La rivincita morale della foto sull’IA: chi la fa la aspetti
Non è uno scherzo: nella sezione di un nuovo concorso (1839 Awards) dedicato alle immagini generate dall’AI, la giuria ha squalificato una delle foto vincitrici. Perché? Era una fotografia reale. La vicenda sa di boutade all’incontrario se si ricorda la vicenda accaduta una manciata di mesi fa. Era il marzo 2023 e il fotografo tedesco Boris Eldagsen – mentendo alla giuria – si era aggiudicato il primo premio di categoria addirittura al Sony World Photograpy Awards con l’immagine “The Electrician”, generata con l’IA e poi ritirata dallo stesso autore. La provocazione di un pioniere nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale, un caso inverso a quello di cui qui si racconta.
La vendetta della fotografia sull’intelligenza artificiale
Il fotografo che ha pensato di “vendicare” la fotografia-fotografia è stato il 38enne Miles Astray. E lo ha fatto con l’immagine intitolata FLAMINGONE: un fenicottero rosa, apparentemente acefalo, su una spiaggia appena lambita da un mare pallido. Ai membri della giuria (New York Times, Getty Images, Phaidon Press, Centre Pompidou di Parigi, Christie’s e Maddox Gallery), la foto è piaciuta. Tanto da meritarsi il terzo posto in classifica nella categoria AI. Non solo: si è aggiudicata anche il People’s Choice.
Spiega lo stesso Astray: «Dopo i recenti casi in cui le immagini generate dall’IA hanno superato le foto reali nei concorsi, mi è venuto in mente che avrei potuto stravolgere la storia nell’unico modo in cui un essere umano (e solo lui in quanto tale) avrebbe potuto: presentando una foto vera in un concorso di IA». I “recenti casi” cui Astray si riferisce sono due. Il primo ha avuto come protagonista Boris Eldagsen, di cui sopra. Il secondo riguarda Suzi Dougherty, fotografa australiana ingiustamente squalificata in un analogo concorso perché i giurati avevano erroneamente considerato il suo lavoro come generato dall’IA.
Fotografia, la rivincita della creatività umana sull’IA
Per Miles Astray si tratta dunque di una vera e propria vittoria morale, al di là della squalifica che anche lui ritiene «completamente giustificata e giusta» alla luce del regolamento. Del resto Lily Fierman, direttrice e cofondatrice del Creative Resource Collective, che gestisce il concorso 1839 Awards, ha affermato che «non c’è alcun rancore da ambo le parti», riconoscendo e apprezzando il «messaggio forte e rilevante» veicolato dall’azione di Astray. Per questo motivo, pur avendo eliminato la foto, gli organizzatori del concorso hanno deciso di collaborare con Astray a livello editoriale.
Il fotografo dal canto suo si è detto sorpreso (in positivo) per la reazione della direttrice: «Le sue parole e il suo punto di vista sulla faccenda mi hanno reso più entusiasta di tutti gli articoli che sono usciti», ha detto Astray, «siamo sulla stessa lunghezza d’onda». Come mai la giuria aveva selezionato l’immagine? «Sembrava generata con l’intelligenza artificiale.
Non posso dire che si sia trattato di un inganno. È che noi, come spettatori, siamo preventivamente orientati a considerare tali certe immagini», ha dichiarato Lily Fierman. In ogni caso, come afferma il fotografo si è trattato di una vera e propria rivincita morale della creatività umana su quella artificiale: «una vittoria non solo per me, ma per molti creativi là fuori». Con buona pace degli estimatori più intransigenti del tech.
Promptography, più che fotografia
Adoperare l’Intelligenza artificiale per la creazione di immagini – anche artistiche – è un fenomeno che è esploso nell’ultimo anno, anno e mezzo. Sono molti gli artisti che, anche solo in via giocosa, si dilettano a digitare semplicemente suggerimenti nella stringa di comando delle app al fine di scoprire la creazione del programma. Per questo motivo molti denominano la “fotografia” prodotta con l’IA promptography, ossia “prompt” più “photography”. Una delle nuove dimensioni spalancate dal progresso, a sua volta foriera di complessità regolamentari.