Era il 1597 e un Caravaggio quasi ventiseienne dava vita alla sua prima e unica pittura murale ad oggi conosciuta, Giove, Nettuno e Plutone, realizzata all’interno del Casino Boncompagni Ludovisi. A commissionarla era stato il cardinale Francesco Maria Del Monte, primo mecenate romano del pittore lombardo, sotto la cui ala Caravaggio era entrato proprio nel 1527. Un’autentica sfida, a soffitto. Vinta: l’olio a muro dà vita a un vertiginoso scorcio prospettico: le divinità sono in piedi nude, in posizione di fiero dominio. Appaiono nell’atto di spartirsi l’intero universo, un globo ceruleo: a Plutone gli inferi, a Nettuno il mare, a Giove il cielo. Oggi quella pittura, per dirla con un eufemismo, versa in condizioni non eccellenti, inaccessibile al grande pubblico, essendo in una dimora privata al centro di gravi e tristi questioni legali.

Ma la grande mostra CARAVAGGIO 2025 (con il quadro perduto e ritrovato) ha compiuto il “miracolo”: da sabato 29 marzo a domenica 6 luglio 2025 il dipinto del Merisi e il Casino Boncompagni Ludovisi saranno eccezionalmente visitabili il sabato e la domenica grazie a speciali visite guidate per gruppi di massimo 20 persone alla volta. L’accesso è consentito ai soli possessori del biglietto di visita alla mostra in corso a Palazzo Barberini, previa prenotazione.

Storia e significato dell’opera di Caravaggio nascosta nella villa
Quella della pittura murale fu dunque una sfida per l’orgoglioso Merisi. Secondo uno dei suoi primi e più celebri biografi, Giovanni Pietro Bellori, l’artista “sentendosi biasimare di non intendere né piani né prospettiva, tanto si aiutò collocando li corpi in veduta dal sotto in su che volle contrastare gli scorti più difficili”. E si autoritrasse, verosimilmente con l’ausilio di uno specchio, in tutte e tre le divinità.
Il Giove, Nettuno e Plutone era destinato a un ambiente piuttosto speciale del Casino, anche detto dell’Aurora, il “camerino della distilleria” (così lo definisce Giovan Pietro Bellori, tra i primi biografi dell’artista), una sorta di gabinetto alchemico, nel quale il cardinale si dilettava, essendo egli “studioso di medicamenti chimici”. Giove, Nettuno e Plutone sono infatti divinità tradizionalmente associate alle tre fasi della pratica alchemica, attraverso le quali, dagli inferi, si giunge all’essenza della verità e della conoscenza, alla pietra filosofale.
Caravaggio 2025, un’occasione da non perdere per scoprire bellezze nascoste
Quando il giovane cardinale Ludovico Ludovisi, nipote di papa Gregorio XV, nel 1621 acquistò dal cardinal Francesco Maria Del Monte il Casino come parte della Villa Ludovisi che stava costituendo, si trovò si trovò l’opera in casa. A questa, negli anni se ne aggiunsero altre di superbe. Come quella del Guercino, autore nel 1621 al piano terra dell’affresco con “L’Aurora” (affiancata da “L’Allegoria del Giorno” e da “L’Allegoria della Notte”. In un vano adiacente Ludovisi commissionò opere a Domenichino, Paul Brill, Giovan Battista Viola, e ancora al Guercino, ad affrescare su ciascuna delle quattro pareti, paesaggi, sovrastati dalla danza dei putti sul soffitto, eseguita da Antonio Circignani detto il Pomarancio.

Guercino
L’eccezionale pittura murale Giove, Nettuno e Plutone va quindi virtualmente a sommarsi alle ventiquattro opere esposte nella mostra CARAVAGGIO 2025, aperta – salvo proroghe – fino al 6 luglio 2025 e curata da Francesca Cappelletti, direttrice della Galleria Borghese, Maria Cristina Terzaghi, docente universitaria e seicentista, e Thomas Clement Salomon, direttore delle Gallerie Nazionali Barberini Corsini.