Dollarocrazia al test delle valute digitali: il dominio globale continuerà?

Lunga vita al dollaro, sia in versione cartacea che digitale. Con T. Rowe Price affrontiamo il tema dello strapotere del biglietto verde in un nuovo mercato al test delle Central Bank Digital Currencies

In un mercato valutario che si affaccia progressivamente alla digitalizzazione delle monete, il dominio del biglietto verde potrebbe restare immutato. O anzi, crescere.

Dollaro: chi lo usa?

Come riportato dalla Federal Reserve lo scorso ottobre sui dati indicati dalla Bank for International Settlements, il dollaro americano è oggi protagonista delle transizione in valuta a livello globale, pesando per circa l’88%. Un ruolo dominante che viene confermato anche dall’analisi delle valute di fatturazione nel commercio mondiale: il report “Fundamentals vs Policies: can the US dollar’s dominance in global trade be dented?” pubblicato dalla Banca centrale europea nel luglio 2021, indica che circa il 40% delle transazioni internazionali di merci viene fatturato in dollari, una cifra ben al di sopra della quota statunitense del commercio mondiale di appena il 10%.

Dollarocrazia digitale

La domanda che ci si pone è: l’inserimento sul mercato delle valute digitali minerà la supremazia della divisa americana?

“Se da un lato l’introduzione delle cosiddette CBDC, Central Banks Digital Currencies, può ridurre i vantaggi dell’uso del dollaro come valuta fiat per la fatturazione commerciale” commentano Tomasz Wieladek, International Economist, e Aadish Kumar, International Economist, T. Rowe Price, “dall’altro, può rafforzarne il dominio come valuta digitale”. Una CBDC emessa dalla Fed sarà infatti altamente credibile, molto liquida e ampiamente disponibile, e quindi più attraente per le aziende.

Materie prime in dollari

Per le aziende estere, l’utilizzo del dollaro per la fatturazione potrebbe evitare il disallineamento tra entrate e costi. Per esempio, un’azienda può importare materie prime in dollari, ma ricevere entrate in valuta locale, esponendosi così a un deprezzamento di quest’ultima. “Con l’integrazione delle valute digitali, questo problema può essere bypassato”. Per questioni che si legano al commercio, l’aumento della predominanza del dollaro tenderà a prevalere in quelle economie emergenti esportatrici di materie prime. Le merci continueranno dunque a essere prezzate in dollari e le transazioni in valuta digitale americana saranno via via meno onerose, più veloci e più efficienti.

Dollaro come stabilità

Non è tutto: il dollaro digitale potrebbe giocare anche un ruolo come elemento di solidità patrimoniale. Se è vero che in tempi di stabilità, i cittadini dei Paesi emergenti potranno affidarsi alle CBDC locali sia come mezzo di scambio sia come riserva di valore, durante una recessione essi potrebbero preferire una valuta digitale in dollari, più stabile e meno fluttuante.
Escluse Cina e India, i cui governi locali potrebbero pensare ad un eventuale blocco dei trasferimenti di fondi verso la CBDC in dollari, a livello di economie emergenti, dove il controllo sui capitale ha più volte fallito, tale rischio non si pone.

Il tema disintermediazione

A livello di disintermediazione, l’introduzione di una Central Bank Digital Currency americana avrà probabilmente un impatto leggero rispetto ad altri Paesi. Una CBDC è da considerarsi come un credito verso la banca centrale, una forma di denaro più sicura di quello commerciale. Tale minor rischio “probabilmente porterà ad un trasferimento di depositi dalle banche commerciali ai conti CBDC tenuti presso la banca centrale. Questo processo accelererà tuttavia durante i periodi di crisi economica, quando la fiducia nel sistema bancario si riduce, con il conseguente effetto collaterale di una maggiore disintermediazione”.

Un dollaro anticiclico

Tra gli effetti collaterali, argomentano da T. Rowe Price, la diffusione del dollaro digitale potrebbe rendere i movimenti della divisa americana americano più anticiclici. In tempo di crisi, i cittadini di tutto il mondo (specie nei Paesi con istituzioni deboli) potrebbero convertire i loro risparmi in CBDC in dollari, aumentando la domanda di greenback e rafforzando la valuta. D’altra parte, in tempi di stabilità economica, il costo di detenere dollari virtuali supererà probabilmente i benefici per le imprese e le famiglie al di fuori degli Stati Uniti.

Dollaro digitale: per chi?

Resta da capire a chi sarà accessibile il nuovo dollaro digitale.
“Data l’attuale concorrenza delle monete stabili, che sono disponibili in tutto il mondo, crediamo che sia altamente probabile che una CBDC in dollari sarà accessibile anche ai non residenti negli Stati Uniti attraverso istituzioni intermediarie (piuttosto che direttamente attraverso conti detenuti presso la Fed). Se ciò accadesse, l’ampia disponibilità globale di una CBDC in dollari amplificherebbe probabilmente le ricadute della politica monetaria statunitense sulle economie dei mercati emergenti, specialmente quelle con alti premi di rischio dovuti a una storia di alta inflazione e poca credibilità fiscale”.
L’apertura della valuta centrale digitale americana al mondo significherà, qualora accada, un maggior coordinamento della politica monetaria tra le banche centrali dei diversi paesi.

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