- Stando ai dati di Iss market intelligence, gli asset gestiti dai gruppi statunitensi nel Regno Unito e in Europa sono più che raddoppiati nell’ultimo decennio, balzando dai 2,1 miliardi di dollari del 2014 a 4,5 miliardi a fine settembre
- Le azioni delle banche, delle società di investimento e di alcuni asset manager quotati in Borsa (come BlackRock) sono salite alle stelle dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali, tra deregolamentazione e sforbiciate alle tasse attese
Ci si potrebbe immaginare che una compagnia aerea nazionale come la British Airways decida di affidare i suoi 21,5 miliardi di sterline di attivi pensionistici a un asset manager con sede nel Regno Unito. E invece tre anni fa si è rivolta BlackRock, il noto colosso newyorkese. È accaduto lo stesso con Bae Systems, società britannica del settore aerospaziale e della difesa con sede a Farnborough, che ha affidato 23 miliardi di sterline a Goldman Sachs. Ma anche Shell che, proprio quest’anno, ha chiesto sempre a BlackRock di gestire 23 miliardi di euro.
Quella a cui stiamo assistendo, secondo una recente analisi del Financial Times, è un’inarrestabile avanzata dei gestori a stelle e strisce in Europa. Stando ai dati di Iss market intelligence, gli asset gestiti dai gruppi statunitensi nel Regno Unito e in Europa sono più che raddoppiati nell’ultimo decennio, balzando dai 2,1 miliardi di dollari del 2014 a 4,5 miliardi di dollari a fine settembre. Per di più, stanno facendo passi avanti in aree in cui di fatto vantano già un primato a livello mondiale. È il caso per esempio dei fondi indicizzati, dove attualmente gestiscono il 59% degli asset totali, ma anche degli Etf attivi, dove controllano tre quarti del mercato.
L’effetto Donald Trump sugli asset manager
Senza dimenticare poi l’effetto Donald Trump e le conseguenze del suo ritorno alla Casa Bianca: le azioni delle banche, delle società di investimento e di alcuni asset manager quotati in Borsa (come BlackRock) sono salite alle stelle, tra deregolamentazione e sforbiciate alle tasse attese. Secondo il quotidiano economico-finanziario britannico, il settore spera in effetti che l’amministrazione repubblicana favorisca la vendita di investimenti alternativi – tra cui private equity e criptovalute – ai retail aumentando di conseguenza dimensioni e potere delle società di gestione patrimoniale americane. Secondo Bcg, il patrimonio totale gestito in Nord America è intanto cresciuto del 16% su base annua nel 2023, contro l’8% dell’Europa e il 2% del Regno Unito. Un vantaggio che “consente alle società statunitensi di investire in modo più consistente in tecnologia e operazioni, migliorando la loro competitività e consentendo loro di superare i rivali europei”, sostiene Dean Frankle, managing director e partner di Bcg a Londra.
Da BlackRock a Vanguard: il caso del Regno Unito
Focalizzandoci sul Regno Unito, la Brexit ha tra l’altro “reso i gestori patrimoniali britannici non europei”, ha dichiarato al Financial Times un alto dirigente statunitense. Pertanto, non hanno “un reale vantaggio competitivo nei confronti delle società americane”, ha aggiunto. Il che è emblematico se si considera che l’attuale successo statunitense è stato in parte costruito proprio in Gran Bretagna. A titolo esemplificativo, nel 2009 Barclays ha venduto a Blackrock la sua divisione di asset management, incassando 13,5 miliardi di dollari ma facendo di BlackRock un gigante della gestione patrimoniale. Allo stesso modo, Vanguard arrivò in quel periodo in Uk con i suoi fondi a basso costo, una novità in Europa.
Aladdin: il software professionale di BlackRock
Gli asset manager statunitensi hanno tra l’altro tratto vantaggio anche dalla loro semplice dimensione. “Se non si dispone di molte risorse, diventa difficile competere”, ha dichiarato David Hunt, amministratore delegato di PGIM con sede nel New Jersey. “Bisogna essere in grado di investire nei periodi in cui gli utili sono in calo e lo scenario di mercato è complesso. Per poterlo fare, è necessario avere un’attività molto diversificata”, ha incalzato Patrick Thomson, amministratore delegato di JpMorgan asset management in Europa, Medio Oriente e Africa. I colossi sono di fatto in grado di offrire un maggior numero di servizi, dai mercati privati ai servizi tecnologici. Aladdin, il software professionale per la gestione del portafoglio di BlackRock, lo scorso anno ha registrato un fatturato vicino agli 1,5 miliardi di dollari, per esempio.
La reazione degli asset manager europei
Così, banche, assicurazioni e altre società europee – come Schroders nel 2000 – stanno iniziando a valutare il loro impegno nella gestione patrimoniale, ragionando su se raddoppiarlo, collaborare con altre realtà o concentrarsi su uno specifico settore di specializzazione. Thomas Buberl, amministratore delegato di Axa, ha dichiarato al Financial Times che “è l’unico modo per competere in un settore di gestione dei fondi fortemente consolidato e sempre più dominato da grandi aziende globali”, dopo aver concordato un accordo per combinare le sue attività di gestione patrimoniale con quelle di Bnp Paribas. E non sono gli unici a valutare operazioni simili, anche se difficili da mettere a terra.
Il FT ha recentemente rivelato che Allianz e Amundi hanno messo in pausa i loro colloqui su una potenziale transazione a causa di disaccordi su come strutturarla. Il tutto mentre i colossi a stelle e strisce continuano a fare passi da gigante, assumendo un ruolo da protagonisti nel risiko. Nel 2021 Goldman Sachs ha esteso la sua presenza in Europa con l’acquisto del ramo di gestione degli investimenti di NN Group per 1,6 miliardi di dollari, per esempio. Secondo Morningstar, sette dei 10 fondi a più rapida crescita in Europa quest’anno sono americani. Solo nel terzo trimestre, BlackRock ha riportato una raccolta di 221 miliardi di dollari a livello mondiale, battendo l’intero settore europeo dei fondi di investimento.