Wall Street ha aperto in positivo in seguito alla pubblicazione dei dati sull’inflazione, spinti al ribasso da un netto calo dei costi energetici
L’inflazione di fondo ha mantenuto un passo sostenuto, con un rialzo dello 0,4%, in leggero rallentamento
L’inflazione americana ha lanciato un segnale di discontinuità un po’ più gradito del previsto, con un incremento dello 0,1% fra febbraio e marzo, inferiore alla previsione del consenso degli analisti Dow Jones dello 0,2%. Il tasso annuo si portato così al 5% non destagionalizzato, contro il 5,1% atteso. E’ il dato tendenziale più basso dal maggio 2021.
Ad aver contribuito al raffreddamento dell’inflazione mensile è stato, in primo luogo, l’abbassamento dei costi dell’energia, in calo del 3,5%. Per fare il pieno di benzina, gli americani hanno speso, a marzo, il 4,6% in meno rispetto al mese precedente (il confronto su base annua è -17,4%), mentre il gas è sceso del 7,1% (anche se risulta più caro del 5,5% rispetto a un anno fa).
In linea con le attese l’inflazione di fondo, che continua a salire variando di poco il ritmo: +0,4% rispetto al mese precedente (contro un tasso mensile dello 0,5% a febbraio) e un tasso annuo del 5,6%.
Sono stati in particolare i costi abitativi ad aver trainato di più l’aumento dei costi su base mensile, “più che compensando un declino dell’indice dei prezzi dell’energia”. Gli affitti sono aumentati di un altro 0,6% (dopo il +0,8% di febbraio), con un tasso annuo dell’8,2%. Esclusa la componente abitativa l’indice dei prezzi al consumo generale si troverebbe in rialzo del 2,4% rispetto all’anno precedente, ha messo in luce su Twitter il Consiglio dei consulenti economici dell’amministrazione Biden.
“Il percorso dei prezzi dell’energia non è chiaro nei prossimi mesi, poiché gli eventi mondiali continuano a influenzare l’offerta e la domanda di energia”, ha aggiunto il Consiglio, “i prezzi dei servizi, esclusi quelli energetici e abitativi, sono aumentati dello 0,4% a marzo, in calo rispetto allo 0,5% di febbraio e ancora elevati rispetto al tipico tasso pre-pandemico dello 0,2%”. Inoltre, i salari reali, ossia corretti per l’inflazione, sono aumentati dello 0,2% a marzo.
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La reazione di mercato positiva
Il rallentamento dell’inflazione di fondo risulta ancora poco evidente, ma la tendenza potrebbe confortare la Fed nell’eventuale decisione di avvicinare il termine del ciclo di rialzi dei tassi – a inizio maggio il comitato potrebbe annunciare l’ultimo inasprimento. Il mercato ha reagito positivamente ai dati sull’inflazione in apertura di seduta, con l’S&P e il Nasdaq in rialzo dello 0,6% – un guadagno che, però, non si è consolidato nel corso della seduta.
“Il rallentamento dell’inflazione è costante dai valori di giugno 2022, quando essa si attestava attorno al 9% fino al 5% di marzo 2023. La principale ragione è la caduta dei prezzi energetici. Tuttavia, l’indice core continua a rimanere su livelli molto alti”, ha commentato il senior market strategist di IG Italia, Filippo Diodovich, “anche su base mensile la crescita è dello 0,4% (la stessa di dicembre 2022 e gennaio 2023) leggermente inferiore rispetto a quella di febbraio (+0,5%).
“I dati sulle pressioni inflazionistiche mostrano un miglioramento significativo e un rallentamento superiore alle attese (per il dato headline)”, ha aggiunto Diodovich, “sono dati che portano argomentazioni per i membri più dovish della commissione operativa della Fed, il Fomc, per rivedere le strategie monetarie e interrompere il processo di rialzo dei tassi di interesse”.
“Crediamo tuttavia che l’interruzione non sarà nel prossimo meeting di maggio ma in quello successivo”, ha aggiunto Diodovich, “riteniamo, infatti, che la Fed possa propendere, almeno per la prossima riunione di maggio, verso un nuovo rialzo del costo del denaro di 25 punti base portando i tassi di riferimento al 5%-5,25%, sulla scia della persistenza dell’inflazione core su livelli elevati. Nel comunicato e in conferenza stampa Jerome Powell utilizzerà toni molto accomodanti, aprendo le porte a un cambiamento di politica monetaria”.