Collezionisti, attenzione: conservate bene l’arte contemporanea?

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Anche i più attenti e preparati collezionisti non sempre dedicano sufficiente attenzione allo stato conservativo delle opere acquistate. Un focus sull’arte contemporanea

La tornata di aste primaverili a New York da Christie’s, Sotheby’s e Phillips ha confermato il grande interesse e la continua crescita del mercato dell’arte con cifre da capogiro. 

La casa d’aste Phillips ha registrato il record di 225 milioni di dollari con la vendita serale di arte moderna e contemporanea di opere provenienti da varie collezioni; Sotheby’s, invece, con un’unica «single owner sale» della più preziosa collezione mai venduta all’asta, quella appartenuta a Harry e Linda Macklowe (opere del XX e XXI secolo), ha realizzato ben 922 milioni di dollari. 

Anche Christie’s ha registrato un record per quanto riguarda il prezzo d’asta più alto mai raggiunto da un’opera del XX secolo: Larry Gagosian ha acquistato per 195 milioni di dollari «Shot Sage Blue Marilyn» (1964) di Andy Warhol

Commentando i risultati sorprendenti, le case d’asta hanno dichiarato che l’avvento del Covid-19 ha dato ulteriore impulso alle vendite internazionali e al marketing globale attraverso le tecnologie livestream; infatti, si sono moltiplicate le visualizzazioni dei lotti in tutto il mondo. 

Anche nel caso in cui – come sempre più spesso accade – gli acquisti avvengano da remoto, è buona norma far verificare lo stato di conservazione delle opere da un conservatore/restauratore di fiducia che le analizzerà con lenti di ingrandimento, luce incidente, radente e ultravioletta per rilevare eventuali danni, imperfezioni, infestazioni (entomologiche, batteriche, fungine) e restauri pregressi. Al termine della verifica il professionista redigerà una relazione: tale documento è comunemente definito Condition Report

I collezionisti, pur dimostrandosi estremamente attenti, preparati e propensi all’uso delle nuove tecnologie, non sempre dedicano eccessiva attenzione allo stato conservativo delle opere e non rivelano una altrettanta solida conoscenza delle metodologie di conservazione fisica delle proprie collezioni.

Il collezionismo di lingua anglosassone risulta essere il più attivo nel perseguire le corrette pratiche conservative; in Italia, invece, la propensione a una attenta conservazione è del tutto personale e non è pratica consolidata. 

Pur avendo speso cifre a più zeri per acquistare un’opera, molto spesso il collezionista non si preoccupa che questa sia correttamente esposta, illuminata, eventualmente protetta da un adeguato vetro o plexiglass; ma, soprattutto, le collezioni non vengono stabilmente e adeguatamente monitorate, manutenute e restaurate da un professionista competente

L’attività di tutela si declina a vari livelli consequenziali: conservazione preventiva, manutenzione ordinaria, manutenzione straordinaria, intervento di restauro vero e proprio. 

Quale è quindi l’iter da seguire per conservare correttamente le opere? 

1. Individuare la giusta collocazione 

Il primo passo consiste nell’analisi del luogo espositivo per individuare eventuali criticità o rischi. È opportuno verificare che non vi siano infiltrazioni in atto o muffe occulte, che le opere non vengano esposte su pareti eccessivamente fredde (pericolo di condensa) o estremamente calde. Il calore non è solo imputabile all’esposizione cardinale ma anche al passaggio di canne fumarie o tubazioni. Sempre più spesso, poi, i danni si verificano in seguito a eventi climatici quali inondazioni; un alto rischio è rappresentato dall’eventuale vicinanza di corsi d’acqua a rischio esondazione. 

2. Monitorare temperatura e umidità 

Questi sono solo alcuni degli aspetti da tenere in considerazione, ma l’attenzione maggiore è da porre sulle corrette condizioni di microclima (temperatura e umidità relativa) e di luminosità dell’ambiente circostante; tali parametri possono influire in modo estremamente significativo, favorendo il degrado delle opere. 

3. Verificare la conservazione di opere, cornici e teche 

Il momento successivo consiste nella verifica dello stato di conservazione di ogni singola opera (comprese cornici e teche) attraverso una approfondita analisi realizzata con le metodologie precedentemente descritte. 

Riconoscere le alterazioni di un’opera d’arte contemporanea può non essere facile e intuitivo se non vi sono danni macroscopici quali distacchi, lacerazioni, rotture visibili a occhio nudo. Non sempre è così immediato riuscire a distinguere alterazioni impreviste della materia rispetto a degradi ricercati dall’artista stesso che, oltretutto, potrebbero essersi evoluti in modo diverso rispetto a quanto previsto. Pertanto, l’analisi fisica dell’opera presuppone la cognizione dell’intenzionalità dell’artista. 

4. Stilare il Condition Report e il management plan 

Come precedentemente accennato, lo strumento per la documentazione dello stato di conservazione è il Condition Report; si tratta di una scheda nella quale vengono riportate le valutazioni conservative effettuate su un’opera in un preciso momento. Questo può variare leggermente a seconda dello scopo per il quale viene preparato: conservazione, spostamento, prestito, stoccaggio, restauro, passaggio di proprietà, ecc. 

Una volta raccolti tutti dati rilevanti, i conservatori/restauratori delle collezioni sono in grado di “chiudere il cerchio” e stilare il management plan, che descrive dettagliatamente le attività di intervento previste e la relativa frequenza. 

Le informazioni raccolte durante le ricognizioni possono essere archiviate in cartelle dedicate; tuttavia, per la conservazione di tutte le informazioni relative alla collezione, è opportuno lavorare su apposite piattaforme di art management. In questi ultimi anni si è assistito alla proliferazione – ma anche al successivo abbandono – di questi software: ne esistono molte versioni, con prestazioni assai diverse, più o meno flessibili e affidabili. 

5. Effettuare sopralluoghi di monitoraggio 

Generalmente i sopralluoghi di monitoraggio – non sono da dimenticare le opere nei caveau e nelle casse – vengono compiuti con cadenza annuale, parimenti le attività di manutenzione ordinaria. Talvolta ci sono opere talmente problematiche da richiedere controlli e interventi addirittura mensili. 

La vera e propria conservazione di un’opera inizia con una serie di azioni finalizzate a impedire che si inneschino processi che portano al decadimento. Le attenzioni costanti e i piccoli gesti ripetuti nel tempo scongiurano interventi di restauro invasivi che – non sempre – si rivelano risolutivi.
A titolo di esempio, si pensi che i depositi di polvere non rimossi possono trasformarsi in pericoloso terreno di proliferazione di muffe e batteri; altresì gli ioni metallici in essi contenuti possono innescare dannose reazioni chimiche nei materiali costitutivi. 

Quando si rilevano problematiche che richiedono un intervento di restauro vero e proprio, è bene affidarsi a un professionista con comprovata esperienza in questo specifico settore; infatti, oltre all’abilità operativa e alle conoscenze tecnico-scientifiche, il restauro del contemporaneo necessita uno sforzo di comprensione, di interpretazione dell’opera e una approfondita conoscenza della produzione dell’artista. 

Ma il restauro dell’arte contemporanea sarà oggetto del prossimo articolo!




Isabella Villafranca Soissons
Direttore scientifico del Dipartimento di conservazione e restauro di Open Care – Servizi per l’Arte




In copertina: Andy Warhol, Shot Sage Blue Marilyn, 1964. Courtesy: Christie’s. 

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