Cina, non solo big tech: come costruire il portafoglio

Nel giro di cinquant’anni la Cina è diventata il secondo mercato globale e diverse sono le grandi aziende che hanno attirato l’attenzione degli investitori. Lo spazio d’azione, tuttavia, è ancora molto ampio

La Cina non è solo big tech. Se negli anni gli investitori occidentali si sono abituati a considerare il Dragone perlopiù per il comparto tecnologico, puntando su grandi società come Alibaba, Tencent o Baidu, oggi le opportunità di investimento non si limitano più solamente a tale settore.

Secondo Robert Secker, Portfolio analyst di T. Rowe Price, infatti, mentre molte di queste large cap hanno premiato gli investitori e rimangono solide nelle proprie prospettive, vi è un segmento per lo più sottovalutato del mercato finanziario cinese in cui si potrebbero celare diverse storie di successo del prossimo futuro. Dati aggiornati allo scorso marzo alla mano, si tratterebbe di circa il 91% (circa 6 mila aziende) dell’intero universo investibile del paese secondo MSCI. Le opportunità, inoltre, potrebbero accrescere con il tempo: in soli 20 anni, la capitalizzazione del mercato cinese è aumentata a un ritmo irrefrenabile, passando da un valore di 4,65mila miliardi di yuan nel 2002 (circa 687 miliardi di dollari attualmente) a uno di 91,96mila miliardi al 2022 (13,60mila miliardi di dollari). Quali opportunità per il futuro?

Investimenti in Cina, su cosa puntare

Centrale risulta il sapersi approcciare a un mercato che risponde a logiche diverse da quello occidentale, così da poter riconoscere il valore di tali aziende. Non bisogna infatti immaginarsi società di piccole o medie dimensioni: molto spesso si tratta di aziende che valgono già miliardi di dollari, ben affermate nel loro territorio e con attività commerciali robuste. T. Rowe Price, che si occupa di investimenti in Asia dal 1987 e gestisce oltre 22 miliardi di dollari di azioni cinesi, cerca i nuovi business in cui investire, preferendo aziende con una capitalizzazione di mercato, al momento dell’acquisto, al di sotto dei 30 miliardi di dollari e che rientrino in almeno una di tre particolari caratteristiche. Vediamole insieme.

1. Essere società compound

Secondo Secker, sono da ricercare le “aziende con un piano a lungo termine, caratterizzate da una forte innovazione, con un modello di business scalabile in grado di rimodellare i mercati. Ma soprattutto, che possano offrire una crescita stabile e continua nel corso degli anni”.

2. Essere società con crescite non lineari

Altra caratteristica si ritrova nelle “aziende che possano offrire, nel medio termine, ritorni molto alti. Solitamente sono società che vivono una crescita molto accelerata a causa di un cambio di rotta, di un nuovo ciclo di produzione o per una transizione da un ciclo di investimenti a un ciclo produttivo”. Spesso, questo tipo di cambiamenti radicali non vengono letti in chiave positiva dal mercato e per questo le aziende in questione vengono sottovalutate.

3. Essere società che si trovano in situazioni particolari

“Si tratta di aziende che hanno un rapporto di rischio-rendimento asimmetrico non perfettamente in grado di valutare le opportunità a causa di situazioni problematiche, che tuttavia sono transitorie e risolvibili. Le difficoltà sono solitamente causate da pressioni momentanee, come l’obbligo di vendere o ristrutturare la società, periodi caratterizzati da un sentiment debole, preoccupazioni macroeconomiche o modelli di business non appieno compresi”.

Oltre alla tecnologia in Cina: la soluzione di T. Rowe Price

Lasciando spazio ad altri settori oltre alla tecnologia, quindi, gli investitori potranno avere a disposizione sostanziali opportunità. Una soluzione? China Evolution Equity Stategy, strategia azionaria dal portafoglio di circa 40-80 titoli la cui selezione è guidata da fattori idiosincratici che tipicamente mostrano una bassa correlazione con le dinamiche macroeconomiche. Il fondo è slegato da considerazioni di tipo settoriale, così come di stile e di indice, e adotta un approccio di tipo bottom-up. “Riteniamo che i rendimenti del mercato cinese siano troppo concentrati sul settore internet, mentre noi puntiamo a generare alpha da diverse fonti con società che contribuiscano alla performance provenienti da diversi settori, da quello industriale più tradizionale a quello dei semiconduttori. Il risultato è un portafoglio che, dal nostro punto di vista, è molto diverso dall’indice MSCI China e dai suoi pari, e che può quindi completare l’esposizione attuale alla Cina della maggior parte degli investitori” conclude Secker. “Un portafoglio in grado di distinguersi tra la folla”.

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