Security token offering: l’alternativa per la raccolta di capitali

Le Security token offering (Sto) rappresentano per le startup e le scaleup un’alternativa innovativa ed efficace per la raccolta del capitale. Ma con quali rischi?

Il problema principale delle startup è la raccolta dei capitali: gli strumenti utilizzati sono gli step tradizionali del seed financing (anche attraverso il crowdfunding), venture capital, growth capital e, più avanti, il private equity o l’Ipo. Tuttavia, recentemente le security token offering (Sto) hanno guadagnato maggiore attenzione e diffusione presso le startup, soprattutto tecnologiche.

Le Sto permettono la raccolta di capitali tramite l’offerta di strumenti finanziari rappresentativi di asset class tradizionali come azioni, obbligazioni, diritti, immobili, proprietà intellettuale, ovvero di asset class alternativi (crypto asset). Tali asset sono inseriti in uno smart contract e digitalizzati mediante un token da cui deriva l’autenticità e la proprietà attraverso l’utilizzo di tecnologie Dlt (Blockchain distributed ledgers technology).

In concreto, quindi, le security token offering sono un’emissione di token digitali in un ambiente blockchain sotto forma di strumenti finanziari.
La prima è stata lanciata il 10 aprile 2017 da Blockchain Capital raccogliendo 10 milioni di dollari in un solo giorno e da allora le Sto hanno guadagnato sempre maggiore attenzione per tutto il 2019 fino a oggi, soprattutto per le conseguenze negative che la precedente diffusione delle Ico (Initial coin offering) aveva comportato.

Sebbene basata sulla tokenizzazione degli asset, l’emissione delle security token offering, a differenza delle Ico, è caratterizzata da un contesto che inizia a essere in parte regolato, seppure con logiche ancora parziali e comunque diverse a seconda della giurisdizione (in Italia non esiste ancora una normativa ad hoc, ad esempio, ma alcuni ipotesi di Sto sono già allo studio, nei limiti della loro compatibilità, al Testo unico della finanza).

Le Sto rappresentano una valida alternativa per raccogliere fondi in quanto legate alla creazione di un sistema in cui l’uso di Dlt e contratti intelligenti consente ai mercati, agli emittenti e agli investitori di sfruttare i vantaggi della blockchain per generare una più ampia raccolta di capitali e liquidità. Inoltre, i token possono essere scambiati su un mercato secondario, aumentando ulteriormente la liquidità con costi di transazione molto più bassi, grazie all’automazione e alla registrazione digitale. In concreto, le security token offering suddividono l’asset illiquido in piccole frazioni negoziabili sotto forma di token, limitando così il rischio per gli investitori. Esse assicurano trasparenza, garantita dal sistema blockchain che, essendo immutabile, permette di uniformare il metodo di verifica e di tracciabilità dei dati prevenendo eventuali manipolazioni o alterazioni degli stessi.

Tuttavia, si riscontrano rilevanti rischi legati alla diffusione di questi strumenti. Il primo è l’assenza di regolamentazione globale di uno strumento che tale si presenta. Gli attori potrebbero attuare un arbitraggio regolamentare con tutto svantaggio per gli investitori. Secondariamente, la tecnologia blockchain non assicura la certezza del valore del “sottostante” nel tempo, con conseguenze negative per i detentori di Sto. Infine, rimangono ancora da affrontare i temi di compliance e tracciabilità dei fondi, nonostante a livello europeo siano in fase di emissione specifici regolamenti.

Gli articoli pubblicati sono stati realizzati da giornalisti e contributors di We Wealth e vengono forniti a Poste Premium a scopo informativo.


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