La riaccensione del Paese della Dolce vita partirà da una contrada del basso Salento? Potrebbe anche essere, se a mettersi insieme sono variegate sensibilità culturali ed economiche, ma connesse profondamente al territorio, che sia per radici o subitaneo amore. Per
Luigi de Vecchi,
chairman Emea della divisione capital markets and advisory di
Citi, è stato un
colpo di fulmine scaturito dalla genuina, generosa gentilezza delle persone. L’avvocato
Gustavo Caputo e l’imprenditore
Mauro Pantaleo vi sono nati. Il regista
Edoardo Winspeare, nato invece in Austria, in Salento vi è cresciuto. E tutti, almeno con il cuore, vi sono rimasti. Il 2020 avrebbe dovuto tenere a battesimo un progetto comune dei quattro, l’apertura al pubblico del
riqualificato castello del rione Tutino (Tricase).
Ma la pandemia ha acceso il semaforo rosso. E non è detto che attendere sia negativo: di pari passo con il congelamento delle attività conviviali, si sta assistendo a un ripopolamento “qualificato” di alcune zone d’Italia.
«A valle dell’imprevedibilità del covid, abbiamo riscoperto luoghi remoti», riflette Luigi de Vecchi. Borghi e campagne sperdute che a certe latitudini accolgono il southworking, per dirla con il linguaggio di Instagram. Lavoro smart nella saporosità delle terre meridionali. Lui, che si definisce un «Ulisse contemporaneo», ha trovato il suo approdo felice anni fa qui nel Salento, il Finis Terrae dell’Italia che guarda al Mar Egeo. Nei dintorni del Capo di Leuca, de Vecchi intesse amicizie e scopre luoghi. Come il castello di Tutino. Di origini normanne (XII secolo), è da considerarsi tardo-rinascimentale.
«La prima attestazione in cui si parla di Tutino risale alla metà del ‘400. Il luogo era già indicato come fortezza a difesa dei Turchi», ricorda l’avvocato Gustavo Caputo. Erano gli anni in cui Santa Maria di Leuca De Finibus Terrae doveva guardarsi dalle incursioni degli infedeli (la presa di Otranto da parte dei turchi risale al 1480-1481). L’attuale castello venne edificato nel 1580 dal feudatario Don Luigi Trane su un lato della preesistente fortezza normanno-sveva “favente Minerva”, col favore di Minerva, come si legge nell’iscrizione ancora leggibile sull’edificio. «Gli altri tre lati, invariati, conservano le reminiscenze normanne». Nei secoli la magione è stata residenza dei feudatari del luogo, fino a che gli stessi non l’abbandonarono in favore del centro di Tricase.
«Come racconta anche il medico salentino Cosimo De Giorgi nei suoi bozzetti di viaggio, nell’800 l’immobile era decaduto. Lo occupava parzialmente un fattore con la sua famiglia, come fosse una masseria. Sul finire del secolo però lo acquistò il fratello di mio nonno, adibendolo a tabacchificio».
Si arriva così fino agli anni ’70, quando il tabacchificio chiude. Da allora in poi il castello deperisce, fino a diventare poco più di un rudere. Arriva però nell’ultimo triennio la felice opportunità del bando europeo ‘Radici e ali’ della Regione Puglia per renderlo «un luogo di pubblico spettacolo», come precisa l’avvocato Caputo. «Il sogno è che diventi un piccolo faro di cultura e socialità», aggiunge il regista Edoardo Winspeare (di antica famiglia nobiliare dello Yorkshire, in Italia dal 1708.
Suoi, fra l’altro, i video della sfilata-evento di Dior a Lecce a nel luglio 2020). La società che gestisce il progetto è la Saietta Art, «nata per amicizia», dice il regista. «Ora siamo in lockdown, ma appena tutto questo terminerà, la voglia di vedersi dal vivo e guardarsi negli occhi esploderà. Tornerà il piacere di vivere l’arte, di guardarsi un film insieme. E poi, perché negarlo, riassaporeremo il piacere di mangiare e bere bene, insieme».
Il Tacco d’Italia non è certo un luogo poco noto, anzi. Ricorda Edoardo Winspeare: «il Salento ha vissuto momenti di grande entusiasmo a cavallo fra gli anni Novanta e Duemila, legati per esempio alla cultura della taranta. Poi purtroppo la xylella ha compromesso questa spinta. È come se fossimo all’anno zero», conclude il regista. Per rigenerare l’agricoltura e il paesaggio salentino dopo la piaga del batterio, Luigi de Vecchi è attivo con la Fondazione Sylva e Treedom, la app che ha già piantato un milione e mezzo di alberi in tutto il mondo. «L’intenzione è quella non solo di ricreare la macchia mediterranea e gli uliveti, ma anche di piantare altri alberi da frutta».
L’amore di de Vecchi per la rigenerazione delle campagne si appaia a quella dei borghi. Il banchiere rivela che, complice il lockdown, nei dintorni di Tricase «si sono installati professori universitari, gente che lavorava in istituzioni internazionali. Persone che nella loro creatività hanno dato vita a ‘Radio Depressa’ [dal nome di una contrada] il cui motto è ironicamente ‘Sud con la vita’.
Luigi de Vecchi
Intanto, mentre si forma un nuovo strato di intellighenzia locale con sguardo globale, a Tricase si attende giugno. L’italoamericana
Rachel Mascetta, general manager del Castello di Tutino con un passato in
Gucci, sta lavorando per un’apertura soft della struttura, «all’aria aperta, all’insegna della musica». Puntando sulla qualità dei drink, delle «sfiziosità alimentari» a chilometro zero, sull’agognata convivialità. La ristorazione vera e propria arriverà poi, con il ritorno alla normalità. E in ogni caso «le porte saranno sempre aperte».
Dal mattino alla sera, il tempo sarà scandito dall’ora della prima colazione agli spettacoli teatrali e musicali serali, passando per corsi, laboratori, presentazioni, esposizioni d’arte. «Non ci poniamo limiti», prosegue Rachel. «L’attività non sarà stagionale ma vivrà tutto l’anno: l’idea viene da Edoardo [Winspeare], ricordando i tablao flamenco». Un crocevia di aggregazione culturale ed edonistica, nel segno della rinascita.
Il regista Edoardo Winspeare
L’avvocato (e attore) Gustavo Caputo
La riaccensione del Paese della Dolce vita partirà da una contrada del basso Salento? Potrebbe anche essere, se a mettersi insieme sono variegate sensibilità culturali ed economiche, ma connesse profondamente al territorio, che sia per radici o subitaneo amore. Per Luigi de Vecchi, chairman Emea del…