Art Basel è tornata. Tra l’11 e il 16 giugno 2024 (includendo come sempre i primi 2 VIP days), la fiera di Messe ospita 285 espositori (lo stesso numero del 2023) e 22 nuovi galleristi provenienti da Europa, Asia e America, sempre pronti a soddisfare i più reconditi desideri “artistici” dei collezionisti (possiamo infatti affermare che sia ancora valido il detto “see in Venice, buy in Basel”).
Se da una parte i settori della fiera richiamano quelli dell’anno passato (partendo dalla museale Unlimited – ormai punto di riferimento per vedere monumentali installazioni e gigantesche sculture – curata anche quest’anno da Giovanni Carmine), dall’altra c’è stato un turnover nel management della kermesse. Dal luglio scorso Maike Cruse è stata nominata nuova direttrice di Art Basel a Basilea (riportando all’italiano Vincenzo de Bellis, Director, Fairs and Exhibition Platforms). Il progetto Parcours invece (ovvero il “fuorisalone” della fiera) è stato affidato alla giovane curatrice tedesca Stefanie Hessler, che ha sfruttato gli spazi dimessi di negozi, distillerie, ristoranti ed hotel nella zona di Clarastrasse (di base restringendo – in modo non particolarmente appetibile – l’area in cui le opere sono esposte).
Il feeling generale di Art Basel 2024 è che regni una certa calma (a partire dall’albergo Les Trois Rois, punto d’incontro per il mondo dell’arte, stranamente disponibile all’ora dell’aperitivo) e che i collezionisti siano più prudenti rispetto all’anno passato (gli spazi di Messe sono infatti stranamente godibili, soffermandosi gli occhi dei più sui quadri “established” della Hall 2.0). Quali sono stati dunque i risultati delle gallerie internazionali durante i primi giorni della fiera?
Art Basel, come sono andate le vendite delle gallerie blue chip internazionali: David Zwirner
Nel momento in cui viene scritto questo articolo, David Zwirner sembra aver venduto il “top lot” di questa kermesse: i Sunflowers (1990-1991) sono infatti stati acquistati per 20 milioni di dollari (andando vicino al record d’asta dell’artista, raggiunto da Untitled (1959), venduto nel 2023 da Christie’s New York per 29 milioni di dollari). La galleria ha dichiarato di aver venduto anche Abstraktes Bild (2016) di Gerhard Richter per 6 milioni di dollari, e la gigantesca doppia zucca di Yayoi Kusama Aspiring Pumpkin’s Love, the Love in My Heart (realizzata nel 2023 ed esposta al centro della sezione Unlimited della fiera), per 5 milioni (ad un collezionista privato statunitense).
Aspiring Pumpkin’s Love, the Love in my Heart (2023), Yayoy Kusama
Hauser & Wirth
Non si hanno notizie invece di Kris Kirsten di Alice Neel, il bel ritratto che cattura facilmente l’attenzione dei visitatori. Hauser & Wirth, regina di Art Basel (che ha aperto questa settimana la sua nuova venue in Luftgässlein 4 con una mostra dell’artista danese Vilhelm Hammeshoi) si è aggiudicata il secondo posto sul podio delle vendite con Untitled (Gray Drawing (Pastoral)) (ca. 1946-1947) per 16 milioni di dollari. Molto buona anche la vendita di Sky with Moon (1966) di Georgia O’Keeffe, comprato da una collezione privata per 13,5 milioni di dollari.
Kris Kirsten (1971), Alice Neel
Pace Gallery, White Cube
La Pace Gallery, che ha proposto il migliore stand della fiera con lo stupendo il “sofà” di Jean Dubuffet a disposizione dei visitatori (Banc-Salon, 1970-2024, esposto in collaborazione con la Galerie Lelong & Co.), ha venduto proprio tre edizioni di quest’ultima opera per 860.000 dollari l’una. La galleria ha inoltre spiegato di aver ceduto Sliced Pied Stand (2017-2018) di Wayne Thiebaud per 2,2 milioni di dollari, mentre la geometrica scultura Errantry (2024) di Torkwase Dyson (parte della sezione Unlimited) è stata comprata dall’istituto brasiliano Inhotim per 380.000 dollari. Non si hanno notizie invece del piccolo – ma meraviglioso – quadro Alice in 1939 (1939) di Max Ernst.
Alice in 1939 (1939), Max Ernst
Le migliori vendite della White Cube includono il quadro Untitled 2 (1999) di Julie Mehretu, comprato per 6,7 milioni di dollari, e The Storyteller (1986) di Jeff Wall – parte dell’ultima retrospettiva dell’artista alla Fondazione Beyeler – venduto per 2,8 milioni di dollari.
Gladstone Gallery, Thaddaeus Ropac, Lisson Gallery, le vendite di Art Basel 2024
Continuando su questa linea, la Gladstone Gallery ha venduto Untitled (Wooden Rose) (1966) di Jannis Kounellis per 2,5 milioni di dollari (molto bella anche la foto Orchid (1982) di Robert Mapplethorpe, esposta nel booth della galleria), mentre Thaddaeus Ropac ha dichiarato l’acquisizione di Market Altar / ROCI MEXICO (1985) di Robert Rauschenberg per 3,8 milioni di dollari e di Welten, die es nicht gab, mit Filzhut (2023) di George Baselitz per un milione di dollari.
Mandoline à la partition (Le Banjo) (1941), George Braques
La Lisson Gallery – che ha esposto anche l’interessante foto Refraction Study after Jerry Lewis (Artists and Models 1955) (2020) di Rodney Graham – ha venduto Response (2024) di Lee Ufan per 850.000 dollari e Wall of Light Green Mountain (2022). Non si hanno invece ancora notizie di Henry Reading (1985), notevole quadro di David Hockney e Mandoline à la partition (Le Banjo) di Georges Braque, esposti da Acquavella, nè di Because it Hurts the Lungs (1986) di Jean-Michel Basquiat visibile da Gagosian.
Because it Hurts the Lungs (1986), Jean-Michel Basquiat
Anche i due meravigliosi Smoker #10 (1973) e Great American Nude #73 (1965) di Tom Wesselmann, parte del booth di Van de Weghe, così come Smoker #17 di Lévy Gorvy Dayan non hanno ad oggi trovato un compratore.
Tom Wesslmann, Smoker #17, 1975