Biotech: la ripresa è dietro l’angolo, ecco perché

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Il settore delle biotecnologie non è riuscito a scampare alle vendite che hanno colpito i mercati, ma la battuta d’arresto sembra non destinata a perdurare nel tempo, secondo gli esperti di Pharus, che vedono nel prossimo futuro 3 fattori che innescheranno la ripresa

Le vendite che si sono abbattute sui mercati azionari non hanno risparmiato il settore medicale, in particolare quello delle società operanti nel comparto delle biotecnologie. Rispetto a un anno fa il Nasdaq Biotechnology Index ha lasciato sul parterre oltre 22 punti percentuali. Una battuta d’arresto che sembra però destinata a non continuare. Anzi, secondo gli esperti di Pharus ci sono i presupposti per una ripresa nei prossimi mesi.

I 3 fattori per la ripresa del biotech

Dopo un 2021 caratterizzato da poche operazioni, si sta assistendo a una raffica di operazioni di fusione e acquisizione all’interno del comparto. Qualche esempio? Il colosso americano Pfizer ha annunciato lo scorso agosto l’acquisizione di Global Blood Therapeutics per 5,4 miliardi di dollari e poco prima Amgen aveva dichiarato che avrebbe speso 3,7 miliardi di dollari per l’acquisto di ChemoCentryx. Ma ancora più impressionante è stata Merck che all’inizio dell’estate ha espresso l’interesse ad acquistare Seagen, deal che potrebbe valere quasi 40 miliardi di dollari. Insomma, una serie di operazioni che dimostrano l’effervescenza del settore e le opportunità di rendimento, anche tra le piccole e medie aziende.

Ma non è tutto. Una spinta ulteriore al comparto potrebbe arrivare anche dalla Cina, il cui mercato dell’innovazione medicale sta crescendo a ritmi impressionanti, tanto da aver superato gli Stati Uniti nel numero di nuovi farmaci approvati già nel 2020 con 1.407 approvazioni da parte di Pechino contro le 1.253 statunitensi. “Le aree terapeutiche a maggior crescita sono quelle dei vaccini e dell’oncologia (60% dei farmaci approvati), da ricondurre ai numeri impressionanti registrati dalla Cina stessa in termini di morti a causa di cancro, pari al 30% a livello globale, e alle nuove diagnosi, pari al 24%”, sottolineano i gestori di Pharus. Una prima conseguenza di questo trend ha riguardato l’elevato numero di accordi internazionali con aziende europee e americane, come quello con Novartis del valore di 2,2 miliardi di dollari per lo sviluppo del farmaco BeiGene, un anticorpo simile a Keytruda di Merck e Opdivo di Bristol-Myers Squibb il cui obiettivo è supportare il sistema immunitario nell’attaccare diversi tipi di cancro.

Ultimo e terzo fattore riguarda l’innovazione continua di questo settore, da sfruttare in ottica di investimento di lungo periodo. L’innovazione medicale oggi non deriva solo dalla ricerca di vaccini, ma da diversi business di frontiera dalle forti potenzialità. Pharus cita in particolare:

  • L’editing genetico, considerato promettente per via della capacità di intervenire in maniera precisa per trovare e correggere gli errori genetici del DNA.
  • L’immunoterapia, una delle aree di studio in crescita perché ha il potere di prevenire la diffusione di malattie pericolose ed epidemie.
  • I Big Data e Intelligenza Artificiale, che aiuteranno il settore a crescere, contribuendo alla riduzione dell’ammontare di investimenti in capitale per le aziende, favorendone quindi crescita e reddittività.
  • Il DNA Sequencing, ovvero il sequenziamento del DNA, che consente agli operatori sanitari di determinare se un gene o la regione che regola un gene contiene cambiamenti, chiamati varianti o mutazioni, che sono collegati a un disturbo.

Insomma, il settore del biotech è ben posizionato per sovraperformare, per una serie di fattori fondamentali. E “la ripresa del comparto delle biotecnologie, soprattutto delle piccole aziende, prevista per i prossimi mesi in combinazione con i trend di lungo periodo aiuteranno il settore e i comparti che vi investono, come il Pharus Sicav Medical Innovation che, focalizzandosi sulle small cap del settore medicale, dall’inizio del secondo trimestre del 2021 ha dimostrato una chiara correlazione con le small cap Usa rappresentate dall’indice Russell 2000”, concludono da Pharus.

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