa verificare una maggiore frammentazione valutaria (Mosca avrebbe proposto di vendere il petrolio a sconto in rupie indiane), “è molto difficile cambiare lo status del dollaro, poiché è strettamente legato al petrolio (nonché alle commodities in generale): ad esempio l'Arabia Saudita esporta l'80% del petrolio in USD e, inoltre, la propria valuta (il riyal) è agganciata allo stesso dollaro. Il passaggio ad un sistema “petro-yuan”, dunque, potrebbe danneggiare l'economia saudita” spiega Calef.
In questo contesto orientare gli investimenti su queste due valute necessita il supporto di un consulente finanziario. Nc Partners in particolare spiega che “il dollaro ha dimostrato di essere un bene rifugio in quanto, ormai da diverso tempo, si vede come la valuta americana si apprezzi e rafforzi nei momenti di tensione (per esempio con lo scoppio della guerra). Inoltre il dollaro è forte grazie ad un'economia che continua a
crescere, seppure ad un tasso più moderato”.
La Cina sta cercando di scalzare la supremazia del dollaro, puntando ad accrescere il numero di transazioni effettuate in Yuan, “ma per gli investitori rimane ancora ostico investire in questa valuta: pur avendo un'economia ad alti tassi di crescita (rispetto a quelli dei paesi occidentali), i mercati azionari ed obbligazionari rimangono dimensionalmente piccoli. Inoltre il controllo del Governo centrale su diverse aziende quotate ed il difficile periodo del settore immobiliare hanno parzialmente intaccato la fiducia negli investimenti
in questa area geografica”.
“Pertanto può essere ancora preferibile avere un'esposizione verso il dollaro americano, ricordando comunque che l'investimento in valuta può accrescere la rischiosità e la volatilità del portafoglio (almeno nel breve termine)”. Per questo gli strumenti più adatti da scegliere vanno selezionati attentamente.
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La de-dollarizzazione è iniziata
Un obiettivo ancora lontano, anche se non va ignorato il processo di de-dollarizzazione in atto. “Di recente – spiega Giacomo Calef Country manager NS Partners - è emerso che Pechino sta trattando con l'Arabia Saudita per acquistare il petrolio nella valuta cinese e non più in dollari. Inoltre, la seconda forza economica al mondo è anche uno dei più importanti detentori di Titoli di Stato Usa, ma da tempo ha cominciato a ridurne strutturalmente il peso nelle proprie riserve: oggi la Banca centrale cinese ne possiede poco più di 1000 miliardi, dai 1300 miliardo di pochi anni fa”.
L'obiettivo di Pechino è infatti quello di sfidare alla pari, anche sul fronte valutario e finanziario come già su quello commerciale e tecnologico, la supremazia statunitense.
Scalfire il dominio del dollaro, tuttavia, è un obiettivo difficilmente raggiungibile, per ora. “Da inizio anno il Dollar Index Spot, che rappresenta il valore del dollaro americano rispetto ad un paniere di valute ha registrato un rialzo superiore ai 4 punti percentuali, dovuto soprattutto alla politica monetaria restrittiva che la Federal Reserve sta attuando per contenere l'inflazione” spiega Calef.
Il dollaro, da un lato, costituisce quindi ancora un riferimento per le transazioni commerciali e la quota detenuta nelle riserve valutarie delle banche centrali di tutto il mondo si attesta al 58,81%. “Tuttavia, si dovrebbe considerare che, dall'altro lato, il valore di tale quota si trova ai minimi da 25 anni e questo significa che in futuro ci potranno essere dei cambiamenti”.
La frammentazione valutaria
In particolar modo la Cina, tra le altre, sta cercando di incrementare il peso dello yuan, ovvero la propria valuta domestica, negli scambi commerciali internazionali. A oggi, dunque, nonostante si possa verificare una maggiore frammentazione valutaria (Mosca avrebbe proposto di vendere il petrolio a sconto in rupie indiane), “è molto difficile cambiare lo status del dollaro, poiché è strettamente legato al petrolio (nonché alle commodities in generale): ad esempio l'Arabia Saudita esporta l'80% del petrolio in USD e, inoltre, la propria valuta (il riyal) è agganciata allo stesso dollaro. Il passaggio ad un sistema “petro-yuan”, dunque, potrebbe danneggiare l'economia saudita” spiega Calef.
Come orientare gli investimenti
In questo contesto orientare gli investimenti su queste due valute necessita il supporto di un consulente finanziario. Nc Partners in particolare spiega che “il dollaro ha dimostrato di essere un bene rifugio in quanto, ormai da diverso tempo, si vede come la valuta americana si apprezzi e rafforzi nei momenti di tensione (per esempio con lo scoppio della guerra). Inoltre il dollaro è forte grazie ad un'economia che continua a
crescere, seppure ad un tasso più moderato”.
La Cina sta cercando di scalzare la supremazia del dollaro, puntando ad accrescere il numero di transazioni effettuate in Yuan, “ma per gli investitori rimane ancora ostico investire in questa valuta: pur avendo un'economia ad alti tassi di crescita (rispetto a quelli dei paesi occidentali), i mercati azionari ed obbligazionari rimangono dimensionalmente piccoli. Inoltre il controllo del Governo centrale su diverse aziende quotate ed il difficile periodo del settore immobiliare hanno parzialmente intaccato la fiducia negli investimenti
in questa area geografica”.
“Pertanto può essere ancora preferibile avere un'esposizione verso il dollaro americano, ricordando comunque che l'investimento in valuta può accrescere la rischiosità e la volatilità del portafoglio (almeno nel breve termine)”. Per questo gli strumenti più adatti da scegliere vanno selezionati attentamente.
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