Perché la tanto anticipata reflation trade non è avvenuta?

All’inizio del 2021 analisti e mercati anticipavano un periodo di reflation trade, grazie alla spinta nelle inoculazioni e alla ripresa economica. Perché ciò non è avvenuto? Quali i possibili scenari futuri?

Le aspettative degli analisti e dei mercati non sono state soddisfatte: la reflation trade (ovvero l’eventualità che a una recessione o a una crisi economica si sussegua una ripresa caratterizzata dalla sovraperformance di titoli ciclici, spinta da un periodo di reflazione, ndr) tanto anticipata a inizio 2021 non è avvenuta. “Durante i primi mesi dell’anno, lo scenario globale sembrava chiaro. La reflation trade poteva contare sul consenso degli investitori, noi inclusi”, spiegano gli esperti di NN Investment Partners. “Una allocazione verso la ripresa ciclica era pienamente giustificata, date le condizioni del tempo. I governi avevano lanciato vasti e ambiziosi piani di spesa fiscale, le vaccinazioni acceleravano e le economie dell’emisfero occidentale si stavano stabilizzando. In aggiunta, le banche centrali non avevano fretta nel modificare la propria politica monetaria e le società cominciavano a generare solidi flussi di cassa”. Poi, però, qualcosa è cambiato.

La reflation trade lascia spazio a uno strano trio

Lo dimostrano le performance dei mercati ad agosto, quando si è registrata “una forte performance da parte degli asset più rischiosi, commodity a parte. L’azionario ha proseguito il suo rally per il settimo mese consecutivo registrando un +3% nell’area euro, mentre l’immobiliare ha guadagnato quasi il 2%. Gli spread dell’high yield globale si sono ridotti mentre i rendimenti dei titoli di stato sono aumentati in Germania e negli Stati Uniti”, commentano da NN IP. Una performance ai massimi livelli che “a prima vista sembra corrispondere con una rotazione settoriale, ma così non è stato: basti vedere le commodity più cicliche come i metalli industriali, in calo dello 0,7%, o il Brent, in perdita del 4,5%. Anche all’interno del comparto azionario, i titoli ciclici non hanno sovraperformato i settori difensivi, né i titoli value hanno superato quelli growth”. Al comparto tecnologico, dei servizi di comunicazione e finanziario spetta il podio per i migliori risultati di agosto: “un trio strano, date le risposte contrarie di questi settori alle fluttuazioni dei rendimenti obbligazionari”, aggiungono gli esperti.

La mancata rotazione e le prospettive per il futuro

Tra le dinamiche che hanno contribuito alla mancata rotazione? L’inflazione crescente, le battaglie ancora in corso tra falchi e colombe all’interno delle banche centrali, la crescita degli utili nel secondo trimestre, la stretta regolamentare della Cina volta a limitare il potere delle società tecnologiche, la diffusione della variante delta e la frenata sulle vaccinazioni. Cosa aspettarsi per il resto dell’anno e per il 2022? Secondo gli esperti di NN IP, “a prima vista, le prospettive per le economie sviluppate sembrano promettenti. Infatti, i fondamentali indicano uno scenario di base in cui la crescita rimarrà robusta il prossimo anno, i bilanci dei consumatori sono sani grazie al grande risparmio in eccesso, mentre le imprese stanno godendo di un forte rimbalzo della redditività”.

Inflazione, stagnazione secolare e tapering

Tuttavia, non bisogna sottovalutare due rischi opposti in cui l’economia potrebbe incorrere: il rischio di coda di inflazione, che, a dire degli esperti, “potrebbe materializzarsi se i vincoli dell’offerta si dimostrano persistenti e le aspettative di inflazione scoppiano al rialzo” oppure “il rischio di coda di uno scivolamento più profondo in una stagnazione secolare, uno scenario che potrebbe essere innescato, ad esempio, da un persistente declino degli spiriti imprenditoriali o da un prematuro inasprimento della politica”. Non va inoltre dimenticato il possibile cambiamento di politica monetaria: l’avvicinarsi del tapering da parte della Federal Reserve (Fed) e della Banca centrale europea (Bce) spaventa analisti e investitori. Gli esperti di NN IP ritengono che un accelerato cambio di rotta nelle politiche monetarie potrebbe destabilizzare l’economia. “La politica monetaria non dovrebbe essere accomodante solo nel presente, ma i policymaker dovrebbero anche impegnarsi a mantenerla tale fino a quando l’economia non si troverà su un percorso più solido. Un tale impegno è vitale per fornire al settore privato la fiducia nell’aumentare la spesa”, affermano dalla società. “Secondo la nostra view”, concludono gli esperti, “l’annuncio del taper negli Stati Uniti arriverà a novembre, mentre il rischio di taper tantrum appare limitato nel prossimo futuro perché la Fed rimane fermamente impegnata nella propria guida al tasso accomodante”.

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