Il Centro Studi Confindustria ha rivisto al ribasso le previsioni per la crescita italiana nel 2021, con un rimbalzo stimato del 4,1%
Secondo quanto si apprende, anche il Def dovrebbe prevedere un taglio delle stime per l’anno in corso
Il commento di Riccardo Ambrosetti, presidente di Ambrosetti Sim
Per l’Italia la strada verso la ripresa potrebbe rivelarsi più lenta del previsto. Le nuove previsioni del Centro Studi Confindustria (CSC) parlano infatti di un recupero “graduale” del Pil, con un rimbalzo del 4,1% nel 2021 e del 4,2% nel 2022. Relativamente alle stime per quest’anno, si tratta un taglio di 0,7 punti percentuali rispetto allo scenario di ottobre.
La revisione al ribasso, evidenzia una nota, “è spiegata da due trimestri (l’ultimo del 2020 e il primo di quest’anno) più negativi dell’atteso, a causa del peggioramento della crisi sanitaria dall’autunno scorso”. Oltre all’avanzamento della vaccinazione di massa in Italia ed Europa, a contribuire alla ripresa del Pil saranno “gli effetti positivi derivanti dalle risorse europee che spetterebbero all’Italia in base al programma Next Generation EU”, senza i quali, secondo una simulazione elaborata dal Centro Studi, il recupero del Pil sarebbe infatti minore di 0,7% nel 2021 e di 0,6% nel 2022. Stando inoltre ad alcune indiscrezioni, le stime contenute nel primo Def (Documento di economia e finanza) del governo Draghi, vedrebbero una crescita tendenziale del Pil del 4,1% nel 2021, in calo rispetto a quanto riportato nella Nota di aggiornamento del Def di ottobre (+5,1% la stima tendenziale e +6% la programmatica). Il dato è in linea con quanto calcolato dall’Fmi, che il 6 aprile ha rivisto al rialzo le previsioni sul prodotto interno lordo italiano, con un rimbalzo per l’anno in corso del 4,2% (dal 3% stimato a gennaio).
“Trovo corretta questa revisione a ribasso. Tuttavia, a causa della gestione della crisi sanitaria e dei rallentamenti sul fronte delle vaccinazioni, non è solo l’Italia a dover rivedere le prospettive di ripresa, ma l’Europa in generale” commenta a We Wealth Riccardo Ambrosetti, presidente di Ambrosetti Sim, spiegando come, stando ad alcuni calcoli, 5 settimane di ritardo nella somministrazione possono costare all’Europa 80-100 miliardi di euro di Pil nominale, pari a 1-2 punti di crescita annua. Volgendo lo sguardo a Piazza Affari, a detta di Ambrosetti, “al di là di possibili crisi di breve termine, le condizioni positive che si sono oramai consolidate negli ultimi 12 mesi sul mercato azionario sono destinate – per il momento – a persistere”. Il mercato non sta infatti scontando il potenziale rallentamento della crescita economica italiana. Questo perchè, conclude Ambrosetti, siamo in un contesto a tassi zero dove gli investitori in cerca di rendimento non hanno altra scelta se non quella di investire la propria liquidità in azioni.
Il Centro Studi Confindustria ha rivisto al ribasso le previsioni per la crescita italiana nel 2021, con un rimbalzo stimato del 4,1%Secondo quanto si apprende, anche il Def dovrebbe prevedere un taglio delle stime per l’anno in corsoIl commento di Riccardo Ambrosetti, presidente di Ambrosetti Sim
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