- Trump: “Abbiamo superato ostacoli che nessuno pensava potessimo superare. Siamo il più grande movimento politico di sempre. Sarà l’età d’oro dell’America”
- Tesla festeggia la vittoria di Trump, così come i futures sugli indici S&P 500 e Nasdaq 100. Ancora più soddisfatto il Russell 2000
Donald Trump è tornato. Dopo aver conquistato la Pennsylvania e battuto la soglia dei 270 grandi elettori necessari, la vittoria è matematicamente confermata. “L’America non ha mai visto nulla di simile”, l’immediato commento del tycoon dal palco di Palm Beach, in Florida. “Abbiamo superato ostacoli che nessuno pensava potessimo superare. Siamo il più grande movimento politico di sempre. Questa sarà l’età d’oro dell’America”. Ancora prima che arrivasse l’ufficialità, il ritorno del miliardario alla Casa Bianca ha innescato reazioni positive sui mercati azionari a stelle e strisce: Dow Jones ed S&P 500 hanno brindato ai massimi storici, ma ancora più soddisfatto appare il Russell 2000, che si prepara a beneficiare della posizione protezionistica del partito repubblicano. Non vale lo stesso per l’Hang Seng, che lascia a terra 468 punti. Analizziamoli nel dettaglio, lanciando uno sguardo anche ai singoli titoli.
Donald Trump ha vinto: i titoli che festeggiano
“Le azioni di Trump Media & Technology Group Corp (Djt) hanno registrato un incremento di oltre il 10% nel trading after-market”, racconta a We Wealth Gabriel Debach, market analyst di eToro. “Con una capitalizzazione di mercato di soli circa 6,79 miliardi di dollari, resta molto al di sotto di colossi come Nvidia e Apple, le due aziende con la capitalizzazione più alta al mondo. Tuttavia, Djt ha registrato volumi di scambio impressionanti, superando quelli di Apple e avvicinandosi a quelli di Nvidia, a dimostrazione dell’interesse speculativo e politico che lo circonda”, spiega l’analista. Un altro caso è quello del rally di Tesla, che sancisce la vittoria di Elon Musk sui mercati.
I settori favoriti dalla vittoria di Trump
I repubblicani puntano a ridurre le tasse per i consumatori e le imprese per stimolare l’economia, spiega Debach. “Questa spinta dovrebbe dare nuovo impulso ad alcuni settori, come i beni di lusso, le comunicazioni e i servizi finanziari. Si pensi a società come Procter & Gamble, Verizon e Jp Morgan”. Altri settori che dovrebbero subire un impatto, secondo l’analista, sono difesa ed energia. Con Trump alla Casa Bianca, si prevede infatti un budget elevato per la difesa, come nel suo primo mandato. “Fornitori come Ge Aerospace, Rtx e Palantir potrebbero trarne vantaggio”, osserva Debach. “Inoltre, non è una novità che i repubblicani favoriscono i combustibili fossili, anche se l’impatto sui prezzi delle azioni è meno chiaro. Durante il primo mandato di Trump, gli investitori hanno puntato su aziende come Exxon Mobil e Chevron, ma dopo quattro anni il settore petrolifero in borsa si era dimezzato a causa del drastico calo dei prezzi del petrolio”, ricorda l’esperto. Guardando poi a infrastrutture e tecnologia. “Gran parte delle infrastrutture statunitensi devono essere sostituite da tempo, mentre nell’ambito tech la vittoria di Trump fa scendere le probabilità che vengano smantellate grandi aziende come Google”, osserva Debach.
I riflessi sul mercato azionario europeo
Osservando i titoli con una forte esposizione alle vendite fuori dall’Europa, secondo l’analista le possibili politiche protezionistiche o nuovi incentivi per l’industria americana potrebbero pesare sulle esportazioni europee, soprattutto per quelle aziende che non producono sul suolo statunitense. Tra i settori più vulnerabili cita lusso, beni di consumo, automotive, tecnologia e industria pesante. “In questo senso, i nomi italiani più esposti sono Ferrari e Campari”, evidenzia Debach. Una sfida in più, insomma, mentre molte aziende europee stanno già soffrendo la frenata della domanda cinese che ha messo sotto pressione i loro risultati. “Se a questa debolezza della Cina si aggiungesse una contrazione del mercato americano, le ripercussioni per gli esportatori del Vecchio Continente non tarderebbero a farsi sentire”, prevede l’analista.
L’Hang Seng crolla sul ritorno di Trump
Intanto, come anticipato in apertura, l’Hang Seng crolla sulla vittoria di Trump. Secondo Debach, la perdita di 468 punti (-2,2%) rifletterebbe i timori di nuove tensioni commerciali tra Pechino e Washington, che potrebbero intensificarsi con la vittoria del repubblicano alle elezioni. “A differenza di altri indici globali, la Cina si mostra quindi più cauta, evidenziando l’incertezza rispetto a un potenziale approccio protezionista americano. La bilancia commerciale statunitense, passata da un deficit di 43,9 miliardi di dicembre 2019 (fine mandato Trump) agli attuali 84 miliardi di dollari, potrebbe tornare a essere un tema caldo nell’agenda di Trump, con possibili ripercussioni sui mercati asiatici e globali”, osserva Debach. Come dichiarato da Mps nel suo Daily market strategy, la debolezza cinese sarebbe tra l’altro probabilmente ancora più pronunciata se non ci fosse l’attesa per i dettagli sulle misure fiscali attesi per la fine della settimana dal Comitato del Partito Comunista.
Il Bitcoin aggiorna i suoi massimi storici
C’è infine il Bitcoin, che ha aggiornato i suoi massimi storici scambiando oltre i 75mila dollari. Con una capitalizzazione di mercato superiore ai 1.473 miliardi di dollari, la sua dominance sul mercato crypto ha sfondato il tetto del 60%. “L’intero settore celebra il ritorno di Trump, indipendentemente dal colore politico di supporto: da Ripple in progresso di circa il 5% fino a Dogecoin, salito fino al +20% sospinto dal supporto esplicito di Elon Musk alla corsa di Trump”, dice Debach. In altre parole, il mondo dei cryptoasset sembra accogliere positivamente la vittoria repubblicana. Il tycoon ha infatti dimostrato un’apertura verso gli asset digitali durante la sua campagna, promettendo di trasformare gli Stati Uniti nella capitale globale delle criptovalute, creare una riserva strategica di Bitcoin e nominare regolatori favorevoli al mondo digitale.