Bond: ecco quali rischi con una Bce ancora aggressiva

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La Bce si appresta a un nuovo rialzo dei tassi di 50 punti base. Cosa aspettarsi dopo? Gli esperti di PGIM spiegano in che modo i mercati sono esposti a una politica monetaria più aggressiva

Il Bce Day si avvicina e i mercati attendono al varco l’istituto centrale europeo per vedere se i toni rimarranno da falco anche alla luce degli ultimi segnali arrivati dall’inflazione, che rallenta meno del previsto.

Nel meeting di inizio febbraio la Bce aveva esplicitato l’intenzione di procedere anche questo mese a un rialzo dei tassi di 50 punti base per poi valutare di volta in volta nei mesi successivi che politica monetaria mettere in atto.

La stessa presidente della Bce, Christine Lagarde, ha ribadito nelle ultime settimane che si va verso un nuovo rialzo di mezzo punto percentuale e che la banca centrale farà tutto il necessario per ripristinare la stabilità dei prezzi nell’area euro.

Parole che vanno di pari passo con gli ultimi chiari segnali arrivati dall’economia: da un lato la congiuntura rimane solida, dall’altro l’inflazione non molla la presa, anzi. A febbraio, stando ai dati preliminari dell’Eurostat, l’inflazione core si è spinta ai nuovi massimi storici per l’area euro al 5,6% su base annua.

Le persistenti pressioni sui prezzi hanno spinto alcuni esponenti dell’Eurotower a proiettarsi in avanti indicando un percorso ancora lungo di stretta monetaria. Il governatore della banca centrale austriaca, Robert Holzmann, ha suggerito che sono necessari altri quattro rialzi dei tassi di 50 pb, compreso quello atteso a marzo, con il tasso sui depositi che andrebbe a toccare il 4,5%. Decisamente più cauto invece il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che ha fatto capire di non apprezzare dichiarazioni su futuri aumenti dei tassi di interesse. “L’incertezza è così alta che il Consiglio direttivo della Bce ha accettato di decidere riunione per riunione, senza forward guidance”, ha puntualizzato Visco in un suo recente intervento a Roma.

Tassi verso un picco più alto

La combinazione di resilienza economica da un lato e inflazione ancora alta ha portato a una revisione verso l’alto delle attese del mercato circa il livello a cui i tassi potranno spingersi. “Sul fronte dei dati macro, il blocco si è dimostrato molto resiliente quest’anno – rimarca Guillermo Felices, Global Investment Strategist di PGIM Fixed Income – . I dati sull’attività economica hanno sorpreso al rialzo e l’inflazione core ha raggiunto nuovi massimi ciclici e ha mostrato segni di persistenza. La notizia si è già riflessa sui mercati dei tassi. I mercati dei tassi front end hanno rivalutato il tasso terminale della BCE al 4% circa, e i rendimenti tedeschi sono saliti lungo la curva con una chiara dinamica di appiattimento”.

Un picco più alto del ciclo di rialzo dei tassi non mancherà di avere delle ripercussioni sull’attività economica. “Tuttavia, gli asset di rischio dell’area euro continuano a scontare esiti favorevoli – sottolinea lo stesso Felices – . Gli spread del credito societario e degli emittenti sovrani periferici non si sono allargati di molto nonostante le difficili prospettive future. La risalita dei rendimenti è stata guidata dalle aspettative di inflazione, più che dai tassi reali, e le notizie sul fronte fiscale nella periferia – in particolare in Italia – suggeriscono una vulnerabilità degli spread sovrani”.

Una situazione che lascia i mercati esposti a una BCE aggressiva “e, soprattutto, a qualsiasi notizia sulla sua volontà di accelerare i piani di Quantitative Tightening (QT)”, conclude l’esperto di PGIM.


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