L’istituto del coacervo deve ritenersi implicitamente abrogato. Lo chiarisce l’Agenzia delle entrate con la recente circolare n. 29/E del 2023.
Una delle ragioni che hanno spinto verso questa soluzione risiede nel fatto che l’istituto, nato quando il sistema fiscale si basava sulla progressività delle imposte, mal si adatta al regime proporzionale disposto successivamente dal legislatore in materia di successioni e donazioni. Il nuovo sistema fiscale, che non prevede più aliquote progressive ma un’aliquota fissa sul valore della quota di eredità o legato, fa perdere infatti ragion d’essere alla persistenza del coacervo nell’ordinamento.
Per fare il punto sulle ultime novità e chiarire cosa cambia, We Wealth ha interpellato Marco Finocchi Finn, avvocato dello Studio Associato di Consulenza legale e tributaria KPMG Italy.
LE OPPORTUNITÀ PER TE.
Quali sono gli istituti che permettono di proteggere al meglio il patrimonio?
Cosa cambia nell’ambito delle donazioni con l’abrogazione del coacervo?
Gli advisor selezionati da We Wealth possono aiutarti a trovare le risposte che cerchi.
TROVA IL TUO ADVISOR
Per quali ragioni si è deciso di mandare in soffitta il coacervo?
Secondo la Suprema Corte non aveva più senso parlare di coacervo successorio, per via delle modifiche che hanno interessato nel tempo la disciplina successoria del nostro ordinamento. A partire dalla posizione della Corte di Cassazione si è innescato un processo che ha portato poi alla scelta di abbandonare questo istituto. La giurisprudenza in molte pronunce ha del resto sottolineato che il coacervo successorio aveva un senso in un ordinamento che prevedeva delle aliquote progressive. Invece, in considerazione del fatto che il nuovo sistema non prevede più aliquote progressive ma un aliquota fissa sul valore della quota di eredità o legato, la persistenza del coacervo perde ragion d’essere.
Quali erano le finalità del coacervo?
Partiamo dal termine coacervo. Deriva dal latino co, “assieme”, acervus “montagna”. Questo aspetto rende già il senso di qualcosa che si “ammassa”. Nell’ambito delle imposte (successione, donazione) si fa riferimento al coacervo per indicare quell’istituto che prevedeva che tutte le donazioni effettuate in vita da un contribuente dovessero, al momento dell’eredità, essere accumulate con il restante patrimonio. Questo istituto aveva fondamentalmente finalità antielusive perché tendeva ad evitare che un soggetto facesse una serie di donazioni frazionate per evitare appunto un’imposta in fase di successione.
Come si spiega la posizione presa dall’Amministrazione finanziaria?
Con la circolare 29 del 23 l’Agenzia delle Entrate si è sostanzialmente allineata a quella che è la posizione espressa da tanti anni dalla giurisprudenza e quindi, di fatto, l’Agenzia ha rivisto quella che era la sua posizione espressa nella circolare del 22 gennaio 2008.
Cosa cambierà ora in concreto per i contribuenti?
Per i contribuenti questo è un’ottima notizia, perché l’allineamento della giurisprudenza con l’Agenzia delle Entrate ovviamente evita rischi di contenzioso e quindi, in sostanza, l’erede non dovrà più sommare tutte le donazioni fatte durante la vita all’asse ereditario. E questa è un’ottima occasione per pianificare il proprio futuro per famiglie che hanno patrimoni anche importanti.