Il superciclo delle materie prime è qui? Lo dirà il senno di poi

La crescita nei prezzi delle materie prime fa ipotizzare agli investitori l’ingresso in un nuovo superciclo. I manager di NN Investment Partners ne analizzano il rapporto con l’inflazione

Da gennaio a novembre 2021, l’indice Bloomberg commodity è aumentato di circa il 33,8%. Gli investitori si chiedono se il mercato delle materie prime stia entrando in un nuovo super ciclo. “Solo il senno di poi potrà confermarcelo”, commenta Stan Verhoeven, senior portfolio manager nel team Liquid Alternatives di NN Investment Partners. “In futuro ci aspettiamo rendimenti interessanti per le commodities. Non sarei sorpreso se, a posteriori, questo periodo dovesse essere definito come un nuovo superciclo delle materie prime”.

Cosa spinge a ipotizzare un nuovo superciclo

Nella prima metà del 2020, le restrizioni imposte a causa del diffondersi della pandemia avevano causato un crollo della domanda di materie prime, tra cui il petrolio, che ad aprile era prezzato sotto lo zero. A partire dal terzo trimestre dello stesso anno, le materie prime hanno ricominciato a crescere, fino a far ipotizzare agli investitori l’ingresso in un nuovo superciclo, un evento che si verifica quando l’offerta di un prodotto non riesce a soddisfare una crescita protratta della domanda, con conseguente aumento dei prezzi. Ci sono diversi fattori che attualmente, secondo Verhoeven, stanno trainando questa crescita. Innanzitutto, l’aumento della domanda di metalli industriali. Inoltre, gli investimenti nella produzione di materie prime sono stati ridotti, ostacolandone l’offerta futura. Un ruolo importante è giocato anche dai tassi di vaccinazione, che nel 2021 sono aumentati sostanzialmente, permettendo la riapertura dei mercati, con conseguente incremento della produzione industriale e un maggiore utilizzo di energia. “Quest’ultimo fattore” spiega l’esperto, “è anche a causa di bassi livelli di scorte, dato che l’inizio del 2021 è stato caratterizzato da temperature rigide”. Riassumendo, il settore sta recuperando il ritardo.

L’inflazione guida le materie prime o viceversa?

L’aumento dei prezzi delle materie prime potrebbe anche in parte spiegare l’incremento nel costo del denaro, negli Stati Uniti arrivato al 6,2% a ottobre 2021, dato più alto dal novembre 1990. “Le commodities sono in sostanza al centro di tutto”, spiega Verhoeven. “Dall’energia al cibo, la maggioranza dei beni all’interno del paniere del Consumer price index (Cpi) dipende dalle materie prime. Sono quindi le commodities a sostenere l’aumento dell’inflazione e non viceversa” continuano da NN IP “una dinamica che possiamo riassumere con l’espressione ‘the only way is up”, può solo andare meglio di così”. A contribuire all’aumento dei prezzi delle materie prime sarà la transizione green, che ne sosterrà la maggiore domanda per decenni anche nell’ottica dei progetti legati alle infrastrutture in questo settore. Inoltre, se la situazione pandemica dovesse peggiorare e gli stati fossero nuovamente costretti a ritornare in lockdown, l’aumento della domanda di materie prime conseguente agli allentamenti delle restrizioni potrebbe farne salire i prezzi.

Il ruolo delle materie prime in portafoglio

In questo contesto, “includere le commodities nel portafoglio potrebbe essere una mossa intelligente in quanto generalmente esse riescono a realizzare buoni risultati quando l’inflazione è in crescita: il 2021 ne è testimone”, prosegue Verhoeven. Come fare? “Investirei in un paniere più diffuso di materie prime e non solo metalli” commenta Verhoeven “così da proteggersi anche dai rischi di coda, come quelli legati alle catastrofi causate dal cambiamento climatico. I portafogli dovrebbero inoltre includere anche settori che possono beneficiare dei macrotrend, come agricoltura ed energia”.

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