La parola gratitudine, dal latino “riconoscenza”, è alla base della fiducia, dell’empatia e della comunicazione, molto spesso sottovalutata e se mal utilizzata è considerata anche come azione manipolatoria.
Dovrebbe, invece, essere incorporata in ogni processo organizzativo e per quanto riguarda il nostro settore diventare un vero e proprio must nella gestione delle relazioni a 360°, ovvero: i manager con i propri consulenti finanziari, i consulenti finanziari tra loro, la rete nei confronti della sede e viceversa.
La gratitudine nella vita aziendale e dei singoli team rappresenta un esempio di forza in grado di attrarre nuovi clienti o nuovi colleghi.
Sarà capitato a qualcuno di noi di incontrare un team in cui si percepisce un clima sereno, cordiale, costruttivo che ci trasmette calore, coinvolgimento e attrattività, lasciandoci una bella impressione sia delle persone che dell’azienda che li rappresenta, con una vocina dentro di noi che dice “però questi sono diversi”… proprio così, sono diversi perché chi è in grado di mettere in atto un modello organizzativo del genere attribuisce la priorità alle persone facendo diventare i risultati una conseguenza del consolidamento delle relazioni tra le stesse.
Ma come si arriva a un contesto gestionale e organizzativo basato anche sulla gratitudine?
A partire dagli anni ‘80 si sono moltiplicati gli studi per implementare la cultura della riconoscenza, anche il premio Nobel Richard Thaler ha toccato alcuni aspetti, partendo proprio dall’analisi dell’essere umano con “la spinta gentile”.
Gli studi più recenti di Daniel Goleman, invece, identificano l’uomo come un animale sociale: le relazioni sono fondamentali per qualsiasi struttura di gruppo, sia esso una famiglia, un gruppo di amici o di colleghi e quindi la riconoscenza dovrebbe rientrare nei processi relazionali in maniera naturale se non fosse che la frenesia dei nostri attuali stili di vita ci sta allontanando da tutto ciò che è relazione sana facendoci erroneamente concentrare sui risultati in maniera sterile.
Alcune aziende per evidenziare quanto siano importanti gli aspetti relazionali sopra descritti si sono organizzate con la creazione di corsi di formazione senza però considerare che un cambiamento così importante non può essere delegato a formatori, deve essere impostato e cavalcato partendo da chi governa le aziende sia in sede che in rete, coinvolgendo da subito le strutture manageriali dandogli il compito di essere dei veri e propri ambasciatori della cultura della gratitudine con un punto di attenzione al suo utilizzo nell’attività relazionale.
Essa deve essere assolutamente autentica perché parliamo di un vero e proprio sentimento e quindi percepito in maniera istintuale; manifestarla in modo “non sentito” sarebbe devastante, solo pochi abili attori potrebbero riuscire a esprimere una finta gratitudine come un qualcosa che nasce nel nostro cuore.
Cosa porta con sé una cultura organizzativa basata sulla gratitudine?
Sicuramente migliora l’umore del team stimolando il lavoro di squadra, sviluppa un passaparola molto più convincente di qualsiasi pubblicità, fidelizza le persone aumentandone visibilità e reputazione, quindi rende una azienda vincente e attrattiva.
In sintesi potremmo dire che la gratitudine è un atto di forza grazie al quale solo le persone umili sono in grado di riconoscere il valore altrui esaltandone, anche in pubblico, il lavoro svolto e l’impegno profuso. Magari con semplici azioni, ad esempio: inviare tempestivamente note di apprezzamento (anche tramite e-mail) dopo un incontro, personalizzare i ringraziamenti, creare occasioni per esaltare pubblicamente i riconoscimenti sia grandi che piccoli, evidenziare il contributo di ognuno durante e alla fine di un progetto o attività in genere che ha visto il coinvolgimento di più persone.
Difficile?
La cultura della riconoscenza necessita di tempo e di sforzi per far comprendere l’autenticità di quanto si vuole fare, ma con la giusta capacità, determinazione e umiltà si può riuscire a creare un team o una azienda in cui tutti vorrebbero trascorrere la propria vita professionale.